Più che un buco è un grosso cratere quello
provocato dalle minusvalenze che andranno a pesare sulle casse
del Comune di Milano in seguito alle operazioni sui derivati denunciate
dall'opposizione di Palazzo Marino. E' quanto hanno ricostruito e
confermato i tre "saggi" incaricati dal Comune di fare chiarezza sulla
complessa vicenda dei derivati sottoscritti tre anni fa con i colossi
del credito JP Morgan, Depfa, Deutsche Bank e Ubs (vedere HC del...).
La relazione degli esperti (Paolo Chiaia, Cesare Conti e
Nicolino Cavalluzzo) è stata consegnata ieri e le conclusioni
sono tutto fuor che positive: il buco da 250 milioni di euro accertato
dalla Guardia di Finanza e dalla Corte dei Conti dal 2005 in poi, è in
realtà di 297,8 milioni, cui vanno aggiunti altri 33 milioni di euro che
rappresentano i costi di sei infelici tentativi di rinegoziare il debito
da parte della stessa Amministrazione comunale: in pratica, Palazzo
Marino è sotto di 322,8 milioni, quindi oltre la cifra ipotizzata dalla
stessa opposizione (320 milioni).
Così la posizione finanziaria del Comune di Milano
peggiora e le minusvalenze si rifletteranno direttamente anche sul
bilancio delle famiglie milanesi. Secondo quanto ricostruito da Davide
Corridore, vicepresidente del Consiglio comunale e consigliere
d'opposizione (Pd), cominceranno a essere contabilizzate dal 2009, "con
una prima fetta di 20 milioni di euro, che costerà 500 euro a ogni
famiglia milanese. Abbiamo informato il sindaco - ha aggiunto Corritore
- per farla uscire da mesi di sostanziale silenzio su questa materia".
L'opposizione nelle ultime ore ha avanzato intanto una
richiesta per fare chiarezza, che per una volta sembra
incontrare anche il favore bipartisan della maggioranza, in cui, in
pratica si chiede l'affidamento a legali che verifichino la validità dei
contratti originari e quindi l'efficacia dei contratti in essere. Alla
luce della relazione dei tre saggi che hanno ammesso le minusvalenze
provocate dalle operazioni di derivati e le commissioni d'oro incassati
dalle quattro banche coinvolte, bisognerà cercare di capire se i
contratti potranno essere impugnati. "Se il collegio riscontrasse che
non sono stati rispettati gli obblighi previsti dalle normative
nazionali e internazionali, i contratti non sarebbero validi e quindi
potremmo impugnarne gli effetti, facendo risparmiare al Comune 300
milioni di euro", aggiunge Corridore.
Su questa ipotesi di lavoro è d'accordo anche Giacomo Beretta,
presidente della Commissione Bilancio del Comune. E dopo un lungo e
indecifrabile silenzio, finalmente anche il sindaco Letizia Moratti è
intervenuta sulla questione derivati.
"A fine luglio si chiude una gara per individuare un
consulente indipendente che accerti i danni subiti dal Comune - ha
spiegato Moratti -. In questo caso, saremmo parte lesa e avvieremo
un'azione per garantire l'Amministrazione e i soldi dei cittadini".
27/06/2008 BANCHE. Derivati a Milano. Le denunce dell'opposizione e le risposte del sindaco Moratti (FC, http://www.helpconsumatori.it)
"L'esposto è nei confronti delle banche, a tutela
de Comune. Quindi siamo dalla stessa parte". Così, oggi a margine
dell'intitolazione di un giardino a Marisa Bellisario, il sindaco Letizia
Moratti ha risposto ai giornalisti sulla vicenda dei derivati venduti dalle
banche al Comune di Milano La replica del sindaco è la risposta
alle critiche avanzate dall'opposizione contro l'Amministrazione
comunale per la questione derivati che da ieri è ormai oggetto di
un'inchiesta giudiziaria, con tanto di perquisizioni a carico di alcune
banche come Ubs, Jp Morgan, Deutsche Bank e Depfa, coinvolte nella vendita
di questi sofisticatissimi prodotti finanziari.
Letizia Moratti spiega di aver fatto già partire un bando
internazionale per la scelta di un advisor. "Ho fatto partire la
richiesta, accolta dalla direzione generale per nominare, per tutte le
operazioni finanziarie del Comune, un advisor indipendente che non abbia
avuto nessun legame con il Comune".
I tempi non dovrebbero essere troppo lunghi, secondo il sindaco:
"Mi aspetto di avere a breve a disposizione un professionista indipendente
per impostare tutte le nostre operazioni che non sempre sono facili. Le
banche hanno tanti prodotti finanziari, è un mercato complesso, che si
evolve in continuazione. Poi vedremo quali saranno le azioni da mettere in
essere per la tutela del Comune stesso e quindi dei soldi dei cittadini".
"Adesso il sindaco venga in aula a dire quello che sa sui
derivati", ha commentato l'opposizione, ma a chi le chiede un
commento alle critiche che si sono levate da più parti, il sindaco ha
ribadito più volte che l'esposto è del Comune e quindi opposizione e
maggioranza per una volta sono dalla stessa parte.
