Sono sempre meno i fiumi naturali, in
Italia l'ultimo è il Tagliamento. È l'allarme delle Nazioni Unite confermato
dal rapporto del Wwf. Solo un terzo scorre senza incontrare dighe o altri
sbarramenti I grandi fiumi del mondo sono in crisi. Lanciano
l’allarme le Nazioni Unite, lo confermano al Wwf. L’ultimo rapporto degli
ambientalisti, «Fiumi senza ostacoli, lusso economico o necessità
ecologica?», racconta come la maggior parte di essi sta perdendo lo sbocco
al mare e, cosa ancora più grave, quasi un quarto di quelli che ancora lo
hanno, nei prossimi 15 anni rischia di restarne privo. Principali imputati
l’effetto serra, la siccità, ma soprattutto le opere artificiali dell’uomo.
Secondo l’associazione del panda, solo un terzo circa dei 177 fiumi più
lunghi del mondo scorre senza incontrare dighe o altri sbarramenti. In
realtà, solo 21 di questi sono fiumi senza ostacoli dalla sorgente alla
foce, gli altri 43, come Congo e Rio delle Amazzoni sono tributari di altri
grandi fiumi.
«La rapida diminuzione di fiumi non imbrigliati – avverte il Wwf – è
una tendenza pericolosa che mette in forse la disponibilità di acqua per uso
alimentare, sanitario, agricolo e ittico. Siamo sul punto di perdere un
altro fenomeno naturale, e ci renderemo pienamente conto dei costi da pagare
solo quando sarà troppo tardi. Anche perché, sono i naturali regolatori dei
livelli d'inquinamento e di sedimentazione, la cui mancanza è stata
tragicamente dimostrata dall'alluvione di New Orleans».
Il Wwf afferma inoltre che non bisogna sottovalutare la minaccia che
gli ostacoli artificiali costituiscono per gli animali, come i pesci gatto
nel rio delle Amazzoni e nel bacino del Mekong, i delfini di fiume nel
bacino del Gange, gli gnu nel fiume Mara. I fiumi cosiddetti “naturali” si
trovano in massima parte in Asia, e in quantità di poco inferiore in sud e
nord America. In coda sono invece l'Australia e l'area del Pacifico, con
solo tre fiumi, e l'Europa, dove un solo grande fiume, il russo Pechora,
fluisce liberamente dalla sorgente al mare. In Italia abbiamo il caso del
Tagliamento, uno degli ultimi fiumi naturali delle Alpi, oggetto di un
devastante progetto di sponde artificiali.
«È solo un esempio – sostiene ancora il Wwf - della politica italiana
contro le acque interne, suggellata di recente anche dalla condanna della
Corte di Giustizia europea per il mancato recepimento della direttiva quadro
sul tema. In Italia, inoltre, non si sta facendo nulla per impedire il
deterioramento dei corpi idrici superficiali. Ci sono progetti previsti, o
in corso, di nuovi ponti sul Po o sull’Oglio, di interventi devastanti sul
Maira o il Sesia in Piemonte, sul torrente Pontebbana in Friuli, su Seveso e
Lambro in Lombardia, e di nuove captazioni sulle aree sorgentizie dei fiumi
Sele e Calore Irpino in Campania, solo per citare qualche esempio».
Ecco perché alla vigila del quarto Forum mondiale dell'acqua, in
Messico dal 16 al 22 marzo, l’associazione ambientalista sollecita i governi
«a una migliore salvaguardia dei fiumi superstiti, incentrata su una
gestione a livello di bacino, per rinaturare i corsi d’acqua, anche
attraverso la rimozione di opere inutili, vetuste e dannose, soprattutto per
garantire una maggiore sicurezza da alluvioni e un uso equo e razionale
della risorsa idrica».
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