Lo Stato d'Israele (in
ebraico:
מדינת ישראל [?],
Medinat Yisra'el; in
arabo:
دولة اسرائيل, Dawlat Isrā'īl) è uno stato del
Vicino Oriente che si affaccia sul
Mar Mediterraneo. Confina con l'Egitto
a Sud, la
Giordania a Est, il
Libano a Nord e
la Siria a
Nord-Est.
La popolazione israeliana superava i sette milioni di abitanti nel 2006. È
l'unico Stato a maggioranza
ebraica al mondo (circa il 76,4% della popolazione), con una consistente
minoranza di arabi
(in prevalenza di religione
musulmana, ma
anche
cristiana o drusa).[4]
L'attuale Stato d'Israele è sorto il
14 maggio
1948, alla scadenza
del
Mandato britannico della Palestina. La Legge Fondamentale del
1980 (Israele, come
la Gran Bretagna, non ha una
Costituzione scritta) afferma che la capitale è
Gerusalemme; tuttavia, lo status di Gerusalemme non è riconosciuto dalla
comunità internazionale in quanto territorio occupato, ed è contestato dalla
Autorità Nazionale Palestinese che rivendica la parte orientale della città
quale sua capitale. Tutti gli Stati che hanno relazioni diplomatiche con Israele
mantengono infatti le proprie ambasciate a
Tel Aviv o
nelle vicinanze, in ossequio a quanto disposto in sede di Consiglio di Sicurezza
e Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Ris. ONU 252 (1968) 21 .05. 1968 e
Ris.ONU.267 (1969) 03.07.1969.[5]
I suoi confini e la sua stessa esistenza furono oggetto di
molti conflitti con i paesi limitrofi. Ad oggi, Israele ha raggiunto accordi
ufficiali sui confini solo con
Egitto (1979)
e Giordania
(1988); continuano
a non essere mutuamente riconosciuti quelli con
Siria e
Libano. Resta a
tutt'oggi in discussione anche lo status finale di
Cisgiordania e
Striscia di Gaza (da cui Israele si è ritirata completamente nell'estate
del 2005). La
comunità internazionale considera come confini internazionali con Siria e Libano
quelli vigenti all'epoca dei
Mandati tra
le due guerre mondiali, e come confine de facto tra Israele e territori
palestinesi la Linea verde tracciata al tempo degli armistizi successivi
alla
guerra arabo-israeliana del 1948.
Etimologia
Il documento più antico su cui appare la parola "Israele" è la cosiddetta
"Stele di
Merenptah", una
stele risalente al
1209-1208
a.C. circa che documenta le campagne militari nella terra di
Canaan del
Faraone della
XIX dinastia. La stele parla di Israele come di uno tra i tanti popoli di
pastori-nomadi della regione, piuttosto che di una Nazione bene organizzata:[6]
|
« [...] I
principi prosternati gridano pietà! Nessuno alza la testa fra i Nove Archi.
Il paese di Tjehnu è distrutto, il Khatti è in pace, Canaan è stata
saccheggiata con tutto il male, Ascalona è presa e Gezer catturata, Yenoam è
ridotta come se non fosse mai esistita. Israele è desolata e non ha più
seme,[7]
Khor è rimasta vedova per To-meri. [...] » |
|
|
Il nome Israele viene citato anche nel Libro della
Genesi (32,28),
dove viene raccontato l'episodio in cui Dio cambia il nome a Giacobbe,
chiamandolo, per l'appunto, Israele.
Sull'etimologia del nome "Israele" non esiste una opinione comune. Secondo
Hamilton, il nome deriva dall'unione del verbo śarar ("governare", "avere
autorità") e del sostantivo el ("Dio"). Il significato sarebbe dunque
"Dio governa" o "Possa Dio governare".[8]
Secondo Geller, invece, l'etimo è da rintracciarsi nel verbo śarah
("combattere"), dal momento che Giacobbe cambia nome dopo la lotta con una
possibile manifestazione divina. In questo caso, il significato sarebbe "Colui
che ha combattuto con Dio" o "Dio combatte".[9]
Una interpretazione comune fa derivare il nome dal soprannome di
Giacobbe,
ovvero Israele (איש רוע אל, Ish roe El, che tradotto significa "l'uomo
che vide (l'angelo di)
JHWH"). Eretz Yisrael avrebbe dunque il significato di "Terra di Giacobbe".
La grafia di questa interpretazione (ישראל) è quella più aderente alla parola
Israele (ישראל).
Infine, secondo quanto riportato dalla
Bibbia di Re Giacomo, il nome potrebbe derivare dal sostantivo śur
("principe"), determinando dunque il significato di "Principe di Dio".
Lo Stato moderno prende comunque il nome dal termine biblico, nonostante
fossero stati proposti altri nomi (Eretz
Yisrael,
Sion o Zion,
Giudea e
Nuova Giudea).
Storia
Il popolo ebraico prima della nascita di Israele
Il popolo ebraico nell'antichità e nel medioevo
Una serie di regni e stati ebraici (vedi
Dodici tribù di Israele) ebbe vita nella regione per oltre un millennio a
partire dalla metà del secondo millennio a.C. Ricordiamo per brevità il
Regno di Israele distrutto nel
722 a.C.,
anno dell'invasione assira, e il
Regno di Giuda (distrutto nel
607 a.C.).
Questo, dopo l'esilio
babilonese fu ricostruito nel
530 a.C., e
fu posto sotto protettorati diversi, dai
Persiani ai
Romani, fino al
fallimento della
grande rivolta ebraica contro l'Impero
Romano, che provocò la massiccia espulsione degli Ebrei dalla loro patria o
il loro volontario esilio (Diaspora
ebraica).
