L'Acqua in quanto elemento essenziale alla sopravvivenza di tutte le forme di
vita è un diritto
Dal riconoscimento che l'acqua in quanto elemento essenziale alla
sopravvivenza di tutte le forme di vita è un diritto, un diritto umano e
sociale, ed è responsabilità della collettività assicurare le condizioni per
garantire tale diritto a tutti, nasce la:
"CAMPAGNA ACQUA" di PACE E SVILUPPO.
Con il suo impegno la Cooperativa vuole contribuire alla sensibilizzazione
pubblica sulle problematiche inerenti alla risorsa acqua, nonché diffondere tra
i suoi soci una consapevolezza che sia premessa comportamenti responsabili e
sostenibili. Il gruppo acqua, costituito da volontari della cooperativa, ha
scelto il tema della privatizzazione e quello della commercializzazione delle
acque in bottiglia come ambiti di interesse su cui concentrare la propria
attenzione e azione, per affermare sempre di più che l'acqua è un bene pubblico
che, anche a causa nostra, rischia di diventare privato. Nei paesi poveri, ma
anche in Europa e Italia.
Perché se l'acqua è "fonte di vita" ed un bene comune che appartiene a tutti gli
abitanti della Terra, non deve essere assoggettata alle leggi del mercato, non
può cioè essere oggetto di scambio commerciale di tipo lucrativo. L'acqua non è
una merce!
Eppure la commercializzazione delle acque in bottiglia, dà vita ad un business
mondiale da 28 miliardi di dollari all'anno! Un italiano su due beve acqua in
bottiglia, pensando che sia più sicura e salutare. Invece è solo vittima di
pregiudizi e di un efficace marketing. L'acqua degli acquedotti è sottoposta a
maggiori controlli di quelle minerali, che sono oggetto di una disciplina
giuridica molto meno rigida. Le acque minerali contengono a volte sostanze come
arsenico, cromo, cadmio, nitrati e piombo in concentrazioni molto superiori a
quelle ammesse per l'acqua di rubinetto. L'unica cosa certa è che l'acqua in
bottiglia è più costosa (330 volte più di quella di casa) ed arricchisce per lo
più 5 multinazionali (Nestlè, Danone, San Benedetto, Uliveto e Rocchetta) che
per procedere all'imbottigliamento devono semplicemente chiedere una concessione
alle Regioni, a cui pagano come corrispettivo un canone annuo, di solo 500 euro!
A tutto questo va aggiunto l'enorme impatto ambientale causato dalla produzione,
dal trasporto e dallo smaltimento delle bottiglie: gli italiani in media in un
anno consumano 88 bottiglie di acqua minerale in PET, conquistando così il
triste primato europeo. E i costi dello smaltimento sono ovviamente sostenuti
dalle regioni. Opinabile è innanzitutto il principio di fondo: imprese private
sfruttano falde e sorgenti che appartengono alla comunità vendendo a prezzo
elevato ai cittadini una risorsa che già appartiene loro.
Allora che fare?
BERE L'ACQUA DEL RUBINETTO
per questo Pace e Sviluppo ha lanciato la campagna
La Cooperativa ha pensato di proporre una campagna di sensibilizzazione affinché
a casa si ritorni a consumare l'acqua dell'acquedotto e nei locali pubblici si
cominci a domandare l'acqua di rubinetto e non l'acqua minerale. E per
responsabilizzare in tal senso le amministrazioni pubbliche.
Si tratta di un primo passo certamente provocatorio ma significativo per far
crescere la sensibilità di tutti rispetto allo sfruttamento di un innegabile
patrimonio dell'umanità da parte delle multinazionali
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Fonte:www.pacesviluppo.it
Archivio Acqua
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