Per omosessualità si intende il comportamento o l'attrazione
sentimentale o
sessuale tra individui dello stesso sesso, a livello situazionale o in
un'indole duratura. Nella definizione di
orientamento sessuale, l'omosessualità viene collocata nel
continuum etero-omosessuale della sessualità umana[1],
e si riferisce all'identità di un individuo sulla base di tali attrazioni
e dell'appartenenza a una comunità di altri individui che condividono le
stesse.[2][3]
L'omosessualità si riscontra in molte
specie
animali.[4][5]
La larga diffusione dell'omosessualità nella specie umana è difficile da
determinare accuratamente; gli studi suggeriscono che tra il 2 e il 20%
della popolazione esibisce alcuni gradi di tendenza omosessuale, benché in
molte antiche culture le relazioni omosessuali fossero altamente diffuse.
Nel corso della
storia,
alcuni aspetti individuali dell'omosessualità sono stati ammirati o
condannati, relativamente alle norme sessuali delle varie società.
Quando essa veniva elogiata, tali aspetti erano visti come un
miglioramento per la società[6];
quando veniva condannata, particolari attività venivano viste come un
peccato o una malattia, ed alcuni comportamenti omosessuali erano proibiti
dalla
legge.
Dalla metà del
XX
secolo, l'omosessualità è stata gradualmente disconosciuta come
malattia e decriminalizzata in quasi tutte le nazioni sviluppate.[7]
Comunque, lo status legale delle relazioni omosessuali varia enormemente
da uno stato all'altro e rimangono ancora
giurisdizioni in cui alcuni comportamenti omosessuali sono considerati
crimini e vengono puniti con pene severe, tra cui la
morte.
Molte persone omosessuali nascondono i loro veri sentimenti e attività
a causa della paura della disapprovazione altrui e della violenza; vengono
comunemente definiti repressi. Il dichiarare apertamente il proprio
orientamento viene definito
coming out (dall'inglese “uscir fuori”). I tentativi di
emancipazione dell'omosessualità, così come oggi vengono riconosciuti,
iniziarono negli
anni
'60 del 1800;
mentre nel XX secolo, dalla metà degli anni '50 si ebbe un'accelerazione
con l'aumento della visibilità, dell'accettazione e dei diritti civili per
lesbiche, gay
e
bisessuali. Tuttavia, l'omofobia
persiste, e soprattutto si presenta nei confronti dei giovani, comportando
un grande rischio di difficoltà alla socializzazione, con gravi
conseguenze tra cui il
suicidio.[8]
Ad oggi, gli aggettivi più comuni utilizzati sono
lesbica per le donne omosessuali e
gay per gli
uomini omosessuali, benché alcuni preferiscano altri termini o anche
nessun termine di definizione.
Etimologia
Il termine omosessualità è la traduzione italiana della parola
tedesca Homosexualität (creata fondendo il termine greco "omoios",
che vuol dire "simile", e il termine latino "sexus", che
vuol dire "sesso"), dalla quale poi sono derivate le traduzioni in
tutte le altre lingue. Fu coniato nel
1869 dal
letterato ungherese di lingua tedesca
Károly Mária Kertbeny (1824-1882)
(nato
Karl-Maria Benkert) che lo usò in un pamphlet anonimo contro
l'introduzione da parte del Ministero della Giustizia prussiano di una
legge per la punizione di atti sessuali fra due persone di sesso maschile.
Sempre Benkert coniò i termini di "Normalsexualität" (normosessualità) e "Doppelsexualität"
(bisessualità). Solo negli
anni
venti si farà strada il termine di "eterosessuale".
Il frontespizio del pamphlet anonimo scritto nel 1869 da
Kertbeny
Una foto di
Kertbeny (o Benkert) nel 1850/60
Benkert non era un medico né uno scienziato, bensì un letterato e
soprattutto quel che oggi definiremmo un "militante" omosessuale. La sua
creazione di questo termine fu dunque non un tentativo di medicalizzare il
comportamento omosessuale (come spesso, e a torto, si legge), ma più
semplicemente il tentativo di creare un termine moralmente neutro che
sostituisse quelli in uso all'epoca, soprattutto "pederastia",
"sodomia",
"omogenia" ed "androtropia". Del resto, negli stessi anni
anche
Karl Heinrich Ulrichs (1825-1895),
un altro militante, aveva coniato allo stesso scopo il termine
uranismo,
che inizialmente ebbe maggior successo. Nel
1880 il
termine "omosessualità" fu ripreso in un'opera scientifica di
Gustav Jäger, Die Entdeckung der Seele, dal quale penetrò nella
letteratura scientifica, che lo impose al grande pubblico, soprattutto
attraverso la celeberrima
Psychopathia sexualis di
Richard von Krafft-Ebing, nella quale apparve a partire dall'edizione
del 1887.
In Italia il termine apparve a stampa nel
1894; mentre
l'aggettivo
omosessuale era già apparso due anni prima, pur se destinato ad
entrare nell'accezione comune solo a partire dagli
Anni
trenta.
Nel corso degli anni il termine "omosessualità" ha assunto connotati
sempre più neutri, anche se il concetto in sé continua ad essere
considerato un
tabù nella maggioranza delle
culture.
Negli anni Cinquanta e Sessanta una parte del
movimento di liberazione omosessuale ha cercato di allontanare
l'attenzione dal concetto di "sessualità", contenuto in questa parola,
sostituendola con
omofilia (dal greco omoios e filìa "affetto fraterno").
"Omofilìa" è però caduto in disuso, ed è oggi usato solo all'interno della
comunità omosessuale, o da persone anziane, o per riferirsi
specificamente a quel periodo storico ("il
movimento omofilo degli anni Cinquanta"). Con lo stesso intento di
ricondurre l'attenzione all'ambito dei sentimenti più che a quello della
sessualità negli ultimi anni è stato introdotta anche l'espressione "omoaffettività".
In particolare la parola omosessualità ha sostituito, secondo le
intenzioni del suo creatore, termini usati nel passato come l'antico "sodomia",
il cinquecentesco "vitio nefando", "inversione sessuale" (coniato
nel 1870 da
Arrigo Tamassia) e altri che avevano connotazioni moralmente negative
o indicavano deviazioni patologiche della sfera sessuale. Ha inoltre dato
al linguaggio corrente un'alternativa ai termini dialettali, che hanno
sempre in sé un significato denigratorio o spregiativo.
La nascita del
movimento di liberazione omosessuale ha imposto in tutto il mondo il
termine nato dal gergo omosessuale statunitense
gay,
inizialmente usato soprattutto per gli uomini omosessuali, ma da qualche
anno usato frequentemente anche per parlare di donne lesbiche.
Un'ala del
movimento di liberazione omosessuale (o "movimento
LGBT") si
autodefinisce inoltre provocatoriamente
queer.
Nel caso di omosessualità fra donne, si parla di
lesbismo
(il termine deriva dall'isola di
Lesbo, che
fu patria della poetessa
Saffo),
termine preferito dal movimento lesbico-femminista;
totalmente in disuso ed anzi offensivo il termine antico
tribadismo (dal greco "tribàzo", "mi sfrego").
 |
Per approfondire, vedi la voce
Lesbismo. |
Sessualità e identità di genere
Definizione dell'omosessualità
Definire chi sia la persona omosessuale non è cosa agevole. L'omofobia,
del resto, contribuisce a generare talvolta e in alcune culture una
situazione sociale pesante in cui le stesse persone omosessuali rifiutano
per prime, almeno in pubblico, la definizione di "omosessuale".
Oltre a ciò, il confine fra
eterosessualità ed omosessualità non è affatto netto: vaste aree del
comportamento umano sfuggono a una definizione netta, ad esempio nel caso
delle persone
bisessuali.