Nel VII
secolo, l'Impero
Bizantino perse la regione per mano degli Arabi che, insediandosi, vi
attrassero nuovi coloni, specialmente dalle regioni meridionali della
Penisola araba. Dopo un fortunato periodo sotto il
califfato
omayyade,
l'area decadde progressivamente in età
abbaside,
trovando una qualche nuova vitalità in periodo
tulunide prima di ricadere sotto il controllo delle tribù nomadi dei Banū
Kalb e dei Banū Kilāb.
Con le
Crociate e le successive dominazioni dei
Fatimidi,
Zengidi,
Ayyubidi e
Mamelucchi,
la regione riacquistò una certa importanza. I nuovi dominatori
Ottomani non furono invece del tutto all'altezza del compito, abbandonando
l'amministrazione dell'area nelle poco capaci mani degli sconfitti Mamelucchi,
trasformati in loro vassalli.
Malgrado un tentativo della dinastia
khediviale
di Mehmet
Ali di annettersi la regione, grazie ad alcune azioni militari tentate dal
figlio del fondatore
Isma'ìl Pascià, gli Ottomani rimasero al potere fino alla
I guerra mondiale che li vide soccombenti per la loro alleanza con gli
Imperi Centrali.
Nell'immediato dopoguerra fu creato in
Palestina
e in
Transgiordania un
Mandato della
Società delle Nazioni, affidato alla
Gran
Bretagna, mentre in Siria un altro Mandato fu attribuito alla
Francia.
Il Sionismo e il Mandato britannico
La popolazione ebraica, ridottasi a circa 10.000 unità all'inizio del
XIX secolo,
ricominciò ad aumentare alla fine dell'Ottocento.
Fu in quel periodo che si sviluppò il
sionismo,
movimento nazionale che auspicava la creazione di un'entità politica ebraica in
Palestina
e che ebbe da allora prima in
Theodor Herzl e poi in
David Ben Gurion il suoi promotori.
Alla fine della
prima guerra mondiale, la
Società delle Nazioni trasferisce la
Palestina
sotto il controllo dell'Impero
britannico, togliendola all'Impero
Ottomano. I Britannici, con la
Dichiarazione Balfour, si erano fatti promotori della costituzione di una
patria (national home) ebraica in Palestina. Gli arabi si ribelleranno a
più riprese, con i
moti palestinesi del 1920 e con i
moti in Palestina del 1929.
Ciononostante, a seguito della massiccia immigrazione di popolazioni ebraiche
provenienti in gran parte dall'Europa orientale, organizzata per lo più dal
movimento sionista, la popolazione ebraica nella regione che poi sarebbe
divenuta Israele, passò dalle circa 80.000 unità registrate nel 1918 a 175.000
nel 1931 e a 400.000 nel 1936.
A tale movimento migratorio, a partire dal 1935 e sino al 1939, si oppose,
anche con la violenza, la maggioranza araba della popolazione locale, dando vita
a quella che fu poi definita come
Grande rivolta araba (1935-1939): un'esplosione di violenza e terrore tesa
sia a rivendicare l'indipendenza dal mandato britannico e la creazione di uno
Stato indipendente palestinese, sia la fine dell'immigrazione ebraica e
l'espulsione dei nuovi arrivati. Vari movimenti sionisti, dotati di bracci
militari clandestini, frattanto, e sin dalla metà degli
anni '30,
passarono ad operare attivamente per la creazione dello Stato d'Israele,
operando violenze (a volte con caratteri terroristici) contro gli Arabi di
Palestina e le istituzioni britanniche, provocando a loro volta centinaia di
morti e feriti. Nel marzo 1939, alla fine della rivolta, secondo fonti
britanniche, si contavano tra i caduti circa 5.000 arabi, 400 ebrei e 200
britannici, a cui andavano ad aggiungersi diverse centinaia di feriti da
entrambe le parti.
Per porre fine alla grande rivolta, nel
1939
l'amministrazione britannica pose forti limitazioni all'immigrazione e alla
vendita di terreni a ebrei e respinse le navi cariche di immigranti ebrei in
arrivo, purtroppo proprio alla vigilia della
Shoah. L'avvento del
Nazismo e la tragedia della Shoah portarono a un ulteriore flusso migratorio
di ebrei provenienti da diverse nazioni europee incoraggiati anche da Ben Gurion
che vedeva nell'immigrazione e nell'aumento della popolazione l'unico mezzo per
Israele di affermarsi.
Storia dello Stato di Israele
Nascita dello stato
Nel 1947
l'Assemblea delle
Nazioni Unite (che allora raccoglieva una minima parte - quelli più antichi,
forti e spesso coloniali - degli stati odierni, nati per lo più all'epoca della
decolonizzazione), dopo sei mesi di lavoro da parte dell'UNSCOP (United
Nations Special Committee on Palestine), il 29 novembre approvò la Risoluzione
dell'Assemblea Generale n. 181[10],
che prevedeva la creazione di uno stato ebraico e di uno stato arabo in
Palestina, con la città e la zona di
Gerusalemme sotto l'amministrazione diretta dell'ONU. Secondo il piano, lo
stato ebraico avrebbe compreso tre sezioni principali, collegate da incroci
extraterritoriali; lo stato arabo avrebbe avuto anche un'enclave a
Giaffa.
Nella sua relazione l'UNSCOP[11]
si pose il problema di come accontentare entrambe le fazioni, giungendo alla
conclusione che soddisfare le pur motivate richieste di entrambi era "manifestamente
impossibile", ma che era anche "indifendibile" accettare di
appoggiare solo una delle due posizioni. Nel decidere su come spartire il
territorio considerò, per evitare possibili rappresaglie da parte della
popolazione araba, la necessità di radunare tutte le zone dove i coloni ebrei
erano presenti in numero significativo (seppur spesso in minoranza
[12])
nel futuro territorio ebraico.