Il blitz della guardia di finanza nelle sedi milanesi di Ubs,
Deutsche Bank, Jp Morgan e nella sede romana di Depfabank
nell'ambito dell'inchiesta sui derivati condotta dal pm Alfredo Robledo,
infiamma invece ancora una volta Palazzo Marino. L'accusa della Procura è di
truffa aggravata ai danni del Comune. I funzionari indagati - una decina in
tutto - avrebbero approfittato del fatto che Palazzo Marino non ha
utilizzato consulenti esterni per valutare le conseguenze di contratti
firmati in tempi brevissimi, a tutto vantaggio degli istituti di credito.
Ma, secondo l'opposizione, che poche settimane fa aveva
presentato un esposto alla Procura, la vera sostanza dell'accusa è
un'altra.
"Nell'esposto - spiega il vicepresidente del Consiglio comunale e
consigliere Pd Davide Corridore - abbiamo presentato una perizia
secondo cui le banche hanno accumulato 73 milioni di euro di commissioni
occulte contro i 168 mila euro di cui avevano diritto per la gara di
emissione dei bond. Adesso l'idea è di impugnare i contratti. Stiamo
perdendo circa 300 milioni di euro. Al di là dell'azione penale siamo al
lavoro con legali italiani e inglesi perché la nostra intenzione è
cancellare i contratti stipulati in modo illecito".
Basilio Rizzo della lista Uniti con Dario Fo si spinge
oltre e chiede alla Procura di approfondire anche le responsabilità del
Comune.
Da parte sua la Moratti replica che sono stati avviati delle
operazioni interne al Comune per valutare cosa sta accadendo e
aggiunge ancora una volta: "È una linea quella della tutela degli interessi
del Comune che non possiamo non condividere".
Anche l'area cattolica della città solleva forti dubbi
sull'operato dell'amministrazione comunale sulla questione
"derivati".
"La vicenda dei costi occulti sui derivati stipulati dal Comune
di Milano deve far riflettere tutti sul contributo che ciascuno può
e deve dare al bene comune e agli interessi della città". Lo afferma Gianni
Bottalico, presidente delle Acli di Milano, che aggiunge: "La politica
appare troppo spesso distratta da discussioni futili e da personalismi.
L'azione svolta dal consigliere Davide Corritore appare da questo punto di
vista esemplare perché apre spazi nuovi di impegno, aiuta tutta la classe
politica a drizzare le antenne su tutto ciò che concretamente contribuisce a
creare degli oneri sulla vita dei cittadini. Infatti, l'uso eccessivo e
distorto dei più sofisticati strumenti finanziari, come i derivati -
prosegue il Presidente delle Acli - contribuisce alla erosione delle risorse
disponibili per la collettività, indebolendo i bilanci degli Enti Locali e
si configura come uno dei principali fattori che concorrono a depauperare la
sfera pubblica, che appare al cittadino erogare sempre meno servizi e nel
contempo imporre più tasse".
La vicenda "derivati" risale al 3 maggio 2005, quando
una delibera della giunta di centro-destra guidata da Gabriele Albertini
decide di selezionare alcune banche per emettere un bond. Dato che il Comune
aveva contratto negli anni precedenti alcuni mutui, sembrava "vantaggioso"
estinguerli anticipatamente "rifinanziandoli attraverso l'emissione di un
prestito obbligazionario". Viene emesso così un bond trentennale da 1,68
miliardi. La scelta ricade su quattro banche: Depfa, Deutsche, Jp Morgan e
Ubs. Successivamente, su suggerimento degli istituti, il Comune decide di
stipulare contratti derivati collegati al bond. In particolare, trasforma
con uno swap il tasso del bond da fisso a variabile, visto che all'epoca i
tassi variabili erano più bassi di quelli fissi. Un'operazione che suscita
le critiche dell'opposizione consiliare. L'opposizione sostiene che le
possibili perdite (che potrebbero elevarsi a oltre 400 milioni di euro) in
caso di aumento dei tassi, sarebbero cinque volte superiori al possibile
risparmio, qualora i tassi scendessero. L'amministrazione risponde che
l'operazione non espone a rischi.
La polemica riesplode nell'autunno del 2007,sempre per
effetto dell'opposizione, che punta il dito sul cambiamento di tasso del
bond. Il Comune (nel frattempo Letizia Moratti era diventato il nuovo primo
cittadino dopo il doppio mandato di Albertini, ormai a Strasburgo come
europarlamentare di Forza Italia), ribatte la bontà della scelta operata due
anni prima e insiste dichiarando un risultato positivo, in linea interessi,
pari a 3,6 milioni.
Nell'aprile del 2008, la Corte dei Conti esprime preoccupazione
sui rischi che corre l'amministrazione comunale attraverso l'uso
dei derivati. Si parla di perdite teoriche intorno ai 280 milioni. Il 9
maggio, viene depositato presso il Tribunale del capoluogo lombardo un
esposto di Davide Corridore, nel quale viene richiesto all'ufficio del pm
Alfredo Robledo la valutazione dell'applicazione del reato previsto
dall'articolo 640, secondo comma, n. 1, del Codice penale: truffa aggravata.
Il 17 giugno, il Comune di Milano avvia la selezione di un
advisor indipendente che lo assista nella sua politica finanziaria,
a fronte di mercati finanziari caratterizzati, osserva Palazzo Marino, "da
una rilevante e imprevedibile crescita dei tassi".
http://www.helpconsumatori.it
Archivio Rinegoziazione mutui
Archivio Banche
|