Smantellata ieri dal Corpo Forestale un'associazione a delinquere che
riceveva illegalmente finanziamenti per il comparto zootecnico. Arrestate 27
persone. Nel biennio 2003-2005 hanno incassato 4.500.000 euro
Costoni di roccia e dirupi, sentieri di montagna e persino una vecchia
miniera, spacciati per pascoli in modo da ottenere i finanziamenti che l'Unione
europea riserva alla zootecnia: era semplicissimo il meccanismo che ha permesso
all'organizzazione smantellata dal Corpo Forestale dello Stato di mettere a
punto una truffa ai danni dell'Ue che in soli due anni ha fruttato ai criminali
almeno 4,5 milioni di euro.
Un raggiro che, secondo gli inquirenti, è solo la punta di un fenomeno
molto più diffuso, relativamente semplice da applicare e che permette ampi
margini di guadagno. L'operazione, che vede coinvolte una sessantina di persone,
ha portato per il momento all'arresto in sette regioni (Trentino Alto Adige,
Lombardia, Veneto, Abruzzo, Emilia Romagna, Lazio e Campania) di 27 persone (12
in carcere, 14 ai domiciliari e una con l'obbligo di dimora) accusate a vario
titolo di associazione a delinquere, truffa aggravata, falso ideologico. I
provvedimenti sono stati firmati dal Gip del tribunale di Verona Marzio Bruzio
Guidorizzi su richiesta del pm Giulia Labia. Sono state inoltre compiute 52
perquisizioni e sequestrati 19 conti correnti bancari.
«La più grande operazione di questo genere in Italia» l'ha definita il
ministro per le Politiche agricole e forestali Gianni Alemanno, esprimendo
«grande soddisfazione» per il lavoro dei Forestali. L'inchiesta è partita 15
mesi fa da un controllo di routine in un'azienda agricola di Rovechiara, nel
veronese, che aveva chiesto e ottenuto i fondi comunitari: una verifica più
attenta ha permesso ai Forestali di scoprire che la "dichiarazione di
disponibilità dei terreni" - il documento che permette di calcolare il rapporto
bestiame/pascolo previsto dalle norme e che determina l'ammontare dei
finanziamenti - era palesemente falsa. I terreni che l'azienda sosteneva di
avere in Abruzzo non solo erano infatti meno estesi di quello che invece era
stato certificato, ma i diritti di godimento erano parziali e in alcuni casi
addirittura inesistenti.
Nella truffa è coinvolta anche una cooperativa abruzzese, l’A.bi.cà,
controllata da una famiglia di allevatori trentini. La Cooperativa aveva il
compito di trovare nella regione terreni demaniali da subaffittare illegalmente
ad aziende agricole italiane che se ne servivano poi per ottenere i
finanziamenti europei. Proprio in Abruzzo sono state arrestate tre persone,
mentre un'altra decina sono state denunciate. Il cervello dell'organizzazione,
hanno spiegato gli investigatori, era invece in Trentino, dove sono stati
arrestati sette imprenditori.
«Le truffe allo Stato e alla Comunità europea sono un fenomeno
silenzioso, strisciante, che non solleva polvere - dice il direttore della
divisione di polizia ambientale del Corpo forestale dello Stato Ugo Mereu - Un
fenomeno, soprattutto, che determina uno scarso allarme sociale perché in
apparenza tocca tutti e nessuno». Ma in realtà, conclude, «assistiamo a
truffe diffuse che hanno un peso economico enorme sugli enti pubblici, che sono
in grado di alterare gli equilibri di mercato e di minare la fiducia di chi fa
impresa in modo leale e corretto. L’inchiesta condotta dalla Forestale non è
ancora conclusa e potrebbe essere la punta di un iceberg. Stiamo ancora
valutando richieste di contributi per centinaia di migliaia di euro».
Parole confermate dai dati: nel 2005, nel settore della repressione delle
frodi alla Ue nel campo agrozootecnico e forestale, sono stati effettuati dagli
uomini della Forestale oltre 6.500 controlli relativi a 5.100 persone, che hanno
portato a scoprire 41 reati di frode.
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