La Gran Bretagna, che negli anni '30 durante la Grande Rivolta Araba aveva
già tentato diverse volte senza successo di spartire il territorio tra la
popolazione araba preesistente e i coloni ebrei in forte aumento, si astenne
nella votazione e rifiutò apertamente di seguire le raccomandazioni del piano,
che riteneva si sarebbe rivelato inaccettabile per entrambe le parti, e ben
presto annunciò che avrebbe terminato comunque il proprio mandato il
15 maggio
1948.
Le reazioni alla risoluzione dell'ONU furono diversificate: la maggior parte
degli ebrei, rappresentati ufficialmente dall'Agenzia
Ebraica, l'accettarono, pur lamentando la non continuità territoriale tra le
varie aree assegnate allo stato ebraico. Gruppi più estremisti, come l'Irgun
e la
Banda Stern, la rifiutarono, essendo contrari alla presenza di uno stato
arabo in quella che consideravano "la Grande Israele" nonché al controllo
internazionale di Gerusalemme.
Tra la popolazione araba la proposta fu rifiutata, con diverse motivazioni:
alcuni negavano totalmente la possibilità della creazione di uno stato ebraico;
altri criticavano la spartizione del territorio che ritenevano avrebbe chiuso i
territori assegnati alla popolazione araba (oltre al fatto che lo stato arabo
non avrebbe avuto sbocchi sul
Mar Rosso
né sulla principale risorsa idrica della zona, il
Mar
di Galilea); altri ancora erano contrari perché agli ebrei, che allora
costituivano una minoranza (un terzo della popolazione totale che possedeva solo
il 7% del territorio), fosse assegnata la maggioranza (56%, ma con molte zone
desertiche) del territorio (anche se la commissione dell'ONU aveva preso quella
decisione anche in virtù della prevedibile immigrazione di massa dall'Europa dei
reduci delle persecuzioni della
Germania nazista); gli stati arabi infine proposero la creazione di uno
Stato unico federato, con due governi.
David Ben Gurion (Primo Ministro di Israele) durante la dichiarazione
della nascita dello Stato di Israele, il 14 maggio 1948, a Tel Aviv, sotto
un grande ritratto di
Theodor Herzl, comunemente considerato il fondatore del pensiero
sionista
Tra il dicembre del
1947 e la prima metà di maggio del
1948 vi furono
cruente azioni di guerra civile da ambo le parti. Il piano Dalet (o "Piano D")
dell'Haganah, messo a punto tra l'autunno del 1947 e i primi mesi del 1948,
aveva come scopo la difesa e il controllo del territorio neonato stato
israeliano e degli insediamneti ebraici a rischio posti al di là del confine di
questo. Il piano, seppur ufficialmente solo difensivo, prevedeva comunque, tra
le altre cose, la possibilità di occupare "basi nemiche" poste oltre il
confine (per evitare che venissero impiegate per organizzare infiltrazioni
all'interno del territorio) e prevedeva la distruzione dei villaggi palestinesi
("setting fire to, blowing up, and planting mines in the debris" ovvero "dar
fuoco, distruggere e minare le rovine") espellendone gli abitanti oltre
confine, ove la popolazione fosse stata "difficile da controllare"[13],
situazione che ha portato diversi storici a considerare il piano stesso
indirettamente responsabile di massacri e azioni violente contro la popolazione
palestinese (seppur non presenti nè giustificate esplicitamente dal piano), in
una specie di tentativo di pulizia etnica[14].
L'impatto emotivo sull'opinione pubblica del
massacro di Deir Yassin, avvenuto il 9 aprile ad opera di membri dell'Irgun
e della Banda Stern ed all'insaputa dell'Haganah, fu una delle cause principali
della fuga degli abitanti nei mesi seguenti.
Il 14
maggio del 1948
venne dichiarata unilateralmente la nascita dello Stato di Israele, un giorno
prima che l'ONU stessa, come previsto, ne sancisse la creazione.
Il 15
maggio, le truppe britanniche si ritirarono definitivamente dai territori
del Mandato.
La guerra d'indipendenza
Lo stesso 15 maggio 1948 gli eserciti di
Egitto,
Siria,
Libano,
Iraq e
Transgiordania, attaccarono l'appena nato Stato di Israele. L'offensiva
venne bloccata dall'
esercito israeliano e le forze arabe vennero costrette ad arretrare. Israele
distrusse centinaia di villaggi palestinesi
[1], concausa all'esodo degli abitanti. La guerra terminò con la sconfitta
araba nel maggio del
1949 e produsse 726mila profughi palestinesi; a loro ed ai loro discendenti
è tuttora vietato il ritorno in territorio israeliano.
In seguito all'armistizio ed al ritiro delle truppe ebraiche l'Egitto occupò
la
striscia di Gaza mentre la Transgiordania occupò la
Cisgiordania, assumendo il nome di Giordania. Israele si annetté la
Galilea e
altri territori a maggioranza araba conquistati nella guerra. Negli anni
immediatamente successivi, dopo l'approvazione (5
luglio 1950)
della Legge del Ritorno, da parte del governo israeliano, si assiste ad una
nuova forte immigrazione, che porterà al raddoppio della popolazione di Israele.
In gran parte, inizialmente, si tratta di profughi ebrei
sefarditi
provenienti dai paesi arabi, espulsi dai loro paesi di origine dopo la nascita
dello stato.
Per il suo ruolo nel negoziare gli armistizi del 1948 e 1949,
Ralph
Bunche ricevette il
Premio Nobel per la Pace 1950.
Israele mantenne la legge militare per gli arabi israeliani fino al
1966.