Oltre che da parte di persone che provano attrazione sessuale e/o
sentimentale sia per persone dell'altro che del proprio sesso (bisessualità
in senso stretto), si possono verificare comportamenti omo- o
bisessuali in molti altri casi, tra i quali:
- comportamenti omosessuali indotti dall'assenza di altre possibilità
di sfogo sessuale ("omosessualità
situazionale", per esempio quella che si verifica nelle comunità di
persone di un solo sesso, come le carceri, le caserme. Essa è detta
anche "omosessualità di compensazione" o, nei testi più antichi,
pseudo-omosessualità - questa ultima definizione è ormai in disuso -);
- comportamenti omosessuali infantili e adolescenziali (o "giochi"
sessuali), presenti soprattutto nelle società in cui i rapporti sessuali
con persone del sesso opposto sono strettamente riservati agli adulti,
tramite matrimonio o ricorso alla prostituzione ("omosessualità
adolescenziale" o "transitoria");
- comportamenti (anche) omosessuali da parte di persone affette da
alcune patologie mentali, tali da rendere indifferenziato l'oggetto
delle loro pulsioni erotiche;
- comportamenti omosessuali motivati da ragioni estranee alla tendenza
sessuale personale, come per esempio nel caso della
prostituzione maschile, nella quale il bisogno economico può indurre
a rapporti sessuali con persone del proprio sesso anche persone che non
sono omosessuali esse stesse.
Normalmente, quando si parla di "omosessuali", non si intendono
le persone coinvolte nelle situazioni sopra elencate, bensì le persone che
provano attrazione in modo preponderante o esclusivo per persone del loro
sesso anche quando siano al di fuori da tali situazioni. Tali
persone ricercano rapporti affettivi e sessuali con persone del loro sesso
in base a una pulsione interna personale, e non in base a una scelta
indotta dall'ambiente o dalle circostanze.
Orientamento sessuale, identità e comportamento secondo gli psicologi
americani
L'American
Psychological Association, l'American
Psychiatric Association, e la
National Association of Social Workers asseriscono che "L'orientamento
sessuale si riferisce ad un modello duraturo o ad una disposizione
all'esperienza sessuale, affettiva o di romantica attrazione primariamente
a uomini, donne o entrambi i sessi. Si riferisce anche al senso di
personale e sociale identità di un individuo basato su tali attrazioni, ai
comportamenti che le esprimono, e all'appartenenza ad una comunità di
altri individui che le condividono. Benché il raggio d'azione
dell'orientamento sessuale si dilunghi in un continuum da un'identità
esclusivamente eterosessuale ad una esclusivamente omosessuale, viene
solitamente interpretato nei termini di tre categorie: eterosessuale
(avente attrazione sessuale e romantica primariamente o esclusivamente con
membri dell'altro sesso), omosessuale (avente attrazione sessuale e
romantica primariamente o esclusivamente con membri dello stesso sesso), e
bisessuale (avente un significante grado di attrazione sessuale e
romantica nei confronti di entrambi uomini e donne). L'orientamento
sessuale va distinto da altre componenti sessuali o della sessualità,
inclusi il sesso biologico (le caratteristiche anatomiche, fisiologiche e
genetiche associate con l'essere di genere maschile o femminile),
l'identità di genere (il senso psicologico di appartenenza al genere
maschile o femminile), e il ruolo sociale di genere (l'adesione alle norme
culturali che definiscono i comportamenti mascolini o effeminati).
L'orientamento sessuale viene comunemente dibattuto come una
caratteristica dell'individuo, così come per il sesso biologico,
l'identità di genere o l'età. Questa prospettiva è incompleta dal momento
che l'orientamento sessuale viene sempre definito sulla base dei termini
relazionali e necessariamente concerne relazioni con altri individui. Atti
sessuali e attrazioni romantiche vengono categorizzati come omosessuali o
eterosessuali sulla base del sesso biologico dell'individuo coinvolto in
essi, relativamente ai partner. Effettivamente, è tramite la prestazione –
o il desiderio di prestare – con un'altra persona che gli individui
esprimono la loro eterossessualità, omosessualità o bisessualità. Ciò
include azioni semplici come il tenersi per mano o il baciare un'altra
persona. Così, l'orientamento sessuale è integramente connesso alle intime
relazioni personali che gli esseri umani formano con altri per incontrare
le loro più profonde necessità sentimentali di amore, legame e intimità.
Oltre al comportamento sessuale, questi vincoli comprendono affezioni
fisiche non-sessuali tra partner, la condivisione degli obiettivi e dei
valori, il reciproco sostegno e l'impegno costante.
Conseguentemente, l'orientamento sessuale non è meramente una
caratteristica personale che può essere definita isolatamente. Altresì, il
proprio orientamento sessuale definisce l'universo di persone con cui una
persona è in grado di trovare soddisfacenti e appaganti relazioni che, per
molti individui, comprendono un'essenziale componente di identità
personale.[9]
Le persone con un orientamento omosessuale che non si identificano come
gay o lesbiche e non accettano l'orientamento omosessuale vengono spesso
definiti "repressi".
L'attività omosessuale può anche avvenire in situazioni in cui un
grande gruppo di persone dello stesso sesso è confinato insieme per una
certa lunghezza di tempo, come nelle prigioni, nelle armi, nelle scuole
separate o in altre comunità che segregano sulla base sessuale, in cui i
vari individui possono avere comportamenti omosessuali ma, in altra
circostanza, si definiscono eterosessuali.
Sviluppo dell'identità sessuale: “processo del coming-out”
Molte persone che si sentono attratte da membri del loro stesso sesso
s'imbattono nel cosiddetto coming-out ad un certo punto della loro
vita. Generalmente, il coming out viene descritto in tre fasi. La prima
fase è quella del “conoscere se stessi”, e della realizzazione o
decisione di emergere come una persona aperta a relazioni con persone
dello stesso sesso. Ciò viene spesso definito come un coming out interno.
La seconda fare prescrive la propria decisione di “uscir fuori” con altre
persone, ad esempio la famiglia, gli amici e/o i colleghi. Ciò avviene per
molte persone, mediamente, intorno agli 11 anni, ma altri non chiariscono
il loro orientamento sessuale fino all'età di 40 anni, o oltre. La terza
fase è rappresentata, più generalmente, dal vivere apertamente come una
persona LGBT.[10]
In Italia,
come nel resto delle nazioni più sviluppate, le persone spesso hanno il
loro coming out durante le scuole superiori o all'università. A queste
età, essi non vedono la necessità di ricorrere ad un aiuto quando il loro
orientamento non è accettato nella loro società e da ciò ne conseguono
rischi e violenze nel momento in cui si rivela ai membri di tale società
la propria sessualità.
Secondo i testi di Rosario, Schrimshaw, Hunter, Braun (2006), "lo
sviluppo dell'identità sessuale di lesbiche, gay e bisessuali (LGB) è un
complesso e spesso difficile processo. A differenza di membri di altri
gruppi di minoranza (come ad esempio le minoranze etniche e razziali), la
maggior parte degli individui LGB non è cresciuta in una comunità di altri
individui simili a loro da cui possono imparare riguardo la loro identità
e che rinforzano e supportano quell'identità. Al contrario, gli individui
LGB sono spesso cresciuti in comunità che sono tanto ignoranti quanto
apertamente ostili nei confronti dell'omosessualità.”[11]
È definita outing l'azione di rivelare pubblicamente il proprio
orientamento sessuale da parte di una persona sessualmente repressa.[12]
Noti politici, celebrità, militari e ecclesiastici sono “usciti fuori”,
per motivi che vanno dalla malizia alle credenze politiche o morali. Molti
commentatori si oppongono a tale pratica,
[13] altri invece incoraggiano le figure pubbliche all'outing
così da usare le loro posizioni per influenzare l'opinione pubblica e gli
altri individui gay ad “uscir fuori”.[14]
Fluidità dell'orientamento sessuale
Le maggiori organizzazioni professionali e scientifiche statunitensi,
inglesi e australiane considerano i tentativi di modificazione
dell'orientamento sessuale potenzialmente dannosi; allo stesso tempo,
frange e gruppi, spesso motivati da credenze religiose, credono che il
cambiamento o la diminuzione dell'attrazione sessuale, siano possibili per
coloro che non "possono" accettare il proprio orientamento.
