« ...voi,
che vivete tranquilli nella vostra coscienza di uomini giusti,
che sfruttate la vita per i vostri sporchi giochetti
allora, allora ammazzateci tutti!
(Antonello Venditti, Canzone per Seveso)
Il disastro di Seveso, o della nube di diossina, fu una catastrofe
industriale avvenuta nell'estate del
1976 nel comune
di Seveso, in
Brianza,
causata da una fuga del composto chimico siglato
TCDD, una tra le
più pericolose
diossine
conosciute, che intossicò la popolazione locale, inquinò aria, terreni e cose,
e che uccise migliaia di animali. Decine di migliaia di animali furono
soppressi in seguito per stroncare sul nascere il rischio di propagazione
della contaminazione chimica.
I fatti
Verso le 12:37 di sabato
10 luglio
1976 nello
stabilimento della società
ICMESA di
Meda, confinante con
Seveso, un
reattore chimico destinato alla produzione di
triclorofenolo, un componente di diversi diserbanti, perse il controllo
della temperatura e si scaldò oltre i limiti previsti.
La causa prima fu probabilmente un arresto volontario della lavorazione,
senza azionare il raffreddamento della massa e quindi senza contrastare l'esotermicità
della reazione; inoltre l'acidificazione del prodotto veniva fatta dopo la
distillazione, e non prima. L'apertura delle valvole di sicurezza (dischi di
rottura tarati per 3,5 bar effettivi) evitò l'esplosione del reattore ma
l'alta temperatura causò una modifica della reazione con una massiccia
formazione di 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina (TCDD),
sostanza comunemente nota come
diossina,
una delle sostanze note maggiormente tossiche. La TCDD venne rilasciata (in
quantità non definita, tra 300
g e 30
kg)
e trascinata verso sud dal vento in quel momento prevalente (in diverse
condizioni meteorologiche si sarebbe potuta colpire un'area di 30.000
abitanti). Si è quindi formata una nube tossica che ha colpito i Comuni di
Meda (dove era localizzata la fabbrica), Seveso,
Cesano Maderno e
Desio. Seveso è
stato il Comune più colpito essendo immediatamente a sud della fabbrica. Le
prime avvisaglie furono l'odore acre e le infiammazioni agli occhi. Pur non
essendoci stati morti, circa 250 persone riscontrarono la cloracne
(dermatosi provocata dall'esposizione al cloro e ai suoi derivati, che crea
lesioni e cisti sebacee), mentre gli effetti sulla salute generale sono ancora
oggi oggetto di studi. È infatti opinione della popolazione locale che sia
aumentata la percentuale di tumori nella zona.
Dopo l'incidente di Seveso, tre zone a decrescente livello di
contaminazione (A, B, e R) sono state delimitate sulla base delle
concentrazioni di TCDD nel suolo. 15.5–580.4 μg/m3 in zona A,
1.7–4.3 μg/m3 in zona B, e 0.9–1.4 μg/m3 in zone R.
[1]
Le abitazioni comprese nella zona A, la più colpita, furono demolite e il
primo strato di terreno venne rimosso. Gli abitanti della zona A vennero
evacuati dopo ben 16 giorni e ospitati in apposite strutture alberghiere. La
zona A venne presidiata per impedire a chiunque di entrare. Dopo 10 anni, in
questa zona è sorto il "Bosco delle Querce". Invece le zone B e la zona di
rispetto furono tenute sotto controllo (divieto di coltivazione e di
allevamento). La popolazione venne avvisata dell'evento solo dopo 8 giorni.
Alcune conseguenze a lungo termine
Ricerche effettuate verso la fine degli anni '90 sulla popolazione
femminile mostrano, a venti anni di distanza, una relazione tra esposizione
alla TCDD in periodo prepuberale e alcuni disturbi.
Tra gli studi più recenti, si rileva come ancora a 25 anni di distanza dal
disastro, gli effetti, misurati su un campione statisticamente ampio di
popolazione, 1772 esposti ed altrettanti controlli, siano elevati. Nello
studio, in sintesi, la probabilità di avere alterazioni neonatali ormonali
conseguenti alla residenza in zona A delle madri è 6.6 volte maggiore che nei
controlli. Le alterazioni ormonali vertono sul
TSH, la cui alterazione, largamente studiata in epidemiologia ambientale,
è causa di deficit fisici ed intellettuali durante lo sviluppo
[2].
Seveso e la legislazione sull'aborto
Immediatamente dopo l'avviso iniziarono a circolare voci di possibili
malformazioni dei feti e molte donne gravide abortirono presso ospedali o
cliniche anche di altri Stati Europei.
Nonostante allora in Italia l'aborto fosse vietato, qualche decina di
aborti fu praticata anche in Italia, in particolare presso la clinica
Mangiagalli di Milano, e in due casi presso l'ospedale di Desio.
All'epoca non si praticavano diagnosi prenatali e le analisi compiute a
Lubecca sui feti abortiti dimostrarono che erano tutti sani.
Testimonianze sull'evento
A questa triste vicenda si è ispirato il cantautore
Antonello Venditti per scrivere una delle sue canzoni più belle,
Canzone per Seveso, pubblicata nell'ottobre del
1976 nell'album
Ullalla,
che analizza i fatti accaduti tentando di individuarne le cause profonde.
Testimonianza degli avvenimenti avvenuti nel primo anno dopo la fuga si
possono trovare in "Visto da Seveso" di Laura Conti, consigliere regionale
della Lombardia ai tempi del disastro, edito da Feltrinelli nel 1977.
Filmato sull'evento "Seveso, 1976":
http://www.margheraonline.it/video/pp-seveso.avi
Note
- ^ di Domenico A,
Silano V, Viviano G, Zapponi G. 1980. Accidental release of
2,3,7,8-tetrachlorodibenzo-p-dioxin (TCDD) at Seveso, Italy. VI. TCDD levels
in atmospheric particles, Ecotoxicol Environ Saf. 4:346–356.
- ^
[1] Andrea Baccarelli1, Sara M. Giacomini, Carlo Corbetta, Maria Teresa
Landi, Matteo Bonzin, Dario Consonni, Paolo Grillo, Donald G. Patterson Jr.,
Angela C. Pesatori, Pier Alberto Bertazzi , Neonatal Thyroid Function in
Seveso 25 Years after Maternal Exposure to Dioxin
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