Cellule staminali fatte crescere e proliferare su un nuovo supporto
tridimensionale (in inglese "scaffold") fatto di piccoli frammenti
proteici sono state in grado di differenziare in cellule nervose. Lo
"scaffold" possiede piu' di ogni altro sistema di coltura cellulare
caratteristiche fisico-biologiche simili a quelle di tessuti
presenti in organismi viventi.
Questa invenzione, che potra' un giorno rimpiazzare l'ubiquitaria
"piastra Petri" per coltivare cellule in un ambiente realmente
tridimensionale e' stata resa pubblica oggi nel Public Lybrary of
Science One (PLoS ONE).
E' stato un giovane ricercatore di Milano, Fabrizio Gelain,
del laboratorio del prof. Angelo Vescovi (Dipartimento di
Biotecnologie e Bioscienze, Universita' Milano-Bicocca, e presidente
del Comitato Scientifico dell'Associazione Neurothon Onlus) in
collaborazione con Shuguang Zhang, direttore associato del
Centro di Ingegneria Biomedica del MIT, che ha progettato tale "scaffold"
composto da una rete di nanofibre proteiche 5000 volte piu' sottili
di un capello umano, e contenenti pori fino a 20000 volte piu'
piccoli della cruna di un ago. I ricercatori hanno fatto crescere
colonie vitali di cellule staminali neurali su "scaffold"
tridimensionali senza i possibili "artefatti" dati dal tradizionale
sistema di coltura a due dimensioni. Zhang infatti afferma che
probabilmente nei prossimi 20 anni tutti le colture cellulari
saranno in tali supporti tridimensionali e molte scoperte ottenute
coi precedenti sistemi in 2D dovranno essere riviste. La nuova
struttura sintetica, costituita da piccoli frammenti di amminoacidi
chiamati "peptidi auto-assemblanti" che si organizzano in strutture
funzionali, e' in grado di creare un microambiente favorevole per
colture cellulari e tissutali usate nell'ingegneria dei tessuti
biologici, quali trapianti di pelle e neuroni in grado di
rimpiazzare cellule nervose danneggiate a seguito di lesioni. Lo "scaffold"
stesso, infatti, completamente bioriassorbibile, puo' essere
trapiantato nell'organismo senza effetti collaterali.
Un altro ricercatore del MIT ha usato una precedente versione dei
tali peptidi disciolti in acqua: questi, una volta auto-assemblati,
sono stati in grado di fermare un'emorragia entro pochi secondi e
ripristinare la funzione di nervi ottici danneggiati. I frammenti
proteici formano infatti una minuscola barriera protettiva, una
volta avvenuta la lesione, e lo "scaffold" atossico viene
successivamente rotto in piccole molecole che le cellule possono
usare come "mattoni" per la ricostruzione dei tessuti.
"Questi biomateriali da noi progettati hanno fornito in laboratorio
"in vitro" risultati decisamente piu' incoraggianti delle precedenti
versioni gia' testate" sostiene Gelain "ed e' per questo che nel
laboratorio del prof. Angelo Vescovi si stanno testando questi
stessi per riparare lesioni al midollo spinale ed ai nervi
periferici". La differenza rispetto ai peptidi precedentemente
utilizzati e' data dall'aggiunta di particolari amminoacidi,
chiamati "active motifs", grazie ai quali lo scaffold puo' essere
progettato e sintetizzato in modo tale da spingere la cellula a
comportarsi nel modo desiderato, come differenziare in tessuti
specifici dell'organismo oppure migrare verso il midollo osseo e in
altri distretti di appartenenza delle cellule staminali. Pertanto
tali materiali possono esser progettati per "riparare" anche altri
tessuti. La cosa che inoltre rende questi "scaffolds"
particolarmente interessanti e' che questi supporti sono
completamente sintetici, praticamente puri e pertanto, se utilizzati
in futuro per terapie rigenerative, non arrecherebbero alcun rischio
di infezione o rigetto, eventualita' invece particolarmente critica
in caso di altre matrici ottenute da donatori umani o animali.
Archivio cellulestaminali
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