L'orientamento sessuale è stato provato essere generalmente
impermeabile agli interventi intenzionati a cambiarlo. Nessuna ricerca
scientificamente adeguata ha dimostrato che tali interventi siano
effettivi o salutari. Le principali organizzazioni di sanità mentale non
incoraggiano gli individui al tentativo di cambiare il loro orientamento
da omosessuale a eterosessuale. Tutte le maggiori organizzazioni
statunitensi di sanità mentale hanno adottato una politica di
dichiarazioni con lo scopo di avvertire i professionisti e il pubblico sui
trattamenti che implicano il cambiamento dell'orientamento sessuale.
[9] Le maggiori associazioni di sanità mentale considerano i
punti di vista che sposano organi intenzionati a tale cambiamento non
sostenuti dalla scienza e che tali cosiddetti trattamenti
sull'omosessualità creano uno scenario in cui il pregiudizio e la
discriminazione possano fiorire.[15]
L'American
Psychological Association “incoraggia i professionisti di sanità
mentale a sfatare la travisante efficacia dei tentativi di cambiamento
dell'orientamento sessuale che promuovono o promettono il cambiamento del
medesimo, incoraggiando invece a fornire assistenza a quelle persone
afflitte dalla loro o da quella di altri situazione sessuale, e conclude
che i benefici riportati dai partecipanti a tentativi di cambiamento
possono essere ottenuti mediante approcci che non intentano al cambiamento
dell'orientamento sessuale”.[16]
L'Australian
Psychological Society afferma che "L'orientamento omosessuale non è
una malattia mentale e non ci sono ragioni scientifiche per tentare una
conversione di lesbiche o gay ad un orientamento eterosessuale. L'Australian
Psychological Society riconosce la scarsità di evidenza scientifica
riguardo l'utilità di una terapia di conversione, e sottoscrive che essa
potrebbe, di fatto, essere dannosa per l'individuo. Cambiare
l'orientamento sessuale di una persona non è semplicemente una questione
di cambiamento del comportamento sessuale della stessa. Esso
necessiterebbe dell'alterazione dei sentimenti emozionali, romantici e
sessuali della persona e la ricostruzione della propria concezione di sé e
dell'identità sociale."[17]
Similmente, il
Royal College of Psychiatrists stabilisce che “Non v'è alcuna evidenza
scientifica che l'orientamento sessuale possa essere modificato.”[18]
e che "La maggior evidenza dell'efficacia di un qualsivoglia trattamento
deriva da test clinici random e nessun test di questo tipo è stato mai
eseguito in questo campo."[19]
David Satcher della
Surgeon General of the United States fornisce un rapporto che afferma
che “non esiste una valida evidenza scientifica per cui l'orientamento
sessuale possa essere modificato”.[20]
L'American
Psychiatric Association (APA) ha inoltre affermato che "alcune persone
credono che l'orientamento sessuale sia innato e stabile; malgrado ciò,
l'orientamento sessuale si sviluppa nel corso della vita di una persona”.[21]
L'APA dice anche che "la maggior parte delle persone sperimenta ben poco o
senza alcun senso di scelta riguardo il proprio orientamento sessuale."[22]
In un resoconto in associazione con le maggiori organizzazioni mediche
americane, l'APA afferma che "differenti persone realizzano in differenti
punti della propria vita di essere eterossessuali, gay, lesbiche o
bisessuali".[23]
Un rapporto della
Centre for Addiction and Mental Health afferma: "Per alcune persone,
l'orientamento sessuale è continuo e stabile nella loro vita. Per altri,
l'orientamento sessuale può essere fluido e cambiare nel corso del tempo”.[24]
Identità di
genere
I primi scrittori che hanno parlato di orientamento omosessuale
solitamente lo intendevano essere intrinsecamente associato al sesso
dell'individuo. Ad esempio, si pensava che una persona col corpo femminile
attratta da persone con corpo femminile avrebbe avuto attributi e/o
caratteristiche mascoline, e viceversa.[25]
Questa concezione era diffusa dalla maggior parte dei teorici di
omosessualità dalla metà del XIX ai primi anni del XX secolo, come
Karl Heinrich Ulrichs,
Richard von Krafft-Ebing,
Magnus Hirschfeld,
Havelock Ellis,
Carl
Jung e
Sigmund Freud, così come le stesse persone omosessuali che si
rispecchiavano in questa concezione. Comunque, quest'idea
dell'omosessualità come vera inversione sessuale fu disputata, e nella
seconda metà del XX secolo, l'identità
di genere iniziò ad essere sempre più vista come un fenomeno distinto
dall'orientamento sessuale.
Le persone
transgender e
cisgender possono essere attratte da uomini, donne o da entrambi,
benché la prevalenza dei differenti orientamenti sessuali sia abbastanza
diversa in queste due popolazioni. Un individuo omosessuale, eterosessuale
o bisessuale può essere mascolino, effeminato o androgino, e inoltre,
molti membri e sostenitori delle comunità lesbiche e gay dichiarano che
riconoscere un “genere eterosessuale conforme“ (cioè maschio con
caratteristiche mascoline e femmina con caratteristiche femminili) e un
“genere omosessuale non conforme” (cioè maschio con caratteristiche
femminili e femmina con caratteristiche mascoline) siano degli stereotipi
negativi. Comunque, studi effettuati da
J. Michael Bailey e
K.J. Zucker hanno riscontrato che la maggioranza dei gay e delle
lesbiche sono state di un genere non conforme durante la loro infanzia.[26]
Richard C. Friedman, nel suo Male Homosexuality pubblicato nel
1990,[27]
scrivendo con una prospettiva psicanalitica, afferma che il desiderio
sessuale inizia più tardi di quanto indicò invece
Sigmund Freud; non nell'infanzia ma tra i 5 e i 10 anni, e non è
focalizzato su di una figura genitoriale ma su individui della stessa età,
o loro pari.[28]
Costruzione sociale
Dato che un orientamento sessuale è complesso e multi-dimensionale,
alcune accademie e ricercatori, specializzati in tali studi, asseriscono
che ciò sia un costrutto sociale e storico. Nel
1976 lo
storico
Michel Foucault affermò che l'omosessualità intesa come identità non
esisteva nel diciottesimo secolo; le persone allora parlavano di
“sodomia”, riferendosi al mero atto sessuale. La sodomia era un reato che
veniva spesso ignorato ma a volte severamente punito.
