Un tempo - erano gli anni della guerra fredda - si annunciava il
possibile arrivo a Roma degli odiati cosacchi sovietici
pronti ad abbeverarsi all’acqua delle fontane di piazza
San Pietro. Ora invece - sotto la minaccia di una reale
crisi idrica - dovrebbe essere il mondo occidentale a bere
l’acqua della Russia. Le previsioni, infatti, sono per noi
pessime. Si dice che siamo agli sgoccioli, mentre Mosca fa
sapere, con orgoglio, che le sue risorse idriche sono
eccezionali perchè l’immenso territorio che va dal Baltico
al Pacifico rappresenta uno dei polmoni verdi della terra,
con una vastissima estensione di foreste boreali e
altrettanti giganteschi bacini di fiumi di portata
continentale. E mentre gli esperti di Putin annunciano che
il Cremlino potrà, senza difficoltà alcuna, inserirsi
nella prevedibile “corsa all’acqua” dei prossimi 15-30
anni, si comprende subito che oltre ai tubi del gas
siberiano ci dovremo attaccare anche a quelli che portano
acqua che arriva dal freddo. C’è, infatti, un allarme
generale che viene lanciato a livello dell’Onu e che
riguarda la situazione delle risorse idriche mondiali. Le
previsioni, secondo gli esperti, annunciano che nei
prossimi venti anni saranno due miliardi le persone che
vivono nelle regioni più aride della Terra a rimanere
prive di acqua, mentre due terzi dell’intera popolazione
del pianeta non avrà acqua a sufficienza.
Tutto questo perché il consumo idrico mondiale è cresciuto
negli ultimi cento anni molto più velocemente della
popolazione umana, per l’esattezza il doppio rispetto a
quest’ultima, contribuendo a portare l’umanità verso le
critiche condizioni attuali. Ecco alcuni parametri che
fanno pensare. C’è, in primo luogo, l’agricoltura che si
trova al vertice dei consumi dal momento che utilizza, per
circa il 70%, tutta acqua dolce, di qualsiasi provenienza
(fiumi, laghi, corsi sotterranei).
Gli esperti, sottolineando lo stato di allarme, dicono che
per produrre un solo chilogrammo di riso vengono
utilizzati da 2 a 5 mila litri d’acqua ed aggiungono che è
indispensabile, ora, provvedere al miglioramento delle
tecniche di coltivazione, al migliore sfruttamento delle
acque piovane, alla riduzione degli sprechi e alla
conseguente razionalizzazione delle canalizzazioni. Ed
inoltre al miglioramento della produttivitа delle
coltivazioni senza aumentare il consumo di risorse
idriche, fino anche a cambiamenti di specie vegetali.
L’allarme trova ampio spazio nei media della Russia. E non
è un caso. Perchè in vista dell’arrivo di questa crisi
idrica - che dovrebbe colpire l’occidente europeo - gli
esperti del Cremlino fanno rilevare che la Russia non è
destinata a soffrire. Anzi proprio da queste carenze
occidentali potrebbe trovare nuovi spazi per contratti di
vendita dell’acqua. E sempre l’acqua potrebbe anche
fungere da merce di scambio, magari per il gas naturale
del Turkmenistan, sicuramente più agevolmente estraibile
di quello dell’Artico russo, o per i prodotti agricoli
dell’Uzbekistan... Affari d’oro, quindi, per un Cremlino
impegnato in operazioni di conquista basate sulle risorse
energetiche e su ricchezze naturali. Ed ecco scienziati e
progettisti che fanno già balenare l’idea di un enorme
acquedotto che dovrebbe svilupparsi accanto a quegli
oleodotti e gasdotti che attraversano, da parte a parte,
l’intero continente eurasiatico.
Il progetto è ciclopico. Si dovrebbe costruire un canale
lungo 2.550 chilometri che potrebbe iniziare nei pressi
della città russa di Khanty-Mansiysk, dove il fiume Irtysh
confluisce nell'Ob, e attraversare, dirigendosi a sud,
tutta la Russia e il Kasachstan, per raggiungere il fiume
Amudarja nell'Usbekistan nord-occidentale. Questo piano
avveniristico porterebbe all'Asia centrale l’acqua
siberiana impedendo così situazioni di siccità che
potrebbero distruggere il settore agricolo di intere
nazioni.
I primi passi relativi al piano di questo acquedotto sono
iniziati, pur se i lavori vanno a rilento dal momento che
il Cremlino non ha ancora raggiunto intese decisive con i
paesi interessati. Si parla, comunque di un cantiere
comune che nel giro di dieci-dodici anni (e con un costo
iniziale di circa 40miliardi di dollari) permetterebbe in
modo significativo di combattere la siccità e la
desertificazione.
Ma ci sono previsioni anche di segno negativo, allarmanti.
Gli scienziati russi fanno notare che nei prossimi 20-30
anni molti fiumi dell'emisfero boreale potrebbero
aumentare la loro portata dal 10 al 15%. In questo caso
diversi giacimenti petroliferi della Siberia
settentrionale potrebbero venire inondati dalle piene. E
di conseguenza il governo russo dovrebbe stanziare al più
presto miliardi di dollari per la messa in sicurezza dei
campi petroliferi..
Comunque vadano le cose è però certo che la Russia si
appresta, dal punto di vista geopolitico, ad emergere
anche come "potenza dell'acqua": una vera riserva per
l’intera Europa e un bacino di utenza per l'Asia centrale.
Tutto questo perchè le riserve fluviali russe sono immense
(in particolare l'Ob e il suo maggior tributario, l'Irtysh,
formano il sistema fluviale più lungo di tutta l'Asia), e
il paese è ricchissimo anche di laghi (acqua dolce e
salati) che sono circa 2 milioni. Tra di loro il più
famoso e prezioso è il Baikal.
Gli scienziati di Mosca studiano anche i danni che
potrebbero venire dallo sviluppo continuo di dighe e
sbarramenti. Rendono noto, in proposito, che i grandi
bacini artificiali attualmente in uso sono 330, con una
capacità che supera i 200 milioni di metri cubi ciascuno
ed una totale di 360 chilometri cubici. Ed ecco che la
battaglia per l’acqua arriva ai tavoli del vertice russo.
Si valutano i pro e i contro. Ma una cosa è certa: la
Russia di oggi si affaccia su un mercato che sembrava
confinato alle sole bottiglie di acqua minerale di cui è
ricca, come lo sono le repubbliche del Caucaso che hanno
acque veramente minerali.
Per ora è la Russia che importa dall’Europa centinaia di
migliaia di bottiglie delle marche più diverse. Un vero
fiume di affari al quale partecipano soprattutto aziende
italiane. Mosca per ora tace e compra. Ma sa che potrebbe
venire il giorno della rivincita con acqua “made in
Russia”: da bere e da utilizzare per l’irrigazione.
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