Curare gravi ferite cutanee, quelle cronicizzate che non si cicatrizzano
mai per i danni del diabete, per vasculopatie o esiti di ustioni e incidenti,
con pelle nuova ma prodotta dallo stesso paziente, oggi si puo'.
Grazie a uno studio a tre condotto in Italia -fra cui figura la Sezione di
Riparazione tessutale cutanea dell'Aoup (Unita' operativa di Dermatologia)
diretta da Marco Romanelli- e' possibile utilizzare le cellule
epidermiche del bulbo capillare che producono cheratina e "sposarle" con lembi
di pelle dell'ammalato appositamente ingranditi in laboratorio. In sostanza si
ottiene "in vitro" un tipo di pelle che possiede sia derma che epidermide e
che e' in grado di riparare le lacerazioni cutanee piu' difficili da curare.
Una scoperta che diventera' realta' nel Bioscience Institute, fabbrica di
cellule staminali che si trova a San Marino. Tutto e' nato nei laboratori di
ricerca di tre universita': Pisa, Genova e Bari.
I fondi sono europei ma una grossa mano affinche' la scoperta diventi prodotto
e' arrivata dall'imprenditore che sta dietro il Bioscience Institute, che ha
compreso l'entita' dei risultati ottenuti e ha deciso di investirci risorse.
"Purtroppo i pazienti che soffrono di ferite croniche sono in costante
aumento", spiega Marco Romanelli. "Non solo anziani con problemi vascolari e
di diabete ma anche persone che hanno subito gravi incidenti o ustioni.
Presentano ferite alle gambe profonde come crateri, che sembrano richiudersi
ma poi si riaprono e si infettano facilmente". La scoperta messa a punto dalle
equipe dei tre atenei ora e' in grado di risolvere questa piaga. Praticamente
vengono strappati dal cuoio capelluto 100 capelli (la media di quelli che
cadono naturalmente ogni giorno) e si portano in laboratorio. Qui vengono
messi in isolamento e in coltura nell'incubatore, a 37 gradi. Dopo 15-20
giorni, dalla parte esterna dei follicoli capilliferi escono i cheratinociti,
cellule epidermiche che rilasciano cheratina, una proteina fibrosa che regala
alla pelle le proprieta' protettive. Intanto nel laboratorio di anatomia e
istologia di Bari si lavora per espandere lembi della stessa pelle: da
millimetri di derma prelevato e messo in coltura si ottengono milioni di fibroblasti (cellule del tessuto connettivo), il che equivale a ingrandire il
materiale di 2500 volte. Una volta che il prodotto finale diventa un tutt'uno,
viene preso in mano dal dermatologo e appoggiato come una "toppa" sulle ferite
croniche del paziente. Il risultato e' straordinario perche' l'ammalato puo'
cosi' curarsi parti del proprio corpo con pelle da lui stesso generata. Si
calcola che il prodotto finito sia disponibile sul mercato fra un paio di
anni.
Archivio Cellule Staminali
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