Il detto “mettere i soldi in banca” è antico e sintetizza bene la
funzione svolta dalle istituzioni che per prime si sono occupate di fornire
servizi di intermediazione finanziaria. Queste si sono affermate come banche di
“deposito”, offrendo un servizio di salvaguardia dei risparmi accumulati dai
cittadini e di tutela degli stessi, ben prima di passare a svolgere funzioni
creditizie e di altra natura.
Oggi, in un mondo dominato da incertezza e scandali finanziari, si discute molto
di come meglio tutelare il risparmio, e per certi versi i depositi bancari
sembrano tornati (complice la prolungata fase di contenuti tassi di interesse)
un’alternativa più gradita rispetto a azioni, obbligazioni e diverse e
creative combinazioni delle stesse. Specie se questi depositi sono mascherati
(dovrebbe forse dirsi “colorati”, magari di arancio?) da strumenti ibridi
che consentono una remunerazione più elevata dei conti correnti ordinari.
Assicurazioni implicite ed esplicite
Ma quanto sono sicuri i risparmi depositati in banca? Al 100 per cento, dirà
l’uomo della strada, la banca non può essere lasciata fallire, c’è la
banca centrale o lo Stato che, in caso di difficoltà, fornirà assistenza
attraverso il credito di ultima istanza, la ricapitalizzazione o la vendita
pilotata ad altra istituzione finanziaria sana. Insomma, la prospettiva di
intervento delle autorità fornisce una assicurazione implicita (e come tale
tuttavia imperfetta) al risparmiatore.
Meno conosciuta è invece una forma di assicurazione “esplicita” fornita
ai depositanti in tutti i paesi industrializzati e in diverse altre economie.
Normalmente, questa assicurazione stabilisce un limite ai rimborsi (in Italia
100mila euro) in caso di insolvenza e fallimento della banca. L’assicurazione
esplicita dei depositi bancari tutela i singoli risparmiatori e contribuisce
alla stabilità del sistema finanziario, evitando che crisi di una singola banca
possano “contagiare” istituzioni sane attraverso fenomeni di panico
generalizzato e “corse” agli sportelli bancari. Ma, si osserva, la stessa
potrebbe anche avere effetti negativi sulla stabilità del sistema bancario in
quanto elimina l’incentivo dei depositanti a “monitorare” l’azione dei
manager bancari, che potrebbero quindi assumere rischi troppo elevati nelle loro
politiche creditizie e di asset management. All’assicurazione dei depositi
sarebbero dunque collegati effetti di moral hazard.
A partire dal 2000, in seguito alla costruzione di una banca dati internazionale
da parte della World Bank, si è avviata una letteratura empirica sugli effetti
dei sistemi di assicurazione esplicita dei depositi sul sistema bancario e sulle
sue caratteristiche in termini di stabilità e redditività. Asli
Demirguc–Kunt e Enrica Detragiache hanno mostrato come la probabilità di
fallimento di una banca sia positivamente influenzata dalla presenza di un
sistema generoso di assicurazione dei depositi. (1)
In un mio lavoro con Francesca Carapella, l’evidenza degli effetti di moral
hazard associati all’assicurazione dei depositi è confermata dallo studio
dell’impatto sui tassi di interesse e i differenziali tra interessi attivi e
passivi. (2) Riscontriamo infatti un effetto positivo dell’assicurazione dei
depositi sul differenziale tra tassi sui prestiti e tassi sui depositi,
determinato tuttavia non dalla riduzione del tasso sui depositi (come ci si
aspetterebbe per la maggiore sicurezza garantita dall’assicurazione ai
depositanti), ma da un aumento del tasso medio sui prestiti, correlato a una
loro maggior rischiosità media. Entrambi gli articoli evidenziano inoltre un
ruolo positivo ai fini della stabilità e dell’efficienza del sistema bancario
svolto da indicatori di qualità istituzionale dei paesi, come il rispetto delle
leggi o l’ordine pubblico.
Una consapevolezza da diffondere
Quali lezioni trarne? Esiste un trade-off tra protezione dei risparmiatori
“inconsapevoli” e giusti incentivi all’esercizio delle funzioni di
controllo da parte dei creditori (anche di una banca) nei confronti degli
azionisti e dei manager. L’assicurazione dei depositi è opportuna, purché
sia esplicitamente limitata e non sia eccessivamente generosa. La protezione
accordata dal legislatore italiano è probabilmente la soglia superiore oltre la
quale non sembra opportuno spingersi.
Allo stesso tempo, occorre diffondere tra i risparmiatori la conoscenza delle
regole del gioco e dei rischi associati anche a investimenti troppo spesso
considerati del tutto “sicuri”. Una maggiore concorrenza tra banche deve
poggiarsi sulla qualità dei servizi offerti e delle condizioni praticate ma
(perché no?) anche sui diversi profili di rischio e sulle conseguenze nei
confronti dei depositanti. O ha veramente ragione l’uomo della strada, e alla
possibilità di fallimenti bancari non è nemmeno il caso di pensare? In Italia,
nelle decisioni delle autorità di politica economica, le considerazioni
relative alla stabilità del sistema bancario sembrano aver più spesso prevalso
su considerazioni relative all’efficienza. Il dubbio è quindi lecito.
(1) Demirguc-Kunt, A. e E. Detragiache, “Does deposit insurance increase
banking system stability? An empirical investigation” Journal of Monetary
Economics, 2002
(2) Lo studio è presentato al convegno annuale del SUERF – The European
Money and Finance Forum, Madrid, 14 ottobre 2004
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