Il termine omosessuale è spesso usato dalle culture europee e americane
per avviluppare l'intera identità sociale di una persona, che inclue sé
stessi e la propria personalità. Nelle culture occidentali alcune persone
parlano significativamente di identità e comunità gay, lesbiche e
bisessuali. In altre culture, l'etichettare con omosessuale e
eterosessuale non enfatizza un'intera identità sociale o non indica
un'affiliazione comunitaria basata sull'orientamento sessuale.[29]
Alcuni studiosi, come David Green, affermano che l'omosessualità sia un
costrutto sociale del moderno Occidente, e come tale non possa essere
usato nel contesto di una sessualità maschio-maschio non occidentale, così
come non possa essere fatto nello stesso contesto riguardo l'Occidente
pre-moderno.[30]
Romanticismo omosessuale e relazione
Le persone con un orientamento omosessuale possono esprimere la propria
sessualità in una varietà di modi e possono o non esprimerla nel proprio
comportamento.[31]
Alcuni hanno relazioni sessuali predominanti con persone della loro stessa
identità di genere, un altro genere, relazioni bisessuali o possono
anche essere celibi.[31]
Ricerche indicano che molte lesbiche e gay vogliono avere, o riescono ad
avere, impegnate e durature relazioni. Ad esempio, alcuni rilevamenti
indicano che tra il 40 e il 60 % degli uomini gay e tra il 45 e l'80 %
delle lesbiche sono correntemente impegnate in una relazione sentimentale.[32]
Tali dati indicano anche che tra il 18 e il 28 % delle coppie gay e tra
l'8 e il 21 % delle coppie lesbiche negli Stati Uniti hanno vissuto
insieme per dieci o più anni.[33]
Alcuni studi hanno dimostrato che le coppie dello stesso sesso e del sesso
opposto sono equivalenti nelle misure di soddisfazione e impegno nelle
relazioni sentimentali,
[34][35]
e che l'età e il genere sono più attendibili dell'orientamento sessuale
nel presagire la soddisfazione e l'impegno nella relazione sentimentale,
[35] e che le persone che sono eterosessuali o omosessuali
condividono comparabili aspettative e ideali nei confronti di una
relazione sentimentale.[36]
Demografia
Le prime
stime (sec. XIX)
Le prime stime, opera di militanti omosessuali come
Karl Heinrich Ulrichs, nel
XIX
secolo, valutavano la consistenza degli
"uranisti"
nell'ordine di una persona ogni diecimila, cifra che fu allora giudicata
esagerata.
All'inizio del
secolo
XX il sessuologo e militante omosessuale
Magnus Hirschfeld scoprì, in un questionario fatto circolare fra
studenti di sesso maschile, una percentuale di omosessuali di circa una
persona ogni cento. Anche questo dato fu considerato eccessivo ed
Hirschfeld fu accusato dai suoi avversari di manipolazione deliberata dei
dati per "gonfiarli".
Il "Rapporto Kinsey" e la stima del 5%
Quella di Hirschfeld rimase comunque l'unica stima scientifica
disponibile fino al
1947, quando
uscì il primo dei due volumi del celebre
Rapporto Kinsey, dedicato al comportamento sessuale maschile.
Le statistiche fornite da questo Rapporto ebbero un effetto
dirompente, suscitando un'infinità di polemiche.
Alfred Kinsey era un biologo e non uno psichiatra, ed ebbe l'idea di
applicare anche alla specie umana il metodo usato nelle ricerche
scientifiche, catalogando i soggetti in base non a ciò che dichiaravano di
essere, ma in base a quello che dichiaravano di avere fatto. Grazie a tale
studio scoprì che quasi la metà dei soggetti studiati aveva avuto
contatti sessuali protratti fino all'orgasmo con una persona dello stesso
sesso almeno una volta nella vita.
Inoltre, il 5% (una su venti) fra le persone studiate aveva avuto
esclusivamente rapporti omosessuali nel corso della sua vita dopo
l'adolescenza, e un ulteriore 5%, pur avendo avuto rapporti con entrambi i
sessi, ne aveva avuti in prevalenza col proprio sesso.
I dati relativi alle donne, editi nel secondo volume, nel
1953,
fornivano percentuali inferiori, ma confermavano che gli atti sessuali fra
donne erano enormemente più comuni di quanto si fosse ritenuto fin lì.
Questi dati furono contestati con estrema violenza soprattutto da
coloro che, giudicando l'omosessualità un comportamento estraneo alla
natura umana, ritenevano poco credibile che la maggior parte degli esseri
umani l'avesse sperimentata almeno una volta nella vita. Per screditare
l'attendibilità dei suoi studi, Kinsey fu attaccato a livello personale
come pornografo, omosessuale e
pedofilo[37].
Kinsey cercò di ribattere alle critiche con un ulteriore volume della
sua ricerca, che avrebbe dovuto essere il terzo, dedicato esclusivamente
al comportamento omosessuale, ma la
Fondazione Rockefeller, che lo aveva sin lì finanziato, poco
soddisfatta delle polemiche innescate dalla ricerca e soggetta a forti
pressioni da più parti, gli negò ulteriori fondi. La ricerca di Kinsey
subì pertanto un drastico ridimensionamento e da allora le ricerche sulla
percentuale di omosessuali sono compiute con estrema cautela, su campioni
limitati, spesso traendo conclusioni in base al modo in cui gli
intervistati si definiscono anziché in base al loro comportamento
effettivo.
Per questo motivo la stima dell'"uno su venti" (cioè del 5%) continua
ad essere considerata come la più attendibile da un punto di vista
scientifico, al punto da essere adottata ufficialmente dall'OMS
per valutare l'incidenza dell'omosessualità esclusiva all'interno della
popolazione umana.
Nota metodologica
Una statistica costituisce un dato scientifico se i dati su cui si basa
sono oggettivi, verificabili e riproducibili, quali, ad esempio l'altezza
media degli individui di una data popolazione.
Dato che non esiste uno strumento per rilevare oggettivamente
l'orientamento sessuale di un individuo, ci si affida al metodo
dell'intervista (di persona, per telefono, tramite questionario anonimo,
per internet, ecc..), che spesso si limita a porre all'interessato la
domanda "Lei è eterosessuale o omosessuale?". All'intrinseca soggettività
delle risposte, andrebbe aggiunto il fatto che esse possono comunque
essere manipolate dalla volontà della persona di mentire deliberatamente,
o dall'influenza più o meno consapevole che norme e pregiudizi sociali
hanno sul soggetto in esame. Da questo punto di vista, il metodo usato dal
Kinsey può ritenersi più accurato in quanto basato sui comportamenti
effettivi e non sulle dichiarazioni fornite.
Va sottolineato pertanto che una statistica sull'orientamento sessuale
di una popolazione non è un dato scientifico, poiché i dati di partenza
non hanno le caratteristiche del dato scientifico. Lo stesso Kinsey ha
spesso sottolineato che i dati da lui rilevati non possono avere un valore
oggettivo, ma che si tratta solo di uno squarcio su una realtà del tutto
sconosciuta. Il dato di Kinsey del 5% (che ha il pregio di essere basato
su un campione molto ampio) è tuttavia utile come punto di partenza per
ulteriori analisi.
Psicologia dell'omosessualità
La domanda sulla
causa dell'omosessualità ha suscitato, e non solo in tempi recenti,
innumerevoli ipotesi e spiegazioni.[non
chiaro] Le ipotesi proposte si dividono grosso modo in
tre categorie:
- Spiegazione innatista (omosessuali si nasce).
L'omosessualità è in qualche modo innata:
- vuoi per ragioni naturali, simili a quelle che portano naturalmente
una certa percentuale della specie umana ad essere mancina anziché
destrimane (cause cromosomiche; conformazione particolare del sistema
nervoso o di una parte del cervello, specie l'ipotalamo).
L'OMS
definisce l'omosessualità una variante naturale del comportamento
umano, ma non ha preso posizione rispetto alla possibile causa di
tale variabilità
- vuoi per conseguenza di vere e proprie cause fisiche (squilibri
ormonali - anche durante la gravidanza)
- vuoi per altri motivi ancora (ad esempio alcuni autori greci parlano
dell'influsso
astrologico quale causa della determinazione della preferenza per le
persone dello stesso sesso, ma questa chiaramente non è una spiegazione
scientifica)
- Spiegazione psicologica (omosessuali si diventa).
L'omosessualità è l'effetto di un differente sviluppo della psiche, in
genere maturato da bambini o da adolescenti (così la pensavano in
passato molte - se non la maggior parte - delle branche della
psicoanalisi, della psichiatria e della psicologia). È la teoria
caldeggiata dai sostenitori delle
terapie di conversione, nelle quali sostanzialmente l'omosessualità
viene delineata come un'alterazione dell'orientamento dallo stato di
default, generalmente identificato con l'eterosessualità,
per via di accadimenti anomali (traumi, abusi o comportamenti
particolari) senza i quali non si sarebbe mai maturato un orientamento
diverso. Tale visione è spesso osteggiata dal mondo GLTB, in quanto
considerata come una mera riproposizione del concetto di omosessualità
come patologia, senza affermarlo esplicitamente.
