Code di risparmiatori alla Indy Mac
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Fannie e Freddie sono due istituti di credito
degli Stati Uniti. Vendono mutui immobiliari. Sono come
Ginger
e Fred, ma non ballano su un set cinematografico. Danzano sul baratro
del fallimento. Le loro azioni sono crollate nel mese di
luglio.
In caso di bancarotta Fannie e Freddie lascerebbero un buco di 5000
miliardi di dollari, la metà del debito pubblico americano. Dovrebbe
intervenire lo Stato nazionalizzandole con un automatico aumento del costo del
denaro e delle tasse. In Italia è come se fallisse contemporaneamente la maggior
parte delle imprese quotate in Borsa. Fannie deve rimborsare 216 miliardi di
dollari entro un anno, Freddie un po’ di più, circa 291 miliardi. I soldi non ci
sono. Per due motivi. Le rate dei mutui non vengono più pagate
e nessuno sottoscrive nuovi mutui. In sostanza il mercato immobiliare
non c’è più.
La gente non ha più soldi e il costo del denaro è salito. Inoltre, il valore
delle case è crollato e le banche sono piene di case ipotecate. Nella pancia dei
bilanci delle banche ci sono ancora immobili valutati al valore precedente alla
crisi dei “subprime”.
Le banche non vogliono svalutare, alcune non se lo possono permettere, il loro
valore azionario crollerebbe. Fannie e Freddie rappresentano uno tsunami
finanziario che in un modo o nell’altro arriverà da noi.
I prezzi degli
immobili in Italia sono drogati da un cartello di società immobiliari. Il centro
delle città non ha più scopi abitativi, ma di lucro. Il prezzo
degli appartamenti non ha alcun legame con la realtà. Le società immobiliari
stanno da tempo, in uno strano silenzio dei media, perdendo il loro valore in
Borsa. Da gennaio 2008 le prime nove società del settore hanno perso 2,4
miliardi di euro, circa la metà della loro capitalizzazione.
Pirelli Real Estate, un po’ di più della media: il 57,82%. Il crollo
del mercato immobiliare in parte c’è già stato. Chi aveva un euro di azione a
Natale, si ritrova con 50 centesimi prima delle vacanze.
Il valore delle case è mantenuto alto in modo artificiale. Le grandi città sono
invase da cartelli di vendita e di affitto e intanto si costruiscono sempre
nuovi alloggi in periferia.
La cosa strabiliante è che la crisi vera non è ancora arrivata.
Negli Stati Uniti le banche a rischio fallimento sono circa 90. Una, Indy Mac,
ha chiuso venerdì. Il terzo fallimento negli Stati Uniti per importanza del
dopoguerra. Le file della gente che ritirava i risparmi sono la
fotografia della situazione.
Qualche consiglio: non comprate immobili, non fate debiti, non
accendete nuovi mutui, se potete estinguete i mutui che avete, non comprate
titoli di società immobiliari, non comprate fondi con titoli di società
immobiliari. Fannie e Freddie stanno arrivando.
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