La
televisione ci comunica che le città
sono deserte e che i pochi negozi
aperti sono presi d’assalto dal
popolo condannato alle vacanze
domiciliari. Uno strano fantasma
però si aggira intorno agli
sportelli delle banche e degli
uffici postali. In questi giorni
sono stati molti i clienti degli
istituti che per telefono o di
persona hanno fatto trillare la
sveglia dei propri rapporti
dimenticati. Non sono mancati i
timori e le perplessità, soprattutto
per coloro che ricordavano bene quel
caldo luglio del 1992, governo
Amato, quando subirono il prelievo
forzoso del 6 per mille dai conti
correnti bancari, motivato da
“interesse di straordinario
rilievo”, in relazione alla
“situazione di drammatica emergenza
della finanza pubblica”. Cos’è
dunque questa frenesia ferragostana?
Cosa ha rappresentato la data del 16
agosto 2008, per altro un sabato
postfestivo, per i distratti
correntisti italiani?
Tutto ebbe origine con la
Finanziaria 2006 (ultima del
Berlusconi III), quando il governo
dispose un fondo per indennizzare le
vittime delle frodi obbligazionarie
e dei crack societari. Dopo anni di
assoluta latitanza o tacita
accondiscendenza di istituzioni
politiche e bancarie (Banca d’Italia
in primis), lo “Stato sociale” ha
deciso di ergersi a paladino dei
malconci truffati. Un piccolo passo
per il risparmiatore, un grande
passo per la credibilità economica,
potremmo dire? Non era la
risoluzione di tutti i problemi,
anche perché l’Italia rimaneva e
rimane il Paese dove, in
controtendenza con il mondo, il
falso in bilancio è depenalizzato e
i condoni tombali lavano le
coscienze prima ancora che i carichi
pendenti. Per quanto poco, però
qualcosa stava a significare.
A questo punto, come in tutti i
provvedimenti di natura economica,
scatta la domanda: da dove si
prendono le risorse per il fondo? Ed
ecco la trovata del solerte e
intrepido governante/legislatore:
“dall’importo dei conti correnti e
dei rapporti bancari definiti come
dormienti all’interno del sistema
bancario nonché del comparto
assicurativo e finanziario”. In
effetti a ben leggere i due commi
centrali dell’articolo 42 della
Costituzione si trova: “La proprietà
privata è riconosciuta e garantita
dalla legge, che ne determina i modi
di acquisto, di godimento e i limiti
allo scopo di assicurarne la
funzione sociale e di renderla
accessibile a tutti. La proprietà
privata può essere, nei casi
preveduti dalla legge, e salvo
indennizzo, espropriata per motivi
d’interesse generale”.
Strano a dirsi, ma seguendo per vie
late il dettato costituzionale,
veniva adottata dallo Stato una
tecnica già in uso mutans
mutandis - in forma truffaldina
in quel caso - da Giampiero Fiorani
che toglieva i soldi ai morti, per
renderli produttivi nelle sue
rampanti scalate.
Cosa cambia quindi per i clienti
degli istituti di credito? Chiunque
possedesse presso banche,
assicurazioni, la Posta o altri enti
analoghi un conto che non sia stato
movimentato da dieci anni, a fronte
della ricezione di una lettera
raccomandata, nella quale si
chiedeva di dare seguito entro il 16
agosto 2008, si doveva recare allo
sportello e operare in modo da
“risvegliare” il suo conto. In caso
di più rapporti, la cessazione del
letargo per uno, valeva come azione
anche per tutti gli altri.
In caso contrario, il conto sarebbe
stato chiuso e tutto il relativo
denaro sarebbe stato destinato al
fondo sociale gestito dal Tesoro e
quindi a beneficio delle vittime dei
crack e, in parte, dell’assunzione
dei precari nel comparti del
pubblico impiego. La data del 16
agosto è ormai passata, quindi tutto
è perduto? Fortunatamente no e per i
più sbadati c’è ancora una nuova
scadenza, diremmo un’ultima spiaggia
tanto per rimanere in tema
vacanziero, per rientrare in
possesso dei propri soldi, prima del
definitivo “esproprio”: il 16
dicembre 2008, data in cui gli
istituti verseranno alle casse
pubbliche tutto il capitale non
reclamato.
Secondo le stime, i conti passibili
di devoluzione allo Stato sarebbero
circa 500.000 con un utile di 10
miliardi di euro. Il provvedimento
è, come sempre, oggetto di
dibattito. Fioccano le critiche, i
liberisti arricciano il naso. E’
strano però costatare come tanta
parte del mondo massmediatico abbia
dedicato così poco spazio a questo
argomento, quando invece continua a
inondare le scalette dei
telegiornali di notizie sulle vacche
magre della società, sulla crisi
economica e sui rincari speculativi
di zucchine e asparagi.
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