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23/01/2007 Le banche e il potere (Nane Cantatore, da aprileonline, http://www.canisciolti.info/)

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Quello di Prodi è, tra le altre cose, il governo delle banche. Ma le banche non sono del governo o si limitano a fare quello che vogliono, a seconda delle convenienze del momento? Questo governo ha ottime relazioni con il sistema bancario, ed è cosa nota. Più ancora, tutti sanno che, a mettere in fila i principali nomi del sistema del credito in Italia, a spiccare sono soprattutto i colori prodiani, e ciò è vero in particolare per la nuova superbanca nata dalla fusione tra Sanpaolo e Intesa, ancora priva di un nome ufficiale ma già molto attiva sullo scacchiere internazionale, visto che eredita le conquiste torinesi nei Balcani e nel mondo arabo (l'ultima mossa, l'acquisizione dell'egiziana Bank of Alexandria ad un prezzo decisamente superiore a quello ritenuto giusto dagli analisti, è avvenuta mentre il cantiere della fusione era ancora aperto), mentre i milanesi portano in dote una penetrazione nell'Europa Orientale seconda solo a Unicredito.

Del resto, anche quest'ultima banca è guidata da un uomo storicamente vicino all'attuale maggioranza, e il particolare al suo presidente: Alessandro Profumo, oltre ad essere un manager di provata capacità ed esperienza, ha chiarito più di una volta la sua collocazione politica, come hanno già fatto, in modo appena più sfumato, i suoi colleghi dell'attuale superbanca, tutti in fila a votare Prodi alle primarie del centrosinistra.

Al terzo posto si trova l'unico grande istituto di credito privo di particolari affiliazioni politiche, quella Capitalia il cui presidente Geronzi è forse uomo vicino all'ex premier, ma certamente troppo astuto per schierarsi apertamente, anche perché il management dell'istituto guidato da Matteo Arpe, altro brillante giovane dirigente, ha capito che conviene giocare senza allinearsi. Il posto successivo nella classifica bancaria è occupato da Mps, il cui allineamento politico è praticamente scritto nel libro dell'eternità, visto il suo strutturale radicamento a Siena e vista la collocazione politica della più rossa tra le città toscane: addirittura, il sindaco è per statuto presidente della fondazione che guida le sorti del Monte.

Ma se a Siena non si hanno dubbi su chi votare, le certezze non abbondano quando si tratta di scegliere i partner: da un lato si parla di un asse con Unipol, che avrebbe dalla sua le motivazioni industriali di un forte aggancio con il sistema assicurativo, secondo una via abbondantemente battuta anche dalla superbanca, dall'altro questa soluzione viene guardata con un certo sospetto perché troppo radicalmente schierata, mentre si propone l'abbraccio con Capitalia, che oltre ad essere più neutra, permetterebbe una maggior presenza sul territorio.

Al di là di questi giochi da salotto, l'aspetto più importante è un altro: il sistema bancario gode oggi di una straordinaria salute, con una crescita continua della raccolta, degli impieghi e degli utili, ed è anche il settore economico con i migliori manager, gente giovane, aperta e capace di guardare al di fuori dei confini nazionali. Lo si è visto nella vicenda Fazio, in cui il governatore è stato (meritatamente) buttato a mare in nome della competitività e dell'apertura internazionale, mentre tutto il sistema bancario non muoveva un dito per chi, in fondo, si batteva per conservare i privilegi garantiti dai mercati chiusi.

Oggi le banche hanno appena incassato una Finanziaria che, rendendo obbligatorie le transazioni bancarie, ha dato loro un cospicuo aiuto in quella guerra al contante che, se ha il merito di rendere le transazioni più efficienti e trasparenti, ha anche l'indubbio effetto di portare ulteriori quattrini nelle non troppo vuote casse degli istituti di credito; più ancora, il sistema gode di un'assoluta tranquillità nelle sue manovre, al riparo da qualsiasi intrusione politica quando si tratta di prendere decisioni che, è bene ricordarlo, hanno una certa importanza per il modo in cui i cittadini hanno accesso al denaro e, ancor più, per i costi di questo accesso.

Se è vero che la modernizzazione del sistema sta dando frutti complessivamente positivi, il timore è che ci sia un'eccessiva compiacenza verso i desiderata dei banchieri, specie ora che la luna di miele con Confidustria, dopo una bella scarica di regali di nozze, sembra finalmente finita. Ma c'è da chiedersi che cosa si possa ottenere in cambio se non, a essere cattivi, un certo vantaggio personale per l'attuale premier e il suo entourage, abituati a trovarsi a proprio agio sulle vette del potere: c'è da chiedersi, soprattutto, quanto la sbandierata collocazione riformista delle principali banche sia utile allo sviluppo, e quanto non sia semplicemente un modo per avere un governo amico, se non proprio servile.

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