La crisi di Suez, la guerra dei sei giorni e la
guerra del Kippur
Nel 1956,
Gamal Abd el-Nasser, presidente dell'Egitto, nazionalizzò il
canale di Suez e lo chiuse alle navi commerciali di Israele. Israele,
alleato a Francia e Regno Unito (paesi degli azionisti della società di
costruzione e gestione del canale), intervenne militarmente.
Per il suo ruolo nell'imporre una soluzione pacifica,
Lester Pearson ricevette il Premio Nobel per la Pace 1957.
Nel 1967, scoppiò un nuovo conflitto fra Israele e i vicini Paesi arabi,
denominato
guerra dei sei giorni. Constatato che Egitto, Siria e Giordania stavano
ammassando truppe a ridosso dei propri confini, Israele decise di passare ad un
attacco preventivo.
Sotto il comando dei generali
Ytzhak Rabin (Capo di Stato Maggiore) e
Moshe
Dayan (Ministro della Difesa), in soli sei giorni, a partire dal 5 giugno
1967, Israele sconfisse gli eserciti dei tre paesi arabi, conquistando la
Cisgiordania con Gerusalemme Est (che erano sotto l'amministrazione giordana),
la
Penisola del Sinai, le Alture del Golan, la
Striscia di Gaza,occupando così vaste aree di territorio (i cosiddetti
Territori occupati) al di fuori dei propri confini originari.
Nei Territori Occupati Israele rifiuta di applicare la Quarta Convenzione di
Ginevra. I palestinesi dei Territori Occupati non hanno i diritti politici dei
cittadini israeliani, né dei benefici accordati dalle leggi di Israele
[2].
Dopo la guerra, Israele annesse non solo la città di Gerusalemme (6 km²), ma
anche i villaggi cisgiordani circostanti (64 km²). I palestinesi che abitano a
Gerusalemme Est non hanno i diritti dei cittadini israeliani ma solo quelli
riconosciuti ai 'residenti permanenti' nello stato di Israele; non possono
votare per la Knesset, ma solo per le elezioni locali
[3].
Nel 1973 Egitto e Siria attaccarono a sorpresa Israele nel giorno della
festività ebraica dello
Yom Kippur.
Nei primi giorni di conflitto, denominato oggi appunto
guerra del Kippur, i due paesi arabi ebbero la meglio ma, dopo una fase di
stallo, le truppe israeliane riuscirono a riprendere il controllo della
situazione e a rovesciare le sorti del conflitto, ricacciando egiziani e siriani
al di là delle posizioni iniziali.
In seguito, nel 1978, con gli accordi di
Camp David,
Israele si impegnava a restituire la Penisola del Sinai mentre l'Egitto si
impegnava al riconoscimento dello Stato di Israele. Con il trattato per la prima
volta si crearono normali relazioni diplomatiche fra Israele e uno dei Paesi
confinanti.
Gerusalemme, capitale contestata
Gerusalemme è stata proclamata capitale d'Israele nel
1950 e confermata
come tale, nel 1980,
con "legge fondamentale" promulgata dalla
Knesset.
Tali proclamazioni non sono state riconosciute come valide dalla comunità
internazionale e sono state anzi condannate da Risoluzioni ONU, poiché la città
di Gerusalemme comprende territori non riconosciuti internazionalmente come
israeliani. La
Corte Internazionale di Giustizia ha confermato nel
2004 che i
territori occupati dallo Stato di Israele oltre la "Linea Verde" del
1967 continuano ad
essere "territori occupati" e dunque con essi anche la parte est di Gerusalemme,
unilateralmente annessa da Israele nel
1980, senza
riconoscimento internazionale. A rimarcare questa situazione, tutti gli Stati
che hanno rapporti diplomatici con Israele mantengono le proprie ambasciate
fuori da Gerusalemme, in genere a
Tel Aviv o
nelle immediate vicinanze.
Nel 2006 gli
unici due Stati che avevano l'ambasciata a Gerusalemme, il
Salvador
e la Costa
Rica, hanno notificato al governo israeliano la decisione di spostare le
proprie rappresentanze diplomatiche verso Tel Aviv. Successivamente a tale
notifica il Salvador l'ha spostata a
Herzliya Pituach (un sobborgo di
Herzliya,
città fondata da coloni sionisti nel
1924 e che prende
il nome da
Theodor Herzl) e la Costa Rica a
Ramat Gan
(un sobborgo di Tel Aviv). Il Congresso degli
Stati Uniti ha richiesto da diversi anni lo spostamento dell'ambasciata USA
da Tel Aviv a Gerusalemme, ma nessuno dei governi succedutisi ha messo in atto
la decisione.
Alcune istituzioni governative israeliane, come il Ministero della Difesa,
sono rimaste sempre a Tel Aviv (città dalla quale Ben Gurion proclamò la nascita
dello Stato d'Israele e, da allora, centro nevralgico del Paese), mentre gran
parte delle altre, soprattutto dopo la proclamazione del 1980, sono state
trasferite a Gerusalemme-Ovest.
Gli interventi militari in Libano
Il processo di pace
Gli accordi di pace di
Camp David
(1978) fra Israele ed Egitto furono preceduti dalla storica visita di
Anwar Sadat, presidente dell'Egitto, alla
Knesset a
Gerusalemme il
19
novembre 1977.
Anwar Sadat e
Menachem Begin ricevettero il
Premio Nobel per la Pace 1978, ma Sadat fu ucciso da fondamentalisti
islamici il 6 ottobre 1981. Comunque, il ritiro di Israele dai territori
egiziani occupati (Sinai)
si completò come previsto nel 1983. Da allora la pace ha tenuto e l'Egitto ha
spesso mediato fra Israele e i palestinesi.
Tra Israele e la Giordania il trattato di pace fu siglato a
Wadi Araba
il 26
ottobre 1994 da
re
Hussein di Giordania e
Yitzhak Rabin. La pace ha tenuto da allora.
