Assetati italiani, benvenuti nel barocco sistema idrico, attuale e
futuro. La cosiddetta privatizzazione dell'acqua
approvata in Parlamento e' una bufala, gia' realta' in Toscana.
Non c'e' privatizzazione e mercato, ma solo un misto di pubblico e
privato, con meccanismi in cui la politica continuera' a far proliferare
poltrone e i privati a introitare non profitti, ma rendite.
E' un modello che gli amministratori della Toscana hanno messo in pratica
fin dal 1994, con controllore e controllato che coincidono, e dove i
profitti per i privati non dipendono dalla buona gestione, ma sono
garantiti.
Il caso Firenze e zona.
La gestione del servizio idrico e' affidata a Publiacqua, societa' al 60%
dei Comuni fiorentini e al 40% della 'privata' Acea, societa' controllata
dal Comune di Roma, a sua volta partecipata da un'azienda sotto il
controllo dello Stato francese.
Il controllo dell'operato di Publiacqua e' affidato all'Aato 3, una sorta
di consorzio a cui partecipano tutti i Comuni in cui opera Publiacqua.
Quindi controlli solo di facciata, a comandare e' Publiacqua che detta la
linea all'Aato.
Utili/rendite assicurati. Ad Acea, il socio 'privato' che ha
investito 70 milioni di euro, e' garantita una remunerazione del 7% annuo,
oltre al recupero dell'inflazione: i privati -finti o meno- sono in
fila per investire il proprio capitale in ambiti del genere, altro che Bot,
Borsa, etc... Tempo fa l'Aato ha deliberato una sopratariffa a carico
degli utenti per complessivi 6,2 milioni di euro, la motivazione?
Conguaglio sui ricavi: e' come se la Fiat, a seguito di una perdita di
esercizio, potesse inviare a tutti gli acquirenti di Punto, Bravo e Panda
una lettera in cui richiede un'integrazione di prezzo.
Cosi' diventera' tutta l'Italia con la nuova legge a cui il
centrosinistra si e' opposto solo perche' non l'avevano proposta loro.
Se lo Stato non esce da questo conflitto di interessi non sara' mai in
grado di garantire i cittadini/utenti che il suo controllo sia per il bene
pubblico.
Inoltre la privatizzazione in se', quand'anche non vedesse la
partecipazione azionaria dello Stato, non garantisce il cittadino utente.
Se ad Arezzo -citta' portata ad esempio per la privatizzazione che
ha fatto lievitare le tariffe con miglioramento della qualita' del
servizio- l'utente non puo' scegliere un fornitore rispetto ad un altro (cosi'
com'e' oggi), perche' mai la societa' 'Nuove Acque' dovrebbe abbassare le
tariffe e migliorare ulteriormente la qualita' visto che gli manca lo
stimolo della concorrenza e le basta solo mantenersi 'caldi' i politici
locali?
Se non si passera' anche alla liberalizzazione, per il
cittadino utente non cambiera' nulla. Cosi' come si e' fatto (ancora in
parte) per telefonia ed energia, occorre che sia l'utente finale a
determinare il mercato con la propria scelta, verso i piu' meritori per
qualita' e prezzo.
A questo link
alcuni esempi dei danni prodotti dal barocco sistema toscano
http://www.aduc.it
Archivio Acqua
|