
Vola il titolo della Fiat in Borsa, con una quotazione che le vale tutto
quel titolo di Lingotto che è sempre stato un vanto per gli Italiani,
mentre viene annunciato il "sostegno" che la Goldman Sachs presterà per
superare l'empasse finanziario "del momento". Le difficoltà
dell'industria torinese vengono ora imputate al blocco della produzione
degli stabilimenti di Melfi e Mirafiori a loro volta dovuti al fermo
della fornitura di componenti. Pare che gli scioperi della Cf Gomme,
industria bresciana produttrice di pneumatici, e dunque l'interruzione
della produzione delle gomme per i veicoli Fiat abbia quasi fermato
un'industria automobilistica multinazionale, che da sola può influire su
alcune frazioni di punto percentuale del Pil. Sebbene la cosa in sé sia
assurda, la giustificazione addotta dai dirigenti pare che abbia
convinto i sindacalisti che sono riusciti a spuntare un accordo di
diminuzione dei turni lavorativi, forse per evitare una minaccia di
licenziamento di massa.
Lascia senz'altro attoniti il fatto che in questi ultimi mesi il titolo
viene quotato sempre con ottimi rendimenti, nonostante l'esistenza di
grandi difficoltà sia dal punto di vista finanziario che produttivo. La
situazione, da quel che può vedersi in quest'ultimo semestre è comunque
problematica, e non farebbe dormire alcun analista finanziario che
possegga anche solo una manciata delle azioni della Fiat. Dopo il cambio
di dirigenza e la nomina di Marchionne, anche l'azionariato ha subito un
inaspettato stravolgimento: la Monte dei Paschi di Siena il 16 gennaio
ha ceduto sul mercato in blocco a J.P. Morgan Securities Ltd e a Goldman
Sachs International l’intera partecipazione in FIAT, trasformata in
azioni alla scadenza del prestito obbligazionario.
Dopo
di lei anche San Paolo IMI ha liquidato , senza che questa manovra
finanziaria abbia minimamente sollevato i dubbi delle autorità di
vigilanza, della Consob, del governo o degli stessi organi sindacali,
anzi il titolo era lautamente remunerato, per cui le Banche hanno
realizzato anche importanti plusvalenze. Ora che le due grandi banche
d'affari detengono il pieno controllo della situazione le quotazioni si
sono stabilizzate intorno a valori medio alti, e le previsioni sono
ancor più incoraggianti dopo che la Goldman Sachs ha posto le azioni sul
mercato con un "buy", ossia segnalando al mercato che l'impresa vale
molto di più rispetto alla quotazione ufficialmente trasmessa. La
risposta delle Banche ai problemi negli stabilimenti, potrebbe anche
sembrare, e come dopotutto è stata descritta dai media, una vera e
propria scialuppa di salvataggio che ha evitato la chiusura delle
fabbriche di Termini Imerese e di Melfi, tant'è che rischiano di
divenire i padroni salvatori del piccolo gioiello d'Italia.
Tra l'altro la proiezione che viene data dalle Banche e dalle agenzie di
rating, non sembra ben corrispondere alla reale situazione aziendale,
considerando che la produzione cala al più piccolo problema che avviene
nella filiera produttiva, solo pochi mesi fa rischiava la liquidazione,
e le imprese estere da tempo avanzano proposte di collaborazione che
fanno insinuare gruppi esterei nelle produzioni giù da tempo
delocalizzate. Evidentemente il titolo Fiat è sostenuto proprio dalle
stesse banche, che sono al tempo stesso proprietari, finanziatori, e
consulenti, con un conflitto di interesse perenne dovuto proprio al
fatto che una banca acquisti delle partecipazione in imprese e
industrie: la tratta come un investimento finanziario, manipola le
informazioni per un proprio tornaconto e se ne disfa prima che cominci a
perdere valore.
Tra
l'altro mentre le Banche aumentano la quotazione di Fiat, il titolo
della Juventus crolla per via degli scandali calcistici, ma non bisogna
tralasciare il fatto che milioni di euro provenienti da operazioni di
calciomercato, o anche dai fondi neri delle imprese e poi ritrasferite
nelle società di calcio, sono spariti dai bilanci. I fondi neri delle
squadre di calcio scompaiono ancora una volta nei circuiti bancari
utilizzando come prestanome i calciatori: gli ingaggi calcistici
miliardari probabilmente non esistono, perché essi vengono subito
rinvestiti dai calciatori stessi in Fondi e Banche, così come le leggi
spalma-debito delle società di calcio servono solo a coprire altre
truffe.
Occorre che di questo stato di cose tutte le persone siano informate e
che dunque sappiano che stiamo solo giocando ad un risiko, tenuto in
piedi dalle Banche che finchè vorranno terranno il gioco, ed in caso
contrario cederanno il pacchetto azionario causando anche un rating
negativo con conseguenze ben più ampie dell'uscita di un semplice
azionista.
