Nella mattinata di ieri, l’Adusbef chiede alla Banca d'Italia di vendere
le sue riserve aurifere, in un momento questo di forte rialzo della
quotazione dell’oro, per contribuire a ridurre il debito pubblico e a
risarcire “l'illecito diritto di signoraggio”. Si potrebbe così ridurre
il debito di 44,4 miliardi di euro, e ridurre il “fardello” degli
italiani proprio perché l’oro è di proprietà dei cittadini Italiani e
non della Banca d'Italia. Un’operazione assolutamente permessa dalla
legge, perché chiede alle Banche di non vendere più di 500 tonnellate
annue d’oro, sempre che i ricavi della vendita non sia destinata alla
riduzione del debito pubblico. La Banca d'Italia quindi, può vendere oro
per un controvalore di 9 miliardi di euro l'anno.
Ecco che ora l’Adusbef si innalza ad Istituzione e a paladina dei
diritti degli Italiani, consigliando elegantemente di alleviare il
regime di usura l’unica risorsa di salvezza in extremis, in caso di
crisi di solvibilità dell’Italia o di crollo del dollaro, che trascinerà
con sé le economie più deboli.
Com’ è possibile firmare tali comunicati proprio quando i grandi fondi
di investimento e gli speculatori puntano ogni risorsa sull’oro perché,
nella più totale sfiducia nel mercato azionario e valutario, è l’unico
investimento sicuro. Se la moneta, dopo gli accordi di Bretton Woods non
ha un un controvalore, quali garanzie dobbiamo dare ai nostri creditori?
Carta straccia per caso?
Così mentre in Germania le autorità si sono rigidamente opposte alla
dismissione delle riserve, in Italia decidono di vendere e lo lasciano
dire all’Associazione dei Consumatori, per rendere l’operazione
trasparente e legittima, come se fosse stato dato il benestare del
popolo sovrano. Già Tremonti, poco tempo fa, cercò di mettere le mani su
quell’oro, ma la risposta di Fazio fu un secco rifiuto, forse troppo
violento perché gli è costato la carica di Governatore. Quell’oro è
degli Italiani, è sempre stato degli Italiani, non lo dovete toccare.
Perché allora le Banche, azioniste di Bankitalia, non pensano a
dimettere le loro di proprietà, e dunque tutte le società che hanno
all’estero, in Albania, in Polonia, in Bosnia, in Croazia, ecc... .
I grandi economisti, i professori, le autorità dove sono adesso,
lasciano parlare i rappresentanti dei “consumatori”. A noi sembrano
assomigliare più ai comici di oggi, perché predicano bene e razzolano
male, si accodano alla schiera della propaganda mediatica per
accreditare e legittimare delle decisioni che non sono certo prese dai
cittadini. Se si vuole portare avanti la lotta dei consumatori perché
non si battono con una “class action”, imparando dagli Americani a
scontrarci con le grandi Istituzioni . Occorre lottare per il diritto
alla sovranità monetaria, ma soprattutto occorre far frutto di quanto
già ottenuto a Lecce con la vittoria in primo grado presso il Giudice di
Pace. La sentenza allora riconobbe in capo a ciascun cittadino italiano
l’esistenza di un diritto di risarcimento di 87€
all’anno per la cattiva gestione del signoraggio. La causa è stata persa
in Cassazione, bisogna ammetterlo, ma per una causa di legittimità e non
di merito , ossia ”, si è contestato la possibilità di chiedere ad un
tribunale civile di sindacare su di un potere “sovranoqual è il potere
monetario: hanno aggirato l’ostacolo senza affrontarlo, perché era
impossibile argomentare il contrario. Tuttavia nessun dibattito o
arringa è stata fatta dagli avvocati della Banca d’Italia in merito alla
“proprietà della moneta in capo al popolo sovrano”: in quanto diritto
naturale che discende dalla Cittadinanza, la moneta è senz’ombra di
dubbio di proprietà del Cittadino. Niente nega tale evidenza, né la
Costituzione né la legge ordinaria, seppure non la disciplinino
esplicitamente, ma questo a causa di una grave lacuna legislativa. La
moneta è del cittadino ma tuttavia non esiste alcuna prova che
attribuisca il suo valore allo Stato, né in maniera diretta “con un
accredito esplicito”, né indiretta tramite l’azionariato della Banca
d’Italia, perché questa è Privata. Anzi, nella relazione al disegno di
legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 10 febbraio 1993, si
precisa che “non è consentito agli esecutivi degli stati firmatari
del Trattato di Maastricht, di esercitare signoraggio in senso stretto:
ovvero di appropriarsi di risorse attraverso l'emissione di moneta”.
Se le motivazioni degli avvocati di accusa sono semplici, lineari e
ovvie, e la difesa non contesta nulla, ma semplicemente elude il
confronto dichiarando l’ “improcedibilità” della causa, allora qua ci
stanno prendendo in giro tutti, ci stanno raccontando storielle anche
coloro che si alzano a difensori dei consumatori.
Vi abbiamo mostrato come la teoria del Prof. Auriti,
nella sua bellezza ed eleganza, spiazza ogni potere occulto: è la
verità, è evidente e non ci sono avvocati che tengano. Il Prof. Auriti
ci ha lasciato una grande eredità, un prezioso dono che non dobbiamo
perdere, lui ci ha mostrato la via, la soluzione, e gli studi della sua
vita non devono essere dimenticati, ma coltivati.
Adesso invece, sulle orme dei grandi uomini, si sollevano a statisti i
ciarlatani, e anche coloro che credono di battersi per la verità peccano
di superbia e compiono gli stessi errori: diventano pensatori e non si
espongono, diventano politici e si fanno corrompere, diventano
giornalisti e fanno disinformazione. Forse è più semplice non diventare
nulla e rimanere uomini.
La Etleboro è fatta di uomini e chiama a sé uomini. Stiamo cercando di
analizzare e di capire la strategia economica che sta dietro agli
scandali, ai fenomeni mediatici, stiamo studiando centinaia di documenti
che ci pervengono, e vorremo far fruttare questo nostro sforzo e la
nostra Intelligenza
Archivio Banche
|