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La massa critica (spesso chiamata col termine inglese critical
mass) è un raduno di
biciclette che, sfruttando la forza del numero (massa), invadono le
strade normalmente usate dal
traffico
automobilistico. Se la massa è sufficiente (ovverosia
critica), il traffico non ciclistico viene bloccato anche su
strade di
grande comunicazione, come viali a più
corsie. Nonostante questa descrizione, la massa critica è un fenomeno di
difficile definizione, trattandosi di evento spontaneo privo di struttura
organizzativa formalizzata. Il fenomeno si è sviluppato, a partire da
San
Francisco dove nel
1992 si svolse la
prima Critical Mass, in molte grandi città e consiste in appuntamenti
convenzionali ("coincidenze organizzate") di ciclisti che attraversano insieme
tratti di percorso urbano in sella ai loro mezzi.
Storia e organizzazione
La prima critical mass si svolse a San Francisco, con 48 ciclisti; iniziò
alle 6 del pomeriggio, il 25 settembre del 1992, anche se l'evento incominciò
ad essere chiamato Critical Mass solo dal secondo incontro, Venerdì 30 ottobre
(con 85 ciclisti). Il suo nome incominciò ad essere utilizzato per simili ma
indipendenti eventi, che iniziarono a crearsi nel mondo intero più o meno
nello stesso periodo.
Il termine Critical Mass fu utilizzato da George Bliss mentre visitava la
Cina. Bliss notò
che in Cina, sia i ciclisti che i motociclisti, si fermavano agli incroci
delle strade, fino a che il numero della massa non raggiungesse una quantità
"critica", al che la massa si sarebbe mossa attraverso l'incrocio.
Il termine Critical Mass è anche utilizzato da sociologi, che sostengono
che una rivoluzione sociale sia possibile solo dopo che una quantità "critica"
di supporto popolare sia assicurato. Questo modo di pensare riflette il
proposito di chi partecipa alla Critical, i quali ritengono che la mobilità
nelle città possa essere migliorata grazie alle biciclette e ad altri mezzi di
trasporto alternativi rispetto al trasporto privato delle automobili.
La Critical Mass è spesso definita una "coincidenza organizzata", senza
leader, organizzatori, o membri individuati da qualcosa che non sia la loro
partecipazione all'evento. Anche il percorso seguito durante la manifestazione
viene deciso sul momento, spesso da chi è in testa al gruppo, oppure chiunque
abbia una propria idea su un percorso possibile, può stampare delle mappe e
distribuirle ai partecipanti. Altre volte la decisione del percorso viene
presa e condivisa tra più persone subito prima che questa abbia inizio. In
questo modo il movimento si spoglia di tutto ciò che è implicato nella
creazione di una organizzazione gerarchizzata: nessuna struttura interna,
nessun capo, niente politica interna, niente direttive di movimento, ecc. Per
far esistere una Critical Mass tutto ciò che serve è che abbastanza persone
sappiano della sua esistenza e si incontrino il giorno designato per il
raggiungimento della massa critica, per occupare tranquillamente un pezzo di
strada, in modo da escluderne i mezzi motorizzati.
Proprio in conseguenza di questa mancanza di gerarchia, è richiesto che i
cicloattivisti prendano responsabilità dell'evento, ciascuno individualmente.
In questa ottica, per preservare la compattezza del gruppo, alcune volte dei
partecipanti usano una tattica chiamata "corking", che consiste nel bloccare
le macchine che potrebbero spezzare l'unità della manifestazione,
frammentandola. Questo viene ottenuto semplicemente fermandosi con la
bicicletta di fronte alle auto, in corrispondenza di incroci, rotonde, o anche
semafori (quando una Critical stia passando anche a semaforo rosso), fino a
che tutto il gruppo sia passato. Questo permette anche di salvaguardare la
sicurezza dei manifestanti e di limitare gli attriti con i conducenti di mezzi
motorizzati.
Gli "appuntamenti"
Melbourne, Australia massa critica, 11/2005
Gli appuntamenti, tipicamente in luoghi pubblici e ad alta visibilità, sono
pubblicizzati mediante affissioni, circuiti di amicizie e di attivismo
politico, comunicazioni elettroniche, e hanno tipicamente periodicità mensile
o settimanale, con l'obiettivo di diventare appuntamenti fissi nella vita di
una città.
A condizione che si presenti una sufficiente quantità di
biciclette nel luogo e nell'orario convenuti, queste si mettono in
movimento sulle
strade urbane formando un blocco compatto, che occupa una o più corsie
stradali muovendosi alle
velocità
tipiche del
ciclismo non agonistico (da 10 a 20 Km/h).
Questo spesso basta a moderare il frenetico scorrimento del traffico
urbano, creando oasi di bassa velocità, sicurezza e socialità per i ciclisti.
Non sempre le reazioni degli automobilisti al rallentamento sono favorevoli, a
causa degli ingorghi che si formano dietro la massa, anche se alcuni
apprezzano il temporaneo cambiamento del panorama urbano.
Il fine della massa è quello di portare una maggiore sensibilizzazione
all'automobilista medio che spesso con guida poco regolamentata rende molto
pericolosa la viabilità dei ciclisti delle città.
