"Città a effetto serra": nel 2008 la
città ospiteranno più della metà della popolazione mondiale e dovranno
affrontare un forte inasprimento di fenomeni come sovraffollamento, povertà,
degrado ambientale, nonché il crescente rischio legato al surriscaldamento
del pianeta e dunque a inondazioni, scarsità d'acqua, desertificazione,
cicloni e tempeste. Alla luce dei cambiamenti climatici, infatti, le città
rappresentano uno dei luoghi più esposti all'impatto di un clima fuori
controllo. Sono Bangkok, Giacarta, Lagos, Shanghai, Rio de Janeiro, Dacca,
Karachi, Il Cairo, Città del Messico e Mumbai le "10 megalopoli a rischio"
che Legambiente ha indicato tra quelle più esposte agli effetti dei
cambiamenti climatici nel dossier "Città a effetto serra", presentato in
occasione della conferenza sul clima di Bali. "A causa
dell'elevata densità abitativa, dell'abbondanza di edifici e
infrastrutture e della concentrazione di sacche di povertà, fenomeni come
l'aumento della temperatura, la carenza di risorse idriche, le alluvioni o
l'aumento del livello del mare possono generare danni umani ed economici
molto più consistenti di quanto non accada nelle zone rurali. E a renderle
particolarmente vulnerabili - si legge nel dossier di Legambiente - è spesso
la loro posizione geografica": si tratta di megalopoli che sorgono lungo le
coste o vicino ai grandi fiumi e già risentono delle inondazioni, che hanno
difficoltà di reperire acqua, oppure investite da fenomeni meteorologici
straordinari che si stanno intensificando, come cicloni o tempeste. "E' il
caso di Shanghai - scrive il dossier - dove al rischio dell'intensificarsi
dei cicloni si aggiunge quello dovuto agli straripamenti sempre più
frequenti del fiume Yangtze, o quello di Lagos e delle sue periferie
galleggianti, aree dove l'erosione delle coste e l'innalzamento del livello
dell'oceano potrebbero far scomparire centinaia di chilometri quadrati di
terreno. E' il caso di Dacca, che con i suoi 13 milioni di abitanti è in
assoluto una delle aree più vulnerabili agli impatti sul clima, dovendo
fronteggiare da un lato il rischio dei cicloni, dall'altro quello delle
inondazioni del Bramaputra il cui regime è oggi alterato dal progressivo
scioglimento dei ghiacciai dell'Himalaya".
Le popolazioni più esposte sono quelle che già vivono
condizioni di disagio. Nei prossimi decenni le persone che vivono nelle aree
urbane passeranno da 2,5 a 5 miliardi di persone e dunque "megalopoli come
Bombay, Giacarta, Lagos, o San Paolo continueranno il loro inesorabile
processo di espansione, mentre nuove città oggi semi sconosciute
raggiungeranno in breve tempo la densità delle attuali megalopoli. Questo
vuol dire anche però che - scrive Legambiente - ad espandersi saranno in
primo luogo le baraccopoli, dove già oggi vive più di un miliardo di persone
e dove la carenza di servizi igienici e di strutture adeguate è cronica. Le
periferie del futuro saranno l'autentico anello debole degli impatti
climatici ed è qui che si deve concentrare lo sforzo delle autorità e dei
governi locali, con strategie a lungo termine che mirino a prevenire i
disastri attrezzando le aree più vulnerabili".
L'associazione ricorda come fra i principali argomenti
dei negoziati di Bali ci sia il finanziamento da parte dei paesi ricchi di
"un fondo per l'adattamento", che dovrà essere utilizzato dai paesi più
poveri e maggiormente esposti ai rischi del clima per prevenire eventuali
catastrofi. Ma città vulnerabili cono anche quelle europee, che si stanno
riscaldando a ritmi maggiori rispetto a quanto accade a livello globale e
registrano un aumento medio delle temperature: le città europee, rileva
Legambiente, " sono sempre più esposte al rischio di ondate di calore".
PDF: Il rapporto di Legambiente: "Città a effetto serra"
http://www.helpconsumatori.it
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