Gli
accordi di Oslo tra Israele e l'OLP
, conclusi il
20 agosto 1993
da
Mahmud Abbas e
Shimon
Peres e firmati a Washington D.C. il
13
settembre da
Yasser Arafat,
Yitzhak Rabin e
Bill
Clinton, erano stati preceduti dalla
prima Intifada (1987-1993). Yasser Arafat, Yitzhak Rabin e Shimon Peres
ricevettero il Premio Nobel per la Pace 1994, ma Rabin fu ucciso da un
estremista ebreo nel 1995. Gli accordi istituirono l'Autorità
Nazionale Palestinese. La
seconda Intifada (2000- ) sancì il fallimento del processo avviato a Oslo.
Israele nell'Unione Europea
Sulla fine degli
anni '80 il
Partito Radicale Transnazionale di
Marco Pannella inizia una campagna di sensibilizzazione e promozione della
proposta di far entrare lo
Stato d'Israele
all'interno dell'Unione
Europea
[15].
Geografia
Israele si trova all'estremità orientale del Mar Mediterraneo. Il territorio
sovrano internazionalmente riconosciuto, esclusi cioè tutti i territori occupati
nel 1967, ha una
superficie di circa 20.770 km², di cui il 2% sono acque.[16].
Il territorio sottoposto alla legge dello Stato di Israele, inclusi cioè
Gerusalemme Est e il
Golan, ha una
superficie di 22.072 km².[17]
Il territorio sotto controllo israeliano, inclusi cioè i
territori occupati, ha una superficie di 27.799 km².[18]
Morfologia
Il territorio di Israele, è prevalentemente arido e desertico.
Presenta a ovest, parallela alla costa, una pianura (HaShefela o HaSharon)
fertile e ricca d'acqua, che ospita il 70% della popolazione. Al centro si
estende una zona occupata da colline e altopiani che attraversano in lunghezza
tutto il Paese. Mentre i versanti occidentali scendono dolcemente verso il
Mediterraneo, quelli orientali precipitano verso la valle del fiume Giordano. La
stretta valle, solcata dal
Giordano,
si trova al confine con i Paesi vicini: è parte della
Great Rift Valley che prosegue con il
Mar Morto,
Wadi Araba,
il golfo di Eilat
(o
golfo di Aqaba) e il
Mar Rosso.
A sud si estende il
Negev, un territorio in prevalenza desertico, che occupa circa la metà della
superficie del Paese; alla sua estremità sud si trova l'unico sbocco al mare non
mediterraneo. Tipici del Negev e della adiacente penisola del
Sinai sono i crateri erosivi (makhteshim),[19]
di cui il più ampio del mondo è il
cratere Ramon,[20]
lungo 40 km e largo 8 km.[21]
Le montagne più importanti sono il
Monte Meron che si trova nell'Alta Galilea e il
Monte Ramon (o
Makhtesh Ramon)situato nel deserto del Negev. Altri rilievi sono il
Monte
Carmelo sopra Haifa e il
Monte
Hermon (occupato dal 1967) da cui scende il Giordano.
Idrografia
Il fiume
principale è il
Giordano, che scende dal
Monte
Hermon; ne appartiene ad Israele solo la parte del corso superiore, segnando
per il resto il confine tra la
Giordania
e i
Territori occupati palestinesi; ad esso tributano corsi d'acqua di modeste
dimensioni, a regime spiccatamente
torrentizio,
che tendono a prosciugarsi nella stagione secca.
Altro fiume con portata cospicua è il
Yarqon (15 km), che scende nel
Mar Mediterraneo vicino a
Tel Aviv.
È incluso quasi interamente in territorio nazionale il
lago di Tiberiade (Kinneret), mentre il
Mar Morto
bagna Israele solo nel il settore sud-occidentale ed è prossimo al punto più
basso del pianeta (400mt. sotto il livello del mare).
Clima
Pur essendo un paese di modeste dimensioni, vi sono discrete differenze
climatiche da zona a zona, e le temperature variano molto, specie durante
l'inverno.
La costa ha un tipico clima mediterraneo, con estati lunghe, calde e asciutte
e inverni freschi e piovosi. Il caldo è anche maggiore nella valle del Giordano,
dove nel 1942 furono registrati 53,7°C (kibbutz Tirat Zvi), un record per l'Asia[senza fonte].
Sulle alture, invece, il clima è da fresco a freddo e umido, comprese
precipitazioni nevose (a Gerusalemme almeno una volta l'anno,[22]
sul monte Hermon per gran parte dell'anno).
Da maggio a settembre le precipitazioni sono rare[23]
[24];
da novembre a marzo il clima è relativamente umido.
Ambiente
La scarsità di acqua ha spinto Israele a sviluppare svariate tecnologie di
risparmio idrico, inclusa l'irrigazione
a goccia.[25]
L'abbondanza di
insolazione ha invece spinto Israele a svillupare le tecnologie per lo
sfruttamento dell'energia
solare, per la cui produzione pro capite è prima al mondo.[26]
Lo Stato di Israele è molto attivo nella tutela dell'ambiente naturale in
regioni periferiche, anche tramite l'opera del
Keren Kayemeth LeIsrael.
In passato, guidato dall'esigenza primaria dello sviluppo economico per una
popolazione in gran parte immigrata come profuga, lo è stato molto meno nelle
aree urbane e peri-urbane.[senza fonte]
Demografia
Israele obbliga tutti i suoi cittadini a dichiarare o a farsi attribuire la
propria appertenenza
etnica e religiosa (ebraica,
araba, ...).
Sulla base di tali dati - che vengono riportati sulle carte d'identità[27]
- vengono riconosciuti
diritti differenziati.
Popolazione
- Densità
- 326 per km²
- Alfabetizzazione
- 95,4%
La popolazione è aumentata nel dopoguerra, a causa dell' arrivo di numerosi
coloni. le zone più popolate sono quelle costiere, dove il territorio è più
fertile. La massima densità demografica si riscontra nei distretti di Tel Aviv e
di Gerusalemme.
Etnie
Secondo il CIA Factbook del 2005[28],
che riportava stime del 1996, in Israele la popolazione sarebbe stata composta
da un 80,1% di ebrei (di cui solo poco più di un quarto nato in Israele) e il
19,9% di non ebrei, prevalentemente arabi.
Secondo il più recente CIA Factbook del 2007,[29]
che riporta stime del 2004, in Israele la popolazione sarebbe così suddivisa:
- Ebrei 76,4%, così suddivisi:
- nati in Israele 67,1%
- nati in Europa e America 22,6%
- nati in Africa 5,9%
- nati in Asia 4,2%
- non ebrei 23,6% (principalmente arabi)
Nel dicembre del 2006, secondo l'Ufficio Centrale di Statistica israeliano,
vi sono in Israele 7,1 milioni di abitanti. Di questi il 76% sono ebrei e il 20%
arabi; il 4% sono classificati come altri.[30]
Un sondaggio del dicembre del 2006, svolto per conto del Center for the
Campaign Against Racism, ha evidenziato che metà della popolazione ebraica
israeliana ritiene che lo stato debba favorire l'emigrazione dei cittadini
arabi.[31]
Agli inizi del dicembre 2008 il ministro degli esteri
Tzipi
Livni, principale esponente del partito
Kadima e come
tale candidata alle vicine elezioni politiche del febbraio 2009, ha affermato
che dopo l'eventuale costituzione di uno stato palestinese, alla popolazione
araba di cittadinanza israeliana (circa 1.400.000 persone) verrà chiesto di
traderirsi in questo. La dichiarazione ha sucitato le proteste dei deputati
arabo-israeliani e del presidente palestinise
Abu Mazen.[32]
Religione
Secondo il CIA Factbook del 2007,[29]
che riporta stime del 2004, in Israele la popolazione sarebbe così suddivisa:
Secondo l'Ufficio Centrale di Statistica israeliano, nel 2005 la popolazione
era suddivisa tra un 76,1% di ebrei, un 16,2% di musulmani, 2,1% cristiani, e
1,6% drusi, con il rimanente 3,9% (principalmente immigrati dall'ex Unione
Sovietica) non classificati per religione. Tra gli arabi residenti in Israele
l'82,7% era musulmano, l'8,4% druso e l'8,3% cristiano.[33]
Gli arabi che abitavano sui territori che dal 1948 costituiscono lo Stato
d'Israele sono cittadini israeliani. Hanno il passaporto, ma con una
restrizione: non possono entrare liberamente a Gaza o in Cisgiordania. Sono
circa 1.400.000.
Gli abitanti di Gerusalemme Est, dopo l'occupazione israeliana del 1967,
hanno ottenuto la carta d'identità israeliana come "residenti permanenti". Non
sono cittadini israeliani, ma possono muoversi liberamente sia in Israele che in
Cisgiordania. Nel gergo burocratico sono chiamati "arabi blu" (dal colore del
documento) e sono circa 253.000.
Gli abitanti della Cisgiordania hanno il passaporto palestinese, di colore
verde. Il documento viene rilasciato dall'Autorità
Nazionale Palestinese (ANP), ma con l'autorizzazione israeliana. Non possono
entrare in Israele e nella Striscia di Gaza se non con uno speciale permesso
rilasciato dalle autorità israeliane. Sono circa 1.980.000.
Cultura
Folklore e cultura popolare
La variegata cultura israeliana deriva dalla diversità della sua popolazione:
ebrei provenienti da tutto il mondo hanno portato con sé le proprie tradizioni
religiose e culturali, dando vita a un originale
melting
pot. Israele è il solo paese al mondo in cui la vita è organizzata
secondo il
calendario ebraico: il giorno di riposo ufficiale è il
sabato (con
inizio nel tardo pomeriggio del venerdì) e le vacanze sono determinate dalle
feste ebraiche. La consistente minoranza araba ha pure influenzato la
cultura di Israele, soprattutto nella cucina, nella musica e nell'architettura.
Musica
La musica d'Israele rivela influenze da tutto il mondo: la scena musicale
offre musica yemenita, melodie hassidiche, musica araba, musica greca, jazz,
pop, rock, musica classica. Le tipiche cazoni popolari ("Canzoni della Terra
d'Israele") narrano le esperienze dei pionieri del Sionismo nella prima metà del
XX secolo.
L'orchestra più prestigiosa è la Israel Philharmonic Orchestra, fondata negli
anni 30, che tiene più di 200 concerti l'anno. Fra i musicisti classici di fama
internazionale i più noti sono
Itzhak Perlman e
Pinchas Zukerman, anche
Daniel Barenboim ha cittadinanza israeliana.
Israele ha participato all'Eurovisione
(Eurovision
Song Contest) quasi ogni anno a partire dal
1973, vincendo tre
volte e ospitandola due volte.
Ogni estate dal 1987
a Eilat si tiene
il Red Sea Jazz Festival, un evento internazionale.
Arti e lettere
Israele ha due lingue ufficiali: la
lingua ebraica e la
lingua
araba. Sono molto diffusi anche la
lingua inglese, la
lingua
russa e la
lingua francese.
Israele continua la forte tradizione teatrale della cultura
Yiddish in Europa orientale. A Tel Aviv
HaBima, fondato nel 1918, è la più antica compagnia teatrale ed è teatro
nazionale.
La letteratura israeliana è principalmente (85%) poesia e prosa scritta in
lingua ebraica, parte della sua rinascita come lingua parlata a partire da
Eliezer Ben-Yehuda (metà del
XIX secolo);
la produzione letteraria è pubblicata anche in
Yiddish,
Ladino,
inglese e
arabo.
Durante la settimana del libro ebraico, che si tiene ogni giugno, oltre a fiere,
letture pubbliche e conferenze ha luogo la consegna del Premio Sapir, il
principale premio letterario di Israele. Nel 1966
Shmuel Yosef Agnon condivise il premio Nobel per la letteratura con
Nelly
Sachs (ebrea tedesca). Altri autori israeliani noti all'estero sono:
Abraham Yehoshua,
Amos Oz,
Yoram Kaniuk,
Aharon Appelfeld,
David Grossman,
Uri Orlev,
Meir
Shalev.
Comunicazioni
La stampa è diffusa e indipendente; fra i maggiori quotidiani:
Sono attive numerose emittenti
televisive e
radiofoniche. Tra le radio più seguite, per la tempestività con cui fornisce
notizie urgenti e l'affidabilità dei suoi servizi, vi è la Israel Army Radio,
gestita dalle Forze Armate (Tsahal).
Archeologia e architettura
Israele è sede di numerosissimi e importanti scavi archeologici di scuola
israeliana e di scuole straniere di
archeologia biblica e di
archeologia paleocristiana. Tra questi siti,
Masada è
Patrimonio dell'Umanità dal
2001, i
tell di
Megiddo, Hazor
e
Be'er Sheva dal
2005.
Oltre all'aspetto archeologico,
Gerusalemme mostra importantissimi edifici religiosi e uno stile uniforme
suo proprio: sono Patrimonio dell'Umanità dal 1981 la
Città Vecchia di Gerusalemme e le sue mura.
Tel Aviv,
la città bianca, è un esempio di livello mondiale dell'architettura
razionalista in stile
Bauhaus (movimento
moderno), Patrimonio dell'Umanità dal
2003.
Sono Patrimonio dell'Umanità anche la Città vecchia di
Acri dal 2001 e la
Via dell'incenso - città nel deserto del Negev dal 2005.
Musei
Israel Museum, a Gerusalemme, è una delle principali istituzioni culturali:
ospita i
rotoli del Mar Morto come gioiello in un'ampia collezione di arte ebraica ed
europea.
Yad
Vashem, a Gerusalemme, è il museo nazionale sulla
Shoah, il primo al mondo, e ospita il più ampio archivio di informazioni
sulla tragedia.
Altri musei a Gerusalemme: il Museo Herzl, il Museo delle Terre della Bibbia,
il Museo Rockfeller e il Museo dell'Arte Islamica.
Beth HaTefutsoth (il museo della
Diaspora), sul campus dell'Università di Tel Aviv, è un museo interattivo
dedicato alla srtoria delle comunità ebraiche nel mondo.
Altri musei a Tel Aviv: il Museo di Eretz Israel, il Museo della HaGanah, il
Museo delle Antichità, il Museo d'Arte Moderna.
Nel Negev (Rahat? Beersheba?) c'è il Museo dei
Beduini e
della cultura beduina.
Istruzione e ricerca
Secondo le Nazioni Unite Israele ha il più alto tasso di durata degli studi e
di scolarizzazione del Medio Oriente, e in Asia è al vertice con
Corea
del Sud e
Giappone. La Legge sull'Istruzione Statale, approvata nel 1953, istituì
cinque tipi di scuole: laiche di stato (il più vasto), religiose di stato,
ultra-ortodosse, di kibbutz/moshav e in lingua araba. L'obbligo scolastico va
dai 3 ai 18 anni, diviso in materna, primaria (1°-6°), media (7°-9°) e superiore
(10°-12°), al termine del quale si sostiene un severo esame di maturità o
baccalaureato
(Bagrut).
Israele è il terzo paese al mondo per numero di laureati (20% della
popolazione), anche grazie al fatto che il flusso di immigrati dall'ex Unione
Sovietica negli anni 90 era laureato al 40%. Israele ha prodotto quattro
vincitori di
Premio
Nobel ed è fra i primissimi paesi al mondo per articoli scientifici
pubblicati pro capite. Nel 2003,
Ilan Ramon
divenne il primo
astronauta
israeliano. Israele ha otto
università
pubbliche, sussidiate dallo stato:
-
Hebrew University of Jerusalem (Gerusalemme),
la più antica d'Israele (1918), sede della Biblioteca Nazionale, fra le
migliori al mondo,
-
Technion-IIT (Haifa),
fondato anch'esso prima dell'indipendenza (1924),
-
Weizmann Institute of Science (Rehovot),
fondato prima dell'indipendenza (1934) e aperto solo a studi post-laurea,
-
Bar-Ilan University (Ramat
Gan), fondata nel 1955 e l'unica religiosa (ma comunque sionista),
-
Tel Aviv University (Tel
Aviv), fondata nel 1956,
-
University of Haifa (Haifa), fondata nel 1963,
-
Ben-Gurion University of the Negev (Beersheba),
fondata nel 1969,
-
Open University (Tel Aviv), fondata nel 1974 per gli studenti a distanza.
A Gerusalemme è presente anche l'università araba
Al Quds University, fondata nel 1984.
Economia
Israele ha una
economia di mercato mista ed è considerato uno dei paesi più avanzati del
Medio
Oriente per quanto riguarda il progresso economico e industriale, nonché uno
di quelli più competitivi
[34] e dove è più semplice fare affari
[35]
e creare nuove imprese. Nel 2007 il
PIL
(PPP) era pari a
232,7mld US$ (44° al mondo) e il PIL
pro capite
(PPP) era pari a 33.299 US$ (22° al mondo); di conseguenza, in quell'anno è
stato invitato ad aderire all'OCSE,
organismo di cooperazione fra paesi democratici e ad economia di mercato.
Malgrado la limitatezza delle risorse naturali, lo sviluppo dei settori
industriale e agricolo, protrattosi per decenni, ha reso Israele ampiamente
autosufficiente per la produzione alimentare, eccetto per le granaglie e per le
carni. Israele è un grande importatore di idrocarburi, materie prime,
equipaggiamenti militari. Per l'export, si distingue per frutta, verdura,
farmaceutici, software, chimici, tecnologia militare, diamanti. È un leader
mondiale per la conservazione dell'acqua e per l'energia geotermica. Fin dagli
anni '70,
Israele riceve aiuto economico dagli
Stati Uniti d'America, in particolare per sostenere il debito estero e il
debito pubblico. Si prevede che tali sovvenzionamenti cessino nel
2008.
Agricoltura
Dotato di risorse idriche esigue, il paese non è ambiente favorevole a una
grande agricoltura. I coloni ebraici hanno saputo, però, sviluppare una
tecnologia irrigua che ha moltiplicato la produttività di ogni litro d'acqua
imponendo la propria agricoltura come modello insuperato di efficienza di
irrigazione. Agronomi e ingegneri di Israele vantano il titolo di creatori delle
metodologie di "irrigazione a goccia", più in generale delle tecniche di
"microirrigazione". Seppure l'acqua disponibile per l'agricoltura continui a
diminuire, gli agricoltori israeliani la usano con efficienza crescente,
dedicandola a colture di sempre maggiore pregio, primizie, fiori, piante di
vivaio. Il primato tecnologico consente, peraltro, di sopperire al calo delle
vendite di prodotti agricoli con la vendita crescente di impianti sempre più
sofisticati, richiesti, con il know how relativo, in tutto il mondo
[36]
Attualmente i terreni israeliani, che per una delle leggi fondamentali (Basic
Laws, che nel loro insieme svolgono più o meno la funzione di una
Costituzione) di Israele non possono essere venduti (se non a ebrei che abitano
all'estero), per il 92% sono proprietà dello stato, del Fondo Nazionale Ebraico
o dell'Amministrazione Israeliana dei Terreni. Detti terreni possono essere
affittati a lungo termine (99 anni) solo ad ebrei. Gli arabi israeliani
non possono tuttora far parte di comunità agricole collettive, i moshav e i
kibbutz.
Industria
Per ovvie esigenze di autosufficienza nella difesa (dovuta a ripetuti
embargo, anche da parte di alleati), l'industria militare è avanzatissima. Per
la sua competenza nella produzione e ricerca info-telematica, Israele è stato
paragonato alla
Silicon Valley (Silicon
Wadi). Intel
e
Microsoft hanno creato qui i loro primi centri di
ricerca e sviluppo fuori degli USA, e anche
IBM,
Cisco
Systems e
Motorola hanno strutture qui. Grazie alle ottime infrastrutture di ricerca
scientifica è di buon livello anche l'industria chimico-farmaceutica
Trasporti
Trasporto ferroviario
La rete ferroviaria israeliana si sviluppa attorno ad una dorsale nord - sud
Naharia - Haifa
- Tel Aviv
-
Beersheva, con rami verso est (Gerusalemme
via Latrun e
Zin, presso il
Mar Morto).
La rete è a trazione diesel; i treni sono frequenti e ragionevolmente
confortevoli, ma la velocità operativa è piuttosto bassa. E' in programma una
linea ad alta velocità tra Tel Aviv e Gerusalemme, attualmente in fase di
progetto.
Turismo
Il turismo (benché comprensibilmente ostacolato dalle condizioni
geopolitiche, che inducono a protocolli di sicurezza sensibilmente elevata), in
particolare quello religioso, è un cespite industriale di grande rilievo, anche
per merito del clima gradevole e dell'importanza storico-artistica dei siti
archeologici tuttora esistenti. In tale cornice, spicca la funzione strategica
della compagnia di bandiera
El Al, sia come
vettore internazionale, sia per i collegamenti interni.
Finanza
Politica
Israele è una
democrazia
parlamentare a
suffragio universale. Non è previsto il
referendum.
Il voto spetta a tutti i
cittadini israeliani che abbiano compiuto il diciottesimo anno di età.
Il potere legislativo spetta alla
Knesset
(Assemblea nazionale), composta da 120 deputati (MK) eletti ogni quattro
anni con sistema
proporzionale (con applicazione del
metodo D'Hondt), nelle liste dei partiti (non è previsto alle elezioni
legislative il
voto di preferenza). Il territorio costituisce un unico collegio elettorale
ed è prevista una soglia di sbarramento (dal
1996 fissata al
2%).
Il potere esecutivo spetta al governo, con a capo il
Primo ministro, che è soggetto alla fiducia del Parlamento (dal 1996 al 2003
è stato scelto con elezione popolare diretta) ed è di norma il leader del
partito con più seggi.
Il Presidente dello Stato ha funzioni rappresentative e di garanzia.
- Presidente:
Shimon Peres.
- Primo Ministro:
Ehud
Olmert.
- Assemblea nazionale: 120 membri (in carica per 4 anni, ultima elezione nel
2006).
Sistema legale
Israele non ha una Costituzione scritta, sebbene il punto B della Risoluzione
181 dell'Assemblea dell'ONU, che aveva sancito la divisione del Mandato
Britannico in uno stato ebraico e in uno arabo[37],
lo richiedesse. Hanno funzione di norme materialmente costituzionali la
Dichiarazione d'Indipendenza del
1948 (sebbene non
costituisca in senso tecnico una "legge") e le
Leggi base della Knesset. Nel 2003, a partire da queste, la Knesset
ha iniziato a redigere una costituzione, che è comunque respinta per