Il sistema idrico perde
fino al 40% dell'acqua trasportata. Più della metà dei fiumi è in
sofferenza. E ci si mette pure la siccità
Il
sistema idrico
italiano è un colabrodo e i fiumi versano in gravi condizioni per portata
e qualità delle acque. E’ impietoso il giudizio del Comitato di
vigilanza sull'uso delle risorse idriche che oggi ha tenuto la sua
relazione in Parlamento.
Le perdite dalle
tubature sono all’ordine del giorno e a questo si aggiunge un
calo delle precipitazioni piovose che sta mettendo in ginocchio anche le
attività agricole. Le piogge in Italia nel giro di un decennio sono
diminuite infatti di circa il 10%, e per molti dei principali bacini
del Paese ciò si traduce in una riduzione del 20% della portata.
La crisi idrica e la
diminuzione della portata, a fronte di una costante immissione nei corsi
d’acqua di carichi inquinanti (civili e industriali) non depurati o
depurati male, influisce anche sulla qualità dei fiumi italiani,
che per il 43 per cento sono solo sufficienti. n="justify">
Secondo la relazione
bisogna tenere conto della variabilità climatica e di rischi di fenomeni
estremi, come siccità e alluvioni, sempre più diffusi. Questo nonostante
esista un apparente equilibrio tra le esigenze di acqua dell'Italia, di
circa 54,3 miliardi di metri cubi l'anno e risorse utilizzabili,
stimate in 53 miliardi di metri cubi.
A questo quadro vanno
aggiunte le reti colabrodo, che perdono circa il 40% dell'acqua
trasportata e incidono molto sul servizio: ogni italiano consuma
200 litri al giorno. Le tariffe, per il Comitato, restano una giungla:
si va da un massimo per nucleo familiare in Puglia di 330,89 euro l'anno a
un minimo in Molise di 138,79 euro.
La media della
portata dei fiume Adige e del Tevere ha registrato dagli anni ’20 ad
oggi un decremento anche superiore al 25%, per il Flumendosa (Sardegna) è
stato addirittura del 35% e per l'Arno del 45%. Il buon andamento delle
piogge tra il 2004 e il 2005 non è stato sufficiente a compensare la
riduzione, diversa a seconda dell'area.
Mentre l'Italia
centro-meridionale ed insulare ha registrato un andamento positivo, come
in Sardegna, dove nel dicembre del 2004 è caduta una quantità di acqua
pari al 50% del totale annuo, nell'Italia del Nord e in particolare nel
bacino del Po e in quello dell'Adige, nel corso del 2005 si sono avute
precipitazioni ancora inferiori ai valori medi pluriennali.
Nel luglio del 2005 la
portata del Po è stata di 341 metri cubi al secondo mentre nei
dieci anni precedenti la media nello stesso mese è stata più del doppio,
con 990,91 metri cubi al secondo. La portata dell'Adige, sempre nel
luglio del 2005, è stata di 125,80 metri cubi al secondo, contro i 224,77
metri cubi dei 10 anni precedenti.
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