- Spiegazione volontaristica (non esistono persone
omosessuali, ma solo atti omosessuali). L'omosessualità non ha
"cause". Si tratta di un comportamento appreso ed acquisito, frutto
della volontà del singolo individuo. Fra coloro che sostengono la tesi
volontaristica, le valutazioni divergono ulteriormente:
- per una parte dei sostenitori di questa spiegazione, quello
omosessuale è un comportamento moralmente deviato, causato
sostanzialmente dal vizio
- per un'altra parte, invece (il
pensiero postmoderno e la
teoria queer) è l'effetto della "educastrazione", che ha indotto
dall'esterno le persone a rinunciare, in un senso o nell'altro, alla
naturale
bisessualità che caratterizzerebbe secondo tale ipotesi, per natura
l'essere umano
È importante notare che nessuna delle teorie
eziologiche (cioè, relative alle cause) sopra elencate è fino ad oggi
riuscita a raggiungere un grado di affidabilità scientifica tale da potere
escludere tutte le altre, e quindi tale da potere mettere d'accordo almeno
la maggior parte degli studiosi. Per l'omosessualità
negli animali sono state avanzate ipotesi differenti: dall'innatismo
al ruolo
evolutivo
[38], da modificazioni genetiche a strategie riproduttive ed
adattive.[39]
Per questo motivo, da
un punto di vista scientifico la questione delle cause dell'omosessualità
è da considerare ancora una questione aperta, sulla quale nessuna risposta
può per ora pretendere di essere definitiva.[non
chiaro]
Omogenitorialità
Molte persone LGB sono genitori in diverse eventualità, tra cui
relazioni eterosessuali in corso o precedenti, adozione,
inseminazione artificiale, tutela e gravidanza surrogata.[40][41][42][43]
Nel censimento statunitense del
2000, il 33%
delle coppie dello stesso sesso femminili e il 22% delle coppie dello
stesso sesso maschili conviventi, riscontrano la presenza di almeno un
figlio sotto i diciotto anni residente in casa.[23]
Molti di questi bambini non sanno di avere un genitore LGB: le questioni
del coming out variano e alcuni genitori possono anche non aver mai detto
ai loro figli di essere omosessuali.[44][45]
L'omogenitorialità
generalmente, e l'adozione da parte di coppie LGBT in particolare, sono
questioni di controversie politiche attuali nelle nazioni occidentali,
spesso protagoniste di guerre culturali tra conservatori e liberali. Nel
gennaio del 2008
la
Corte Europea dei diritti dell'uomo sancì che le coppie dello stesso
sesso debbano avere il diritto di adottare un figlio.[46][47]
Negli USA, le persone LGB possono legalmente adottare in tutti gli stati,
eccezion fatta per la
Florida,[48]
così come è proibito ancora in alcuni stati dell'Unione
Europea, tra cui l'Italia.
La ricerca scientifica ha consistentemente dimostrato che genitori
lesbiche e gay sono tanto adatti e capaci quanto i genitori eterosessuali.[9][49][50]
Le ricerche hanno documentato che non vi sono relazioni, in alcun misura,
tra l'orientamento sessuale dei genitori e l'adattamento emozionale,
psicosociale e comportamentale del figlio.[9][49][50][51]
La letteratura indica che il benessere economico, psicologico fisico dei
genitori è accresciuto dal matrimonio e che i figli beneficiano unicamente
dell'educazione e della crescita da parte di due genitori all'interno di
un'unione legalmente riconosciuta.[9][49][51]
L'American
Psychological Association, l'American
Psychiatric Association, e la
National Association of Social Workers affermano che "Le abilità delle
persone gay e lesbiche e i risultati positivi per i loro figli non sono
aree in cui ricercatori scientifici credibili possono dissentire.
Affermazioni delle principali associazioni di esperti in quest'area
riflettono un consenso professionale per cui i figli cresciuti da genitori
lesbiche o gay non differiscono in alcuna considerazione importante da
coloro che sono cresciuti da genitori eterosessuali. Nessuna ricerca
empirica suggerisce il contrario."[9]
Come notato dal Professor Judith Stacey, della New York University:
“Raramente si è avuto un consenso tale in una qualsiasi altra area delle
scienze sociali come nel caso dell'omogenitorialità, motivo per il quale
l'American Academy of Pediatrics e tutte le maggiori organizzazioni
professionali con esperienza nel benessere del bambino hanno proposto
rapporti e risoluzioni in sostegno ai diritti dei genitori gay e
lesbiche”.[52]
Tra queste principali organizzazioni ricordiamo, negli Stati Uniti l'American
Psychiatric Association, la
National Association of Social Workers, la
Child Welfare League of America, l'American
Bar Association, il North American Council on Adoptable Children, l'American
Academy of Pediatrics, l'American
Psychoanalytic Association, l'American
Academy of Family Physicians,[53]
nel Regno Unito, il
Royal College of Psychiatrists,[54]
e in Canada, la
Canadian Psychological Association.[49]
Sanità
Fisica
Il rapporto omosessuale non comporta alcuna malattia in più o
differente da qualsiasi altra possibilità in un rapporto eterosessuale.
Gli individui omosessuali maschili riscontrano altresì una più elevata
diffusione di malattie veneree, dovuta alla mancanza di informazione ed
educazione riguardo i metodi di protezione sessuale, quali il
preservativo, che determinano una maggior diffusione della malattia nello
strato della popolazione che maggiormente ne va a rischio essendo il
rapporto sessuale anale più accessibile a tale diffusione.
Mentale
Quando fu descritta per la prima volta nella letteratura medica,
l'omosessualità veniva spesso affrontata da un punto di vista che mirava a
trovare un'inerente psicopatologia nella sua causa scatenante. Molta
letteratura sulla sanità mentale e sui pazienti omosessuali si è
incentrata nella loro depressione clinica, nell'uso di droghe e nel
suicidio. Benché queste questioni esistano anche tra persone
non-eterosessuali, la discussione sulla loro causa derivante o portante
all'omosessualità è stata rimossa dal
Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM) nel 1973.
Malgrado ciò, l'ostracismo sociale, la discriminazione legale, l'internalizzazione
di stereotipi negativi e le limitate strutture di supporto rappresentano
fattori che le persone omosessuali affrontano nelle società occidentali
che spesso intaccano avversamente la loro sanità mentale.[55]
Marchi, pregiudizi e discriminazioni scaturite da atteggiamenti sociali
negativi nei confronti dell'omosessualità portano a una più alta
prevalenza di disordini mentali tra lesbiche, gay e bisessuali comparati
ai loro pari eterosessuali.[56]
L'evidenza indica che la liberalizzazione di questi atteggiamenti negativi
è associata a tali rischi di salute mentale, soprattutto tra i più
giovani.[57]
Gioventù
gay e lesbica
La gioventù gay e lesbica soffre di un elevato e in aumento rischio di
suicidi, abuso di droghe, problemi scolastici e isolamento a causa di un
“ambiente ostile e di condanna, di abusi fisici e verbali, del rigetto e
dell'isolamento da parte della famiglia e dei compagni”.[58]
Inoltre, i giovani LGB sono più ad alto rischio nel riscontrare un abuso
psicologico o fisico da parte dei genitori o custodi, nonché un abuso
sessuale. Le ragioni più logiche per questa disparità sono che (1) i
giovani LGBT possono essere etichettati specificatamente sulla base del
loro profilo sessuale apparente o della loro apparenza non conforme al
genere, e (2) che “i fattori di rischio associati allo status di minoranza
sessuale, comprendente discriminazione, invisibilità e rigetto dai membri
della famiglia, possono portare ad un aumento dei comportamenti associati
al rischio di vittimizzazione, di abuso di sostanze, sesso con più partner
o il fuggire di casa,” nonché di debolezza e timidezza che facilitano
l'abuso da parte di un adulto.[59]
Centri di crisi nelle città più grandi e siti di informazione in
Internet sono nati per aiutare i giovani e gli adulti.[60]
Omosessualità nella storia
Stato legale dell'omosessualità nel mondo.
