Si va meno con il
bus e di più con l'automobile. Cresce la domanda di mobilità, ma il
traporto pubblico non è competitivo
Cento milioni di biglietti in meno staccati per salire su bus, tram e
metropolitane nei capoluoghi delle province italiane.
Aumento dell’uso dell’auto privata, che passa dal 78.9%
degli spostamenti urbani del 2004 all’81.9% del 2005.
Mezzi pubblici che perdono il 2.1% dei clienti rispetto al 2004 e
rappresentano solo il 10% degli spostamenti. Scarsa qualità
– intesa nell’accezione di comfort di viaggio – del trasporto pubblico
come causa principale tra le motivazioni della “non” scelta di questo
servizio.
Questa la situazione secondo lo
studio dell’Isfort (Istituto superiore di
formazione e ricerca sui trasporti), mentre aumenta la domanda di
mobilità nel suo complesso. Infatti, in valori assoluti
il numero complessivo di viaggi in un giorno medio feriale passa
dai quasi 120milioni di spostamenti quotidiani
del 2004 agli oltre 128milioni del 2005, con un
incremento del 3.3%.
L’automobile torna dunque ad essere la regina
degli spostamenti, dopo anni di moderato arretramento. Tendenza
che – si legge nel documento – “è vera soprattutto nei centri
minori, mentre nelle medie e grandi città il trasporto pubblico
mantiene sostanzialmente le proprie quote”.
Presumibilmente nei contesti urbani di maggiori dimensioni
si è sviluppata una consapevolezza dei cittadini sugli
effetti devastanti del traffico privato. Nei
centri minori, invece, non c’è nessuna combinazione
virtuosa tra modifiche degli stili di mobilità, penetrazione della
cultura “ecocompatibile” e le politiche di contrasto al traffico.
Peggiora anche il giudizio dei cittadini
sugli autobus e sui tram: in una
ipotetica scala da 1 a 10, il gradimento è passato dal
6.29 del 2003 al 6.04 del 2004, mentre nel 2005
è sceso sotto la sufficienza, attestandosi al 5.88.
Confort e pulizia dei veicoli, puntualità delle corse e
affollamento le principali cause della insufficienza nel giudizio
della gente.
Dal
documento emergono anche le valutazioni dei cittadini
verso le politiche della mobilità sostenibile. Abbiamo
da un lato “i livelli di adesione alle misure di contrasto al traffico
e all’inquinamento che restano altissimi, ma
dall’altro lato, comincia ad affiorare qualche crepa nei giudizi
favorevoli. Ad esempio – si legge nel dossier – torna una forte
contrarietà verso tariffe e pedaggi finalizzati a
disincentivare l’uso dell’auto”.
Come
fermare questa tendenza che sta sempre più prendendo piede tra la gente?
“E’ indispensabile – riporta il documento – incidere sui fattori
hard
dell’offerta: la capillarità dei servizi, il miglioramento degli standard
delle prestazioni, le infrastrutture, sistemi di regolazione fortemente
disincentivanti verso il mezzo privato”.
Per
far questo, “le aziende del trasporto pubblico
devono dimostrare di essere in prima fila in questo sforzo
poderoso di rilancio, per combattere il rischio di un ulteriore
peggioramento degli standard di vita delle comunità urbane”.
Archivio Auto
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