Un gruppo di ricercatori dell'Universita' di Roma Tor Vergata, grazie ad
un nuovo metodo di terapia genica che non utilizza virus ma solo particelle
'terapeutiche' di Dna, e' riuscito per la prima volta a correggere in provetta
il difetto di cellule umane portatrici di atrofia muscolare spinale (Sma).
Lo studio che appare sul numero di luglio della rivista Human Gene Therapy
per la sua innovativita' potrebbe aprire la strada ad una terapia genica della
malattia in utero cioe' nel grembo materno.
Lo studio, coordinato da genetista Giuseppe Novelli (primo ricercatore
Federica Sangiuolo) e' stato condotto grazie al finanziamento di due
associazioni dei malati e ha utilizzato alcune cellule fetali chiamate
trofoblasto affette da Sma prelevate alla dodicesima settimana di gravidanza.
"Le cellule sono state trattate con un frammento di Dna terapeutico iniettato
nel nucleo di ciascuna cellula malata che e' riuscito a correggere il difetto
genetico. Il risultato dell'esperimento e' che c'e' stato un aumento di
produzione della proteina determinante per lo sviluppo della malattia, e
questo incremento si e' mantenuto stabile nel tempo".
La malattia (affligge un neonato su 10.000), ha spiegato il genetista, provoca
la degenerazione dei motoneuroni e si sviluppa durante la vita embrionale, per
cui alla nascita i bambini non muovono gli arti; per ora non esiste una cura.
"La particolarita' del metodo di terapia genica -ha sottolineato Novelli- e'
che non si usano virus come navette per correggere il patrimonio genetico
delle cellule malate ma solo particolari frammenti di Dna che una volta
inoculati direttamente nel nucleo tramite microiniezioni sono in grado di far
produrre le molecole giuste e non piu' quelle difettose che determinano la
malattia.
Il metodo della microiniezione nucleare del Dna terapeutico e' stato messo a
punto dall'americano Dieter Gruenert dell'universita' di San Francisco
ed e' la prima volta che con questa tecnica si e' ottenuta una prova
funzionale: il gene riparato ha ripreso a funzionare e produrre la proteina
mancante. Inoltre le cellule umane sulle quali e' stato condotto l'esperimento
(i trofoblasti) hanno mostrato caratteristiche di staminalita' e questo apre
nuove speranze; si tratta di cellule che si possono ottenere dai feti fin
dalla decima settimana di gravidanza. "Si apre cosi' -conclude Novelli- la
possibilita' di fare terapia genica in utero, utilizzando cellule fetali
prelevate direttamente dal feto malato, correggendole e reinserendole, senza
problemi di rigetto".
Archivio cellulestaminali
|