██ Informazioni non disponibili
Legale
██ Matrimonio omosessuale
██ Unione civile
██ Nessuna unione civile
██ Riconosciuti i matrimoni omosessuali esteri
Illegale
██ Pena minima
██ Pena elevata
██ Ergastolo
██ Pena capitale
Nella storia umana, l'omosessualità ha ricevuto valutazioni molto
diverse, che vanno da una totale accettazione e integrazione fra i
comportamenti socialmente accettati o addirittura alla loro esaltazione
(nelle culture dalla Polinesia, Micronesia e Malasya), fino alla condanna
a morte. La storia dell'omosessualità è quindi anche una storia degli
atteggiamenti sociali possibili verso un comportamento percepito come
"deviante", ed ha interesse anche da un punto di vista sociologico,
antropologico, politico e in qualche misura filosofico. Per questo motivo
esiste una branca della storiografia che si occupa espressamente di
storia LGBT.
L'atteggiamento sociale verso i comportamenti omosessuali ha conosciuto
momenti di relativa tolleranza, durante i quali la società ammetteva un
certo grado di discussione ed esibizione pubblica del tema, anche
attraverso l'arte e le produzioni culturali (come è avvenuto per esempio
nell'Atene
classica, nella Toscana del
Rinascimento, o a
Berlino
e a Parigi
nell'anteguerra) alternandoli però a momenti di repressione durissima,
come nell'Italia del Trecento, o nell'Europa della
Riforma
e
Controriforma o ancora nel periodo a cavallo della
Seconda guerra mondiale, durante il quale persero la vita nelle
persecuzioni antiomosessuali diverse decine di migliaia di persone.
Dalla seconda guerra mondiale in poi l'atteggiamento sociale nei
confronti delle persone omosessuali è andato migliorando, anche a seguito
delle battaglie condotte a questo scopo dal
movimento di liberazione omosessuale.
Omosessualità e legge
La maggior parte delle nazioni non impedisce il sesso consensuale tra
persone al di sopra dell'età di consenso. Alcune giurisdizioni riconoscono
anche gli stessi diritti, la protezione ed i privilegi per le strutture
familiari di coppie dello stesso sesso, a volte anche il matrimonio.
Alcune nazioni stabiliscono che tutti gli individui sono costretti a
relazioni eterosessuali; in altre parole, in alcune giurisdizioni
l'attività omosessuale è illegale. I trasgressori possono andare incontro
alla pena di morte in alcune aree di fondamentalismo musulmano come l'Iran
e alcune parti della
Nigeria.
Esistono, comunque, numerose differenze tra la politica ufficiale e la
reale attuazione delle leggi.
Benché gli atti omosessuali siano stati decriminalizzati in alcune
parti del mondo occidentale, come in
Polonia
(1932),
Danimarca (1933),
Svezia (1944)
e
Regno Unito (1967),
non fu prima della metà degli anni '70 che la comunità gay iniziò dapprima
a richiedere limitati diritti civili in alcune nazioni sviluppate. Basti
pensare che solo recentemente l'India
l'abbia decriminalizzata (2
luglio 2009)[61]
Una meta importante fu raggiunta nel
1973, quando
l'American
Psychiatric Association rimosse l'omosessualità dal
Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders, negando
così la sua precedente definizione di omosessualità come disordine
mentale. Nel 1977
il
Québec divenne il primo stato al mondo a proibire a livello giuridico
la discriminazione sulla base dell'orientamento
sessuale. Durante gli anni '80 e '90, la maggior parte delle nazioni
sviluppate approvò leggi decriminalizzanti il comportamento omosessuale e
che proibivano la discriminazione contro persone lesbiche e gay nel
lavoro, nei contratti d'affitto, in casa e nei servizi. D'altra parte,
moltre nazioni del Medio Oriente e africane, così come vari stati
asiatici, caraibici e sudpacifici, ritengono l'omosessualità illegale. In
sei nazioni il comportamento omosessuale è punibile con l'ergastolo;
in altre dieci la pena può giungere alla
morte.[62]
Omosessualità e società oggi
Pregiudizio e
Omofobia
 |
Per approfondire, vedi la voce
Omofobia. |
Il termine
omofobia
indica la scarsa tolleranza e la repulsione nei confronti
dell'omosessualità, delle persone omosessuali e delle azioni ad esse
riconducibili. L'omofobia può arrivare alla violenza fisica e
all'omicidio, motivati dalla pura e semplice omosessualità della vittima.
In quanto atto discriminatorio, l'omofobia si configura come una forma di
sessismo.
Alcuni autori, ritenendo inappropriato il suffisso -fobia,
utilizzano al posto di omofobia il termine "omonegatività"[63].
In molte culture, le persone omosessuali sono frequentemente soggette
al pregiudizio e alla discriminazione. Come i membri di altri gruppi
minoritari che sono oggetto del pregiudizio, anch'essi sono soggetti a
stereotipi, spesso aggravanti la marginalizzazione. Il pregiudizio, la
discriminazione e gli stereotipi sono tutti esempi di omofobia e
eterosessismo. L'eterosessismo può includere la presunzione per cui
l'eterosessualità o l'attrazione per i membri del sesso opposto sia la
giusta norma e quindi che gli eterosessuali siano superiori.
[64][65][66][67]
L'omofobia, come già accennato, si manifesta in diverse forme e un gran
numero di tipologie ne è stato formulato, tra le quali ricordiamo l'
omofobia interiorizzata, l' omofobia sociale, l' omofobia
emozionale, l' omofobia razionale ed altre.[68]
Similmente esistono differenti forme di
lesbofobia (specifica nei confronti dell'omosessualità femminile) e di
bifobia (contro le persone bisessuali). Quando certi atteggiamenti si
manifestano come crimini, questi vengono solitamente definiti
crimini di odio.
Gli stereotipi che caratterizzano le persone LGB sono tanto negativi,
quanto solitamente poco concernenti il romanticismo dell'individuo
omosessuale; sono caratterizzati dalla promiscuità e spesso dall'erronea
associazione dell'omosessualità all'abuso su minori, concezione più volte
duramente contraddetta dai ricercatori e studiosi.[69][70]
Inoltre, ricerche suggeriscono che le persone LGB sviluppino relazioni
romantiche anche più durature e stabili.[71]
Gli uomini gay vengono spesso associati a persone con tendenze pedofile e
allo stesso modo a persone che più degli uomini eterosessuali commettono
tali crimini, un punto di vista rigettato dalla gran parte dei gruppi
psichiatrici e contraddetta dai ricercatori.[72][73][74]
La pretesa che esistano evidenze scientifiche in sostegno ad
un'associazione tra l'essere gay e l'essere pedofilo sono basate sulla
misura in termini di travisamento dell'attuale evidenza. Non a caso, le
statistiche dimostrano che, relativamente alla densità di popolazione in
base all'orientamento sessuale, l'abuso su minore viene effettuato
maggiormente dalla popolazione eterosessuale, e che, sempre in rapporto
alla densità di popolazione etero e omosessuale, semmai sono le vittime di
tali abusi ad essere superiori nella popolazione omosessuale, anziché in
quella eterosessuale.[75]
Attivismo politico
Sin dagli anni '60, molte persone
LGBT in
Occidente, in particolare nelle aree metropolitane, hanno sviluppato una
cosiddetta cultura gay. Per molti, la cultura gay viene
semplificata dal movimento del
gay
pride, che provvede a parate annuali e all'esposizione di bandiere
arcobaleno. Nonostante ciò, in realtà molte persone LGBT decidono di non
partecipare alla cultura queer, e molte lesbiche e gay ne declinano
l'importanza o l'efficacia. Per alcuni sembra essere uno scenario frivolo,
che perpetua gli stereotipi gay. Per altri, la cultura gay rappresenta una
forma di eterofobia ed è sdegnata perché causa di un allargamento del
divario tra le persone gay e non-gay.
