Le nuove commissioni bancarie che hanno sostituito
la Commissione di Massimo Scoperto si stanno rilevando più costose per i
consumatori. E' quanto ha sostenuto nei giorni scorsi l'Antitrust in una
segnalazione inviata al Governo, al Parlamento e alla Banca d'Italia, al
termine di un monitoraggio effettuato sulle condizioni alla clientela
applicate da sette Istituti bancari, valide anche per le banche dei
rispettivi gruppi. Dall'analisi che ha coinvolto tutti i maggiori operatori
del settore, emerge che per gli scoperti transitori di conto corrente si è
verificato un innalzamento dei costi per i correntisti.
In particolare per lo scoperto è emerso che,
considerando importi e durate del 'rosso' rappresentativi di un
comportamento medio dei correntisti privi di fido, le nuove condizioni
economiche si presentano in cinque casi peggiorative, in una misura che
varia da circa il doppio sino a quindici volte. In un sesto caso le
condizioni sono risultate equivalenti a quelle vigenti con il precedente
regime normativo, mentre solo in un caso sono più vantaggiose.
Per i clienti che possono contare invece sul fido la situazione
ha subito un sostanziale peggioramento rispetto alla semplice
applicazione della Commissione di Massimo Scoperto fino all'entrata in
vigore della legge 3 agosto 2009, n. 102, in base alla quale l'ammontare del
corrispettivo omnicomprensivo per il servizio di messa a disposizione delle
somme non può superare lo 0,50%, per trimestre dell'importo
dell'affidamento, a pena di nullità del patto di remunerazione. La modifica
ha così ridotto le precedenti aliquote trimestrali variabili dallo 0,90% al
1,50% trimestrale, oppure aliquote annue ricomprese tra il 3,60% e il 6%. Si
trattava di aliquote che, secondo le verifiche effettuate dall'Autorità,
risultavano sempre peggiorative della Commissione di Massimo Scoperto quando
gli utilizzi delle somme avvenivano entro il fido e più vantaggiose solo
quando si verificava uno sconfinamento rispetto alla somma affidata,
penalizzando così i comportamenti dei clienti virtuosi. Neicasi in cui il
massimo utilizzo nel trimestre era pari al fido gli importi addebitati a
seguito dell'applicazione della Commissione di Massimo Scoperto e
dell'applicazione delle commissioni sostitutive invece coincidevano.
Le nuove commissioni avevano inoltre una struttura regressiva,
risultando mediamente più penalizzanti per i clienti che avevano un fido
minore. Con la legge dello scorso agosto invece le nuove commissioni sono
diventate più vantaggiose ma solo a partire da un ammontare di utilizzo del
fido stesso superiore circa alla metà.
L'ABI ha preso atto dell'iniziativa assunta
dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ma ha sottolineato,
tuttavia, come il metodo dell'intervento e della proposta unilaterale a
scapito della dialettica e del confronto rischi di generare confusione e
soprattutto di non portare a soluzioni praticabili e coerenti con
l'operatività ed il mercato. L'ABI ha, perciò, chiesto un confronto con
l'Antitrust teso a conoscere nel dettaglio l'analisi svolta, nell'ambito
della piena collaborazione con tutte le Autorità e le istituzioni.
"Apprezziamo l'intervento dell'Antitrust, che ancora una volta
interviene a tutela dei consumatori", ha dichiarato Carlo Pileri,
Presidente dell'Adoc, che ha aggiunto: "Crediamo che il sistema bancario
possa e debba fare molto di più per fare uscire le imprese e le famiglie
dalla crisi. Operando in questo modo invece invia segnali negativi che non
vorremmo più vedere. Avevamo apprezzato l'abolizione della commissione di
massimo scoperto, una vittoria per i consumatori. Ma si sta rilevando una
vittoria di Pirro. Per questo chiediamo ad Abi un incontro urgente per
risolvere questo grave problema di elusione delle norme".
"Lo avevamo denunciato più volte (anche alla stampa in
un comunicato del 29 maggio scorso) ed ora è arrivata la triste conferma
dell'Antitrust: le nuove commissioni introdotte dalle banche in sostituzione
del 'massimo scoperto' possono arrivare a costare fino a 15 volte di più
rispetto alla vecchia clausola". Ha dichiarato, invece, l'Unione Nazionale
Consumatori. "E' inaccettabile - ha spiegato Massimiliano Dona- che le
grandi lobbies continuino indisturbate ad aggirare la legge utilizzando
scaltri espedienti e beffandosi dei consumatori, anello debole della catena.
Purtroppo i fatti dimostrano che le multe esemplari non riusciranno a
dissuadere gli istituti bancari dai comportamenti scorretti e la
reintroduzione, con diversa terminologia, di balzelli ancor più penalizzanti
per i cittadini, ne è la dimostrazione".
http://www.helpconsumatori.it
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