Da un po' di tempo alcune banche stanno
proponendo ai loro clienti operazioni di copertura sui tassi di
interesse. Che i tassi possano lievemente aumentare nei prossimi anni è
scontato, ma - a mio avviso - non nella misura ventilata dalle banche.
Ad esempio, Banca Intesa propone coperture sopra un Euribor (a 6 mesi)
del 3,5% nei prossimi 4 anni. Oggi l'Euribor a 6 mesi è sotto l'1%.
Salirà sopra il 3,5% entro il 2014, scenario per cui la banca offre un
servizio a pagamento di copertura del rischio? Io credo di no.
La BCE ha ripetutamente richiamato l'esigenza di
mettere sotto controllo i conti pubblici statali dei Paesi della UE.
Questo significherà per questi Paesi tornare ad avere avanzi primari nel
bilancio dello Stato appena possibile, visto che il rapporto debito/pil
di tutti i Paesi europei (anche di Francia e Germania) ha fatto un
grosso balzo e deve essere riportato sotto controllo.
Un forte aumento dei tassi avrebbe la duplice conseguenza di:
- vanificare gli avanzi primari di bilancio a causa del maggiore
onere del servizio del debito;
- restringere il credito proprio quando l'avanzo primario (tasse >
spese prima degli interessi sul debito) implica una politica fiscale
restrittiva.
E che farebbero, dunque, i Governi? Una politica
fiscale restrittiva contestuale ad una stretta creditizia con la
disoccupazione che c'è? Mi pare pazzesco, insensato. Se gli Stati
europei vogliono tornare a produrre avanzi di bilancio per evitare che
situazioni come quella greca si ripetano per Portogallo, Italia,
Irlanda, ecc., la politica monetaria europea potrà essere solo orientata
alla espansione monetaria ed ai bassi tassi di interesse.
Si consideri che prima della crisi l'Euribor viaggiava mediamente tra il
2,5 ed il 3,5%, raggiunse un picco del 5% solo per pochi mesi in
occasione del crack Lehman perchè le banche non si prestavano più i
soldi tra loro.
Pertanto queste operazioni sui tassi che le banche propongono
sono forme di assicurazione contro eventi altamente improbabili.
Normalmente da respingere.
24/02/2010 Mutui, le banche italiane applicano il tasso BCE?
Da un'indagine condotta da Altroconsumo sulle principali banche
italiane è emerso che quasi nessuna rispetta la legge del 1° gennaio 2009
che permette di offrire mutui variabili indicizzati al tasso BCE, più
conveniente per il consumatore.
Le banche italiane continuano a far discutere
le Associazioni dei consumatori. Oggi da Altroconsumo arriva un nuovo
allarme: quasi nessun istituto italiano rispetta la legge, in vigore dal 1°
gennaio 2009, che dà la possibilità di offrire ai clienti mutui variabili
indicizzati al tasso della Banca Centrale Europea, che attualmente è all'1%.
Il tasso BCE è più vantaggioso per il consumatore perché è meno soggetto
agli scossoni del mercato e ai rincari dei periodo di crisi. Non a caso la
BCE sta mantenendo i tassi invariati da quasi un anno, dopo averli tagliati
al minimo storico dal 1999. Ma le banche italiane, a quanto pare, sono
restie ad offrire al cliente questa possibilità.
Altroconsumo ha analizzato i foglietti informativi dei mutui di
una ventina di banche ed ha scoperto che quasi tutte continuano a proporre
mutui a tassi variabili legati all'Euribor, un tasso interbancario calcolato
sulle offerte delle maggiori banche europee, che è più soggetto alle
variazioni del mercato.
Addirittura CheBanca! e UGF Banca non offrono affatto,
per i mutui dell'abitazione principale, contratti indicizzati al tasso BCE.
La maggior parte delle banche, invece, offrono mutui indicizzati al tasso
BCE, ma ci applicano uno spread maggiore rispetto a quello applicato sul
tasso Euribor, rendendo l'offerta meno conveniente. La differenza tra i due
spread arriva ad essere anche dello 0,6%.
Purtroppo sono poche le banche che fanno eccezione, ma
ci sono. Ad esempio Banca Etruria afferma che determinerà uno spread sul
tasso BCE, in modo che il tasso finito sia uguale a quello calcolato con l'Euribor,
mentre la Banca Popolare di Venezia già applica sul tasso BCE uno spread più
basso di quello applicato all'Euribor. A fronte dei dati emersi
dall'indagine, Altroconsumo ha chiesto alla Banca d'Italia d'Italia di multare questi comportamenti scorretti, come previsto dalla legge 2/2009.
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