Con lo scoppio dell'AIDS
nei primi anni '80, molti gruppi LGBT e campagne organizzate da vari
individui per promuovere trattamenti per l'educazione all'AIDS, alla
prevenzione, alla ricerca e al supporto al paziente, riuscirono grazie a
queste iniziative a farsi avanti nel mondo politico e a richiedere ai vari
governi del sostegno per tali programmi.
Le spaventose statistiche di morte causate dall'AIDS all'inizio
sembrarono rallentare il progresso dei movimenti per i diritti ai gay, ma
conseguentemente, ciò galvanizzò alcune parti della comunità LGBT al
servizio pubblico e all'azione politica, e cambiò la comunità
eterosessuale verso una risposta compassionevole. Moltissime produzioni
cinematografiche, in questi anni, riportarono sul grande schermo questa
sensibilità sociale alla crisi causata dall'AIDS anche nei confronti degli
omosessuali; ricordiamo
An Early Frost (1985),
Che mi dici di Willy? (1990),
Il Grande Gelo (1993),
Philadelphia (1993),
e
Common Threads: Stories from the Quilt (1989).
Politici pubblicamente gay hanno ottenuto numerose assegnazioni
politiche e governative, anche in nazioni con leggi sulla sodomia o con
trascorsi storici ostili (come ad esempio in
Germania
e in Italia).
I movimenti LGBT sono contrastati da numerosi individui e
organizzazioni. Alcuni conservatori credono che le relazioni sessuali con
persone diverse da quelle del sesso opposto siano erosive nei confronti
della famiglia tradizionale[76]
e che i bambini dovrebbero crescere in una casa che abbia un padre ed una
madre.[77][78]
I diritti gay vengono spesso attaccati da una certa permissiva libertà di
espressione da parte di alcuni individui,[79][80][81][82][83]
da parte di persone che fanno appello alla libertà di esprimere la propria
religione contraria all'omosessualità, anche nei posti di lavoro,[84][85]
dalle varie chiese,[86]
organizzazioni caritatevoli[87][88]
ed altre organizzazioni religiose[89]
in accordo con un unico punto di vista religioso.
Il prezzo critico che la correttezza politica deve pagare ha portato
alla minimizzazione dei problemi relativi all'omosessualità e, per
estensione, all'HIV.[90][91]
La presenza omosessuale in Italia oggi
A causa dell'influenza della
Chiesa Cattolica Romana, gli atteggiamenti nei confronti
dell'omosessualità in Italia tendono ad essere più conservativi che in
altre parti dell'Europa Occidentale. Malgrado ciò, esiste una
significativa tradizione liberale, particolarmente nel nord, benché
anch'essa sia ostacolata da forze maggioritarie conservatrici che si
oppongono con viva voce all'omosessualità in molte delle richieste che i
movimenti LGBT e l'Unione
Europea stessa fanno nel riconoscimento e tutela delle persone e delle
coppie LGBT.
Una statistica del
2009
riscontra che il 52,5% della popolazione ritiene l'amore omosessuale
eguale a quello eterosessuale, il 33,3% crede invece che l'omosessualità
debba essere tollerata tanto quanto essa non debba essere ostentata,
mentre il 9,3 % la definisce immorale. Queste tastiche si ottengono da
sostanziali differenze tra le categorie di età: mentre il 62,1 % delle
persone tra i 25 e i 34 anni ritiene l'amore omosessuale eguale a quello
eterosessuale, solo il 33,9 % di coloro che superano i 65 anni sono dello
stesso parere.[92]
Lo stesso esame ha chiesto alle persone quale sarebbe la reazione che
avrebbero se il loro figlio fosse gay o lesbica. Il 53,5 % ha risposto che
avrebbe accettato il fatto senza alcun problema, il 13,7 % l'avrebbe
meramente tollerato nella misura in cui il figlio non ne parlasse più, il
12,7 % non lo acetterebbe e il 2,2 % considererebbe l'idea di mandare il
figlio da un dottore. Si riscontra che le donne sono più tolleranti per un
8% in più rispetto agli uomini. Esistono inoltre importanti differenze
geografiche: nell'Italia Settentrionale il 71,2 % dei testati accetterebbe
il figlio gay, nel centro il 58,4 % e nell'Italia Meridionale solo il
43,6 %.[92]
È però da sottolineare come spesso ci sia discordanza tra ciò che si
afferma e ciò che realmente accade all'interno della famiglia. Spesso la
liberalità dei genitori trova un grande ostacolo nel momento in cui,
realmente, si affronta il fatto di un figlio omosessuale e le reazioni,
nonché le percentuali effettive, di accettabilità tendono a diminuire.
Allo stesso modo, le conseguenze negative tendono ad aumentare e il
ricorso al medico (psicologo o psichiatra) viene spesso sostituito dal
ricorso ad autorità religiose non adibite ad un chiarimento in materia
psichica, ma solo in materia morale ed etica.
In Italia è presente il movimento chiamato
Arcigay,
cui si associa anche
Arcilesbica, che in ogni città pone dei punti di ritrovo e di ascolto
per tutti coloro che hanno bisogno di incontrare e di discutere con altri
omosessuali dichiarati in quell'ambiente. Inoltre ogni sede ufficiale
Arcigay mette a disposizione alle persone di maggiore età una tessera che
consente l'accesso a vari locali e punti di ritrovo.
Omosessualità e religioni
Benché il rapporto tra omosessualità e religione possa variare
grandemente in termini di tempo e spazio, tra differenti religioni e
sette, e riguardo differenti forme di omosessualità e bisessualità, gli
organi autoritari attuali e le dottrine delle più grandi religioni nel
mondo vedono l'omosessualità in termini negativi. Ciò va dallo scoraggiare
in linea di massima l'attività omosessuale, all'esplicito divieto di
praticare il sesso omosessuale, opponendosi così all'accettazione sociale
dell'omosessualità. Alcuni insegnano che l'orientamento omosessuale sia
esso stesso un peccato,
[93] mentre altri asseriscono che solo l'atto sessuale sia
peccaminoso. Alcuni affermano che l'omosessualità sia superabile o
curabile mediante la fede e le pratiche religiose. Dall'altra parte,
esistono voci nelle stesse religioni che vedono l'omosessualità in termini
più positivi, e le fazioni più liberali possono anche benedire il
matrimonio omosessuale. Alcuni punti di vista ritengono l'amore e/o il
sesso omosessuali sacri, e una mitologia dell'amore omosessuale è
rintracciabile in molte zone del mondo. Nonostante le loro posizioni
riguardo l'omosessualità, molte persone di fede si affidano sia ai testi
sacri che alla tradizione nel giudizio di tale ambito. Comunque,
l'autorità in varie tradizioni o in vari passaggi delle sacre scritture,
nonché correzioni di interpretazione e traduzione sono ampiamente
disputati e costantemente sotto esame.
Il tema dell'omosessualità sollecita da millenni l'interesse delle
religioni.
La posizione tradizionale di buona parte delle
religioni abramitiche (ebraismo,
cristianesimo,
islamismo) è in generale di ferma condanna degli atti omosessuali,
ritenuti contrari al disegno divino e/o alla moralità.
Tuttavia, il dibattito in corso su questo tema ha prodotto e sta
producendo posizioni maggiormente sfumate, sia pure sempre nel quadro
della condanna tradizionale.
