Se state prendendo in considerazione la possibilità di diventare vegetariani,
potreste trovare interessante "Our Daily Bread" (Il Nostro Pane Quotidiano), un
documentario che permettere di dare un'occhiata ai "dietro le quinte"
dell'industria alimentare di oggi, letale e tecnologicamente avanzata. Aprendo
le porte del mondo della produzione, spietato ed efficiente, dal concepimento al
raccolto, questo documentario oggettivo espone le proprie ragioni contro la
crudeltà verso gli animali, senza affidarsi a voci narranti o commenti di alcun
genere.
Lasciando semplicemente che i rumori di fondo degli stabilimenti fungano da
colonna sonora, il filmato trascina lo spettatore nei compartimenti mortali di
svariati macelli futuristici, quasi fosse il testimone involontario di un
massacro senza pieta'. Our Daily Bread offre un ritratto non solo della morte,
ma dei maltrattamenti di cui sono vittima questi sfortunati animali degli
allevamenti intensivi, in ogni stadio del loro ciclo vitale.
Che cosa c'è di più scioccante che vedere un vitellino partorito da un taglio
praticato dall'uomo sul fianco della vacca, anziché dal ventre materno? Forse
vedere dei pulcini sputati fuori da tubi pneumatici su dei nastri trasportatori,
ad una velocità impressionante, che lasciano poi cadere questi frastornati
neonati in contenitori che, a loro volta, li trasportano in altri ambienti
chiusi, altrettanto meccanizzati, dove vengono messi "all'ingrasso".
Poi ci sono le immagini di pesci, maiali e bovini che vanno incontro al loro
destino, trascinati e smembrati, come in una catena di montaggio, le loro
carcasse fatte a pezzi in un processo automatico che utilizza quasi ogni parte
del loro corpo, esclusa la coda. I pochi operai che appaiono nel filmato hanno
sguardi lontani ed indifferenti a testimonianza del fatto che, da tempo ormai,
si sono arresi spiritualmente a questo lavoro che prosciuga l'anima di chi lo
svolge. Nessuno mostra un briciolo di compassione per le creature con cui ha a
che fare.
Our Daily Bread dirige inoltre l'attenzione sull'attuale approccio asettico
verso l’agricoltura, descrivendo quello che succede all’interno dei grandi
capannoni adibiti a serre in cui frutta e verdura vengono coltivate
esclusivamente sotto la luce artificiale e spruzzate con pesticidi da quelli che
sembrano astronauti in tuta e casco spaziali e con maschera antigas.
Con panoramiche grandangolari belle come quelle di Koyaanisqatsi* (1982), Our
Daily Bread risulta ancora migliore di quel classico ecologista, perché suscita
negli spettatori un senso di urgenza e non permette loro di rimanere distaccati.
Così, come complici dei cospiratori, ma non imputati, in un compromesso etico di
proporzioni impensabili, veniamo spronati ad impedire che il settore
agro-industriale trascini il pianeta in un processo di totale collasso morale ed
ecologico.
Perché, dal momento che abbiamo già razionalizzato il modo atroce in cui vengono
trattati piante ed animali, il passo per arrivare a fare orecchie da mercante
davanti ad un genocidio di massa non dovrebbe essere poi tanto lungo.
Un'esperienza angosciante che promette di ossessionarvi per il resto dei vostri
pasti.
NdT: Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio, documentario sperimentale il cui titolo,
tradotto dalla lingua degli indiani Hopi, significa "vita disordinata", che si
pone come lente rivelatrice attraverso cui la realtà appare come una vorticosa
corsa verso la catastrofe.
Fonte: FinalCall.com, "Horrifying documentary offers peek at food industry", 7
dicembre 2006,
http://www.finalcall.com/artman/publish/article_3094.shtml
Fonte: www.agireora.org
Link:
http://www.agireora.org/info/news_dett.php?id=92
16.12.06
Traduzione di Maria Teresa Masci
Archivio Alimentazione
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