Avete un bimbo un po’ fastidioso e pochi soldi per blandirlo a colpi di
cioccolate e suonerie per telefonini?
Vendetelo in Nigeria e rifatevi una vita. Tutto perfettamente legale. E non
crediate di essere dei mostri. Se volete eccedere c'è anche la possibilità di
mandare il piccolo rompiscatole in vacanza in Mozambico, dove ve lo squartano,
ne vendono i pezzi di ricambio e vi pagano la vostra percentuale su una banca di
vostro piacimento. Esentasse. Già vi vedo con gli occhi increduli: ma che dice
sto scemo?
Se non mi credete telefonate allo 001-770-4399809. Risponde il Panaf Nite
Club di Doraville, in Georgia (Stati Uniti). L'addetto allo smistamento si
chiama Ugo Onyemaobi, ed è uno che non scherza, abituato a scelte impopolari. E’
lui, novello Salomone, a decidere sulla sorte dei pargoli: chi è carino, a
prescindere dal sesso, viene affidato ad intermediari per pedofili russi ed
arabi. Chi è bruttino, a prescindere dal sesso, è destinato alle guerre
d'Africa, alle miniere di diamanti o alla schiavitù in Arabia Saudita. Il Panaf
è collegato con una potente organizzazione di nigeriani e liberiani che prospera
nelle città di Doraville, Marietta, Stone Mountain e Peachtree City - bei nomi
pieni di dolcezza in una terra diretta col pugno di titanio da estremisti
cattolici di tutte le razze, divisi in sette apocalittiche da far rabbrividire
un mujaheddin.
Le ditte che si occupano della "trasposizione della massa lavoratrice" si
trovano soprattutto in Africa: in Nigeria e Liberia, ma anche in Senegal, in
Guinea, in Ghana, in Sierra Leone, in Libia. A coordinarle ci sono due
gentiluomini d'altri tempi: Eugene Opara (proprietario del Panaf, referente
dello stato federato nigeriano di Imo per gli Stati Uniti d'America e segretario
particolare dell'ex dittatore liberiano Charles G. Taylor) e Foday Saybana
Sankoh, generalissimo del RUF (Revolutionary Unity Front, un'esercito mercenario
che difende i comuni interessi libici, americani e russi nei campi di diamanti
disseminati tra la Sierra Leone e la Liberia ), che abita in una suite all'Hotel
Deux Fevrier a Lomè, la capitale del Togo. Potete vendere i vostri scavezzacolli
senza preoccupazioni legali. Se volete eccedere in prudenza, dopo averli
consegnati, potete denunciarne la scomparsa all'assicurazione ed alla polizia.
Dato che l'Unione Europea non ha ancora reso obbligatori i chips elettronici
iniettati nel collo (ci sono, li fanno una società legata alla famiglia Bin
Laden ed una società tedesca fondata dal regime nazista nel 1933), nessuno potrà
mai rintracciare il minore. Se sopravvive, avrà imparato una severa lezione
sulla vita, le buone maniere, molta disciplina, ed avrà un mestiere sicuro per
il futuro.
Se ci sono società italiane che aiutano? Capisco, certo, non siete molto
familiari con le lingue straniere... Non è il caso di farne una malattia. A
prescindere dal fatto che molti impiegati libici parlano fluentemente
l'italiano, c'è una societuccia somala che appoggerebbe l'organizzazione di
questi soggiorni di studio per bimbi che rompono. La gestisce a Mogadiscio un
cugino di Said Omar Mugne - un vecchio amico di Bettino Craxi, da lui e dai suoi
incaricato di portare la pace (a cannonate) e la prosperità (seppellendo
materiali radioattivi nelle campagne somale) dell'ex colonia italiana. Non per
altro, ma non vorremmo che Berlusconi o chi per lui ci accusino di non aver
tenuto conto come si deve, nel pubblicizzare un mercato che cresce, il Made in
Italy. Chiedetelo al suo amico Beretta (leggi articolo), che secondo la procura
della Repubblica di Brescia rifornirebbe (involontariamente) Al Qaeda in Iraq
con le pistole dismesse dai servizi segreti italiani
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