E' dal trapianto di cellule staminali da donatore sano che arriva una
nuova speranza di guarigione per le persone colpite dal mieloma multiplo,
tumore che riguarda il sangue: lo rivela uno studio condotto per sei anni
dalla Clinica Ematologica dell'Universita' di Udine, insieme alle divisioni
degli ospedali di Cuneo, Alessandria e il centro di Oncoematologia dell'Ircc
di Candiolo (Torino).
La ricerca -ha reso noto l'ateneo friulano- e' stata coordinata da
Benedetto Bruno, responsabile del Centro trapianti di midollo dell'universita'
di Torino e i risultati sono stati pubblicati sull'ultimo numero della rivista
internazionale New England Journal of Medicine. Lo studio ha coinvolto
245 pazienti e, in sei anni (dal 1998 al 2004), ha messo a confronto il
trattamento tradizionale del trapianto autologo (in cui il donatore e' lo
stesso paziente) con il nuovo metodo del trapianto allogenico (di staminali da
donatore esterno).
Il mieloma multiplo e' una neoplasia ematologica caratterizzata dalla
proliferazione di plasmacellule tumorali nel midollo osseo, che producono
anticorpi anomali nel sangue e nelle urine e attivano il riassorbimento
dell'osso.
Il trattamento sperimentale dell'equipe friulano-piemontese ha portato i
pazienti con una nuova diagnosi, di eta' uguale o inferiore a 65 anni, ad una
sopravvivenza piu' lunga rispetto a quelli trattati con la procedura oggi
considerata convenzionale.
'Esso -ha spiegato il direttore della Clinica ematologica di Udine, Renato
Fanin- basandosi su basse dosi di radioterapia che non sono tossiche per
l'organismo, permette l'attecchimento delle cellule staminali del donatore, a
cui viene affidato il compito di eliminare le plasmacellule tumorali residue e
di prevenire la ricaduta del mieloma'. Le cellule staminali sane prelevate dal
donatore, una volta trapiantate, individuano e aggrediscono cosi' quelle
colpite da tumore del ricevente e le sterminano. 'Il minitrapianto provoca
tossicita' e complicazioni cliniche che non sono superiori alla terapia
convenzionale con doppio autotrapianto. Invece, consente di ridurre le
ricadute e, quindi, prolungare la sopravvivenza dei pazienti, alcuni dei quali
potrebbero anche dimostrarsi, nei prossimi anni, definitivamente guariti'.
Archivio Cellule Staminali
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