La trombosi cerebrale o ictus e' la prima causa d'invalidita' permanente e
la terza causa di morte nei Paesi industrializzati. Malgrado i recenti
progressi nella sua gestione, come la diagnosi precoce, la possibilita'
d'attivare la fibrinolisi, le unita' specializzate per il suo trattamento
e la riabilitazione, l'ictus continua a essere un problema medico molto
serio. Quando la diagnosi e' tardiva (dopo sei ore), non e' piu' possibile
attivare la fibrinolisi sul coagulo, una circostanza che capita molto
spesso. In questi casi, l'unica cosa da fare e' mettere in campo misure di
supporto affinche' il malato recuperi il piu' possibile senza dover subire
grosse complicazioni. Il panorama e' cosi' fosco che risulta
impressionante il risultato di uno studio realizzato da alcuni ricercatori
coordinati dalla dottoresssa Maria Grazia De Simoni dell'Istituto
Mario Negri di Milano, in collaborazione con l'Istituto Neurologico di
Carlo Besta di Milano e l'Universita' di Losanna (Svizzera), pubblicato
sulla rivista
.
Questa la sperimentazione: nel cervello di alcuni ratti sottoposti a danno
cerebrale ischemico focale sono state immesse cellule denominate
neurosfere, che contengono cellule staminali neurali con vari progenitori
e alcune cellule piu' differenziate. Si trattava di vedere se queste
cellule riducevano il danno prodotto nel cervello dalla mancanza di
sangue, e quindi dell'ossigeno, e permettessero di recuperare le funzioni
cerebrali. In ambiente adatto, queste cellule sono capaci di produrre
neuroni, astrociti ed oligoendrociti che possono sostituire le cellule
danneggiate dalla mancata irrorazione durante l'ictus. "Un ictus causa la
morte di molte delle cellule nervose, che in teoria potrebbero essere
sostituite dalle cellule staminali. Solo pochi studi hanno dimostrato che
queste cellule possono diventare effettive, pero' ci sono molti dubbi
riguardo al loro uso e sul modo con cui possono assumere un'azione
protettiva", commenta la dottoressa De Simoni. Come spiega la
ricercatrice, "la nostra indagine dimostra un possibile meccanismo. Le
cellule staminali, una volta introdotte nell'area del cervello dove si e'
prodotto l'ictus, inducono lo sviluppo di un effetto protettivo in quella
zona. In questo modo non e' necessario, come suggerivano altri studi, che
le cellule staminali si trasformino in neuroni per proteggere il cervello
dalla lesione ischemica e restaurare le funzioni cerebrali. La loro mera
presenza nel tessuto cerebrale e' sufficiente ad indurre un effetto
protettivo". Sono stati messi a confronto vari tipi di cellule con questa
reazione, tra le quali s'incontra la microglia, della quale si e' sempre
pensato che avesse un ruolo tossico ed infiammatorio. "Tuttavia, crediamo
che la microglia possa avere anche una funzione protettiva", commenta la
De Simoni. D'altra parte, l'interazione tra le neurosfere e la zona del
cervello danneggiata per la mancanza d'irrorazione e' cruciale affinche'
queste cellule sviluppino azioni protettive, in modo che se si
somministrano a un individuo colpito da un ictus, potrebbero contribuire a
far si' che il danno cerebrale sia minimo e le conseguenze ridotte.
Archivio Cellule Staminali
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