È questo quello a cui siamo arrivati dopo anni di cassa integrazione e
di scioperi, dopo anni di finanziamenti di Stato e di decreti salva-Fiat,
dopo che milioni di italiani si sono sacrificati per non vedere mai
cadere il loro "lingotto", dopo che uomini importanti hanno cercato
invano di lasciare all'Italia una forza produttiva? Ora siamo nella
situazione in cui delle Banche decidono il bello e il cattivo tempo, del
destino dei piccoli centri che ancora oggi vivono solo in dipendenza
della Fiat, come prima era Ivrea per la Olivetti. E così si appropriano
di un'impresa, come un verme si nutrono di essa, per poi distruggerla se
concorrenti di una loro Ditta, o per scalarla senza incorrere in
eccessivi costi. Ovunque sono state hanno lasciato dietro di sé
fallimenti, e i nostri governi, le associazioni di consumatori, e nella
stessa Authority, continuano a prostituirsi spacciando per vera la
favola della liberalizzazione e della riduzione dei costi per i
consumatori. Tuttavia a nessuno è mai venuto in mente il fatto che la
riduzione dei costi passa prima, per esempio, per l'implementazione di
processi lavorativi ad alto risparmio di energia, o mediante ulteriori
investimenti. Ma è anche normale che le Banche, così come gli Agnelli,
degni eredi dei Baroni Ladroni, non sono interessati a questo tipo di
decisioni, né quanto meno al destino di migliaia di operai che rischiano
la disoccupazione.
Mentre le Banche ci comprano ogni cosa, anche l'aria che respiriamo, il
Ministro di Pietro ha dichiarato, con la freddezza di uno statista,
nonostante questa carica non gli si addice, che sta studiando il caso di
Trenitalia ed è giunto alla conclusione che la soppressione della
Holding capogruppo della Fs, e dunque lo spezzettamento della società in
tanti comparti, porterà a maggior efficienza sul mercato e una riduzione
dei costi per i consumatori. Insomma quest'uomo va fermato, perché di
questo passo porterà tutti alla rovina, perché non ha più pallida idea
di cosa stia dicendo. Vorremmo allora sapere dal Ministro delle
Infrastrutture, come mai sia riuscito a giungere in così poco tempo alti
vertici di poteri? Forse perché si è fatto portavoce di interessi che
non sono propriamente dei cittadini, ma di coloro che premono in prima
fila per avere le liberalizzazioni.
La Fiat è ora uno strumento in mano alle lobby per controllare le
persone, è un'arma con la quale stanno uccidendo anche il popolo
italiano, migliaia di operai che ormai valgono per loro ancora meno
delle macchine che producono.Il loro obiettivo è ora quello di portare
in auge la Fiat per poter spuntare il più alto prezzo da una sua
probabile vendita, ed infatti gli analisti raccomandano caldamente di
non farsi sfuggire il titolo. Stiamo assistendo ad una vera e propria
truffa legalizzata, un'azione speculativa che porterà la fiat non a
fallire, ma a scomparire dal territorio italiano. Diventerà una holding,
una multinazionale delle Banche che produrrà auto in paesi in via di
sviluppo conservando solo il marchio, sempre che non accada a lei ciò
che è già accaduto alla Daewoo, ora Chevrolet. Questo è un processo che
ha avuto inizio già da molto tempo, ed è stato solamente ritardato
grazie agli aiuti di Stato, ossia i finanziamenti del welfare per la
cassa integrazione e i decreti salva-Fiat, che ben presto verranno
censurati dalla Comunità Europea come ostacolo alla libera concorrenza.
Lo stesso è stato per le imprese dell'IRI: prima sono state vendute, poi
spezzettate e alla fine smaterializzate. Esistono ancora ma sono parte
di grandi multinazionali che sono ovunque e in nessun luogo, il loro
nome è stato col tempo sostituito con i grandi marchi come Nestlé e
Monsanto, e la loro italianità è stata cancellata. Questo è un Etnocidio,
così si uccide un popolo: privandolo della forza produttiva gli si
lascia solo il potere di acquisto, da cittadino si diventa consumatore,
da operaio si diventa utente, difeso così non dai sindacati ma dalle
associazioni di consumatori. Ma dove sono i nostri tutori, i
sindacalisti che dicevano di essere comunisti o socialisti e si sono
venduti, non agli imprenditori, ma alle Banche? Ora sono politici,
sindaci e uomini di Stato, fanno le riforme e indicono scioperi e
manifestazioni su comando, radunano persone in nome di un ideale ma non
gli si dice contro chi in realtà si protesta. La situazione è davvero
preoccupante, perchè ormai tutti noi siamo catturati da trappole
mediatiche e non ci rendiamo neanche conto che ci stanno ammazzando
tutti
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