Cristianesimo
Cattolicesimo
La
Chiesa cattolica si dichiara contraria ai rapporti omosessuali, ma non
alle persone omosessuali in quanto tali, affermando che devono essere
trattate con "dignità e rispetto";[94]
richiede loro la castità in senso celibatario.[95]
La Chiesa si oppone a qualsiasi forma di tutela e riconoscimento sociale
della coppia omosessuale, e di proposizione dell'omosessualità come
modello paritetico e parallelo all'eterosessualità.[96]
Avvalora inoltre discriminazioni sulla base dell'orientamento sessuale in
certuni contesti quali l'ordinazione sacerdotale,[97]
l'assunzione a insegnanti di atletica, il servizio militare, l'adozione e
l'affido.[94]
All'interno della Chiesa cattolica esiste tuttavia una pluralità di
controversie in ordine alle questioni pastorali, pedagogiche,
gnoseologiche, sociali e politiche connesse all'omosessualità. In
particolare, gli approcci pedagogici vanno dal trasformazionalismo, che
rifiuta, la concezione di condizione omosessuale e propone un cammino di
"guarigione" verso comportamenti eterosessuali (non previsto dalla
dottrina), fino a pratiche di benedizione di coppie omosessuali cattoliche
non riconosciute dal diritto canonico (ad esempio Holy Unions in
Dignity/USA, e Patto d'amore nella
Comunità di base di Pinerolo). Tra i due estremi, esistono una
pluralità di approcci presumibilmente ortodossi (gruppi diocesani, metodo
"Pezzini", ricerca teologica di Concilium, gruppi cattolici di studio su
fede e omosessualità, ecc.).[98]
Ortodossia
La
Chiesa ortodossa è contraria ai rapporti omosessuali, non alle persone
in quanto tali. Da questi, pretende la
castità.
Protestantesimo
Le
Chiese Protestanti mostrano diversi atteggiamenti: alcune mostrano
maggiore
tolleranza, ammettono il
matrimonio omosessuale e l'ordinazione di omosessuali nel
clero senza
l'obbligo di
celibato,
altre, invece, sono contrarie a qualunque tipo di relazione omosessuale.
Altre dottrine
I
Testimoni di Geova sono contrari ai rapporti omosessuali.
Islamismo
Per lungo tempo è stata punita con la
pena di morte. Dove la pena di morte è stata abrogata, rimane comunque
condannata.
Ebraismo
L'ebraismo ortopratico, o "ortodosso", maggioritario in
Israele,
condanna l'omosessualità.
Tuttavia negli
USA, dove risiede la maggiore comunità ebraica della
Diaspora,
la corrente maggioritaria dell'ebraismo, quella
riformata, ammette unioni gay e ordina
rabbini
omosessuali; al suo interno vi sono anche alcune
sinagoghe
gay.
Buddhismo
Il precetto buddhista circa la sessualità recita "Astenersi da una
cattiva condotta sessuale". Nelle diverse società ed epoche questo
precetto è stato variamente interpretato, ma ha sempre mantenuto il
significato di "non usare il sesso per nuocere agli altri". Questo esclude
alcuni comportamenti violenti (stupro) o che non rispettano i sentimenti e
la dignità propria e altrui (adulterio).
Per un monaco, questo significa semplicemente non avere rapporti
sessuali con nessuno: uomini, donne o animali.
Nei paesi in cui si è diffuso il Buddhismo (Sud Est Asiatico,
Cina,
Corea,
Giappone)
non risultano leggi e condanne legali per le pratiche omosessuali, finché
queste non furono introdotte dagli occidentali (in special modo inglesi).
C'è da registrare che i punti di vista sull'omosessualità sono diversi
e differenziati e vanno da una esplicita condanna (non senza
fraintendimenti sui significati delle parole, come l'episodio relativo
alla condanna dell'omosessualità da parte del Dalai Lama) e la piena
accettazione.
L'attuale
Dalai
Lama
Tenzin Gyatso, leader del
buddhismo tibetano, ha condannato gli atti omosessuali con un «No
assoluto. Senza sfumature»[99][100].
L'orientamento predominante è però quella di una serena accettazione[101].
Induismo
Non ci sono condanne esplicite, tuttavia è socialmente vista come
negativa. Il fenomeno dei
castrati, gli
hijra, un tempo diffuso, è oggi più raro.
Comportamento omosessuale negli animali
L'omosessualità
negli animali si riferisce alla documentata evidenza di un
comportamento omosessuale, bisessuale o transgender negli animali
non-umani. Tali comportamenti includono rapporti sessuali, corte, affetto,
accoppiamento e omogenitorialità. Comportamenti omosessuali e bisessuali
sono diffusi nel regno animale: una ricerca del
1999 di
Bruce Bagemihl dimostra che il comportamento omosessuale viene
osservato in almeno 1500 specie, a partire dai
primati agli
acantocefali, ed è ben documentata per 500 specie.[4][5]
Il comportamento sessuale animale ha differenti forme, anche nella stessa
specie. Le motivazioni e le implicazioni di questi comportamenti non sono
ancora stati ben compresi, dacché molte specie debbono ancora essere ben
studiate.[102]
Secondo Bagemihl, “il regno animale lo fa con molta più diversità sessuale
– tra cui omosessualità, bisessualità e sessualità non produttiva – di
quanto la comunità scientifica e la società abbiano voglia di ammettere.”[103]
Note
- ^
APA Help Center - Health & Emotional Wellness - "Sexual Orientation
and Homosexuality". American Psychological Association, 2007. URL
consultato il 2009-07-26.
- ^
Sexual Orientation and Homosexuality . URL
consultato il
2007-09-07.
- ^
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- ^
a
b (Bagemihl, 1999)
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Max Harrold.
Biological Exuberance: Animal Homosexuality and Natural Diversity.
The Advocate, reprinted in Highbeam Encyclopedia, 1999-02-16. URL
consultato il 2007-09-10.
- ^ Politics as
friendship By Horst Hutte; p66
- ^ (Bernstein,
2005)
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clients,” in Julia D. Buckner, Yezzennya Castro, Jill M Holm-Denoma,
and Thomas E Joiner Jr. (eds), Mental Health Care for People of
Diverse Backgrounds. Radcliffe Publishing, 2007, p. 52.
ISBN 1846190940.
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speaking of sexual desires and practices between males, I use the term
male-male sexuality" rather than the more familiar "homosexuality" for
deliberate reasons. To begin with, as I explain in Chapter I,
inhabitants of the Japanese archipilago before the last century did
not usually draw a conceptual link between male-male and female-female
forms of erotic behavior. Thus to adopt the term "homosexuality,"
which implies an inherent connection between the two, is to accept
uncritically the effects of a discursive process whose very emergence
demands historical accounting... To impose such categories as "homosexuality"
and "bisexuality" upon a society or conceptul universe, whether
non-European or pre-nineteenth century, in which they would not have
been understood in the same sense that they are currently understood,
if indeed at all, and in which behavior often followed patterns quite
different from those we associate with them in our own societies, is
unwittingly to hide from view the experience of those very historical
subjects whom we seek to comprehend. Even the word "sexuality" invites
misinterpretation, so clarification is in order. By "sexuality," I do
not mean fixed sexul orientation, as late twentieth century speakers
of English tend to do, for instance, when they refer to a particular
individual's "sexuality" – meaning that person's place within the
currently canonical trinity of "homosexuality," "heterosexulity," and
"bisexuality." For much of the period examined in this study, the
notion that each individual possesses a deeply rooted personal
identity based on the biological sex of the preferred sexual object or
objects (and specifically whether it is the same as or different from
her or his own), and the tripartite taxonomy of sexual types that has
resulted from this construction, held no currency in Japan, nor had
they emerged even in the West.
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