In Italia
In Italia il fenomeno della massa è molto presente in città come
Torino,
Milano,
Roma,
Novara anche
perché non essendoci un'adeguata rete di percorsi ciclabili, il ciclista è
obbligato a viaggiare nella giungla del traffico urbano con tutti i rischi che
questo comporta.
La Ciemmona
Dal 2004 viene organizzato a Roma, oltre ai classici appuntamenti mensili
della Critical Mass cittadina, un evento aperto anche alla partecipazione di
ciclisti da altre città italiane e anche dall'estero. È chiamata Critical
Mass Interplanetaria o Ciemmona e prevede una serie di
appuntamenti, oltre alla classico raduno di "bici da ogni dove" volti alla
sensibilizzazione e alla diffusione della cultura della bici, alla festa e
alla voglia di stare insieme.
Logistica
Il numero minimo di biciclette necessario a formare una massa critica varia
a seconda delle dimensioni della città, delle condizioni del traffico, del
coraggio dei partecipanti, oscillando tra una e alcune decine.
Non esiste un numero massimo di ciclisti, ma in caso di masse critiche di
grandi dimensioni (alcune migliaia di partecipanti) si sono verificati
spontanei fenomeni di
mitosi,
ovvero la separazione in più tronconi di massa critica, che si muovono
indipendentemente su percorsi diversi.
Non vi sono quasi mai percorsi predefiniti, e chi si trova al momento in
testa alla massa decide il percorso di volta in volta, tranne in pochi casi in
cui le autorità di
polizia
locale obbligano a definire un percorso per la massa critica. Lasciando il
controllo del percorso in mano a "chi si trova davanti", a volte capita che il
gruppo al comando decida che fino a quel momento si è andati troppo piano o
che il percorso era troppo facile (a una massa critica può partecipare
chiunque, anche bambini o anziani) e costringano tutta la massa a seguire il
loro ritmo. In casi simili qualcuno si fa avanti e prova a parlare per
convincerli a rallentare o tornare in zone meno difficili. Nel caso la
diplomazia non dia risultati la soluzione migliore adottata dai ciclisti è
dividere il gruppo e lasciare che quelli che vogliono correre vadano a
sfogarsi altrove ("Critical Mass non è una gara!").
Etica
Ciascun ciclista partecipa alla massa critica con proprie motivazioni, tra
cui la voglia di fare un giro in bicicletta, l'impegno
ambientalista o per la
sicurezza dei ciclisti sulle strade, il gusto
anarchico
e
situazionista dell'atto, la pulsione a creare confusione o conflitto.
Questi ultimi sono talvolta protagonisti di episodi di provocazione gratuita a
danno degli automobilisti, i quali spesso con poca pazienza e molta
maleducazione insultano e inveiscono, facendo delle manovre pericolose con
l'automobile piuttosto di aspettare qualche minuto che la massa finisca di
passare.
Talvolta la pratica della massa critica entra in conflitto con le regole
della circolazione stradale. Ad esempio, se un
semaforo
diventa rosso mentre la massa lo sta attraversando, spesso si preferisce
privilegiare la continuità della massa, soprattutto per la sicurezza dei
singoli ciclisti, e si continua ad impegnare l'incrocio. Ciascun partecipante
è responsabile a titolo personale dei propri atti, e quindi decide
autonomamente se e quali norme violare. Approfittare della "forza del branco"
per lasciarsi andare a provocazioni o vandalismi gratuiti non è generalmente
ben visto dalla maggior parte dei partecipanti.
In caso di difficoltà meccaniche, diverbi con
automobilisti, interventi dell'autorità, normalmente i ciclisti sono
solidali tra di loro e almeno qualcuno si ferma a dare appoggio alla vittima.
Vista la mancanza di organizzazione, di leader riconosciuti, di percorsi
predefiniti, la massa critica non può essere equiparata ad una manifestazione
organizzata e questo mette spesso in difficoltà cognitiva le autorità che non
hanno un referente preciso a cui rivolgersi.
Il fine ultimo di queste biciclettate per la
città è
comunque quello di essere ogni tanto in compagnia a pedalare nella propria
città (tutti i giorni -soli- e una volta al mese -insieme), in quanto
normalmente la situazione dei ciclisti urbani in mezzo al traffico è molto
precaria dato che l'automobilista tipo è indisciplinato, non rispetta le
precedenze, compie manovre pericolose, passa con il rosso, parcheggia sulle
ciclabili, apre le portiere senza guardare chi sta arrivando da dietro e molte
altre infrazioni e disattenzioni che rendono ogni viaggio un po' un'avventura.
Bibliografia
- Critical mass: l'uso sovversivo della bicicletta, a cura di Chris
Carlsson, Feltrinelli, 2003,
ISBN 8807710145
- Gianni Rondinella, Masse in bicicletta, Tesi di Laurea presso
l'Università Iuav di
Venezia,
2004,
pdf
[1]
- EnCICLOpedia di sopravvivenza metropolitana, Simona Castelli,
Chiara Ginestra, Alberto Pieralisi (Stampa Libera)
Filmografia
- Francesco D. Ciani, Federico Gallo. Live Bicycle, la bicicletta come
stile di vita, (Ita, 2006 - Col/Bn 55 minuti)
www.livebicycle.com
- B-Bunker. "B:Cycle - La Rivoluzione a Pedali", (Ita, 2006 - Col/Bn 18
minuti)
[2]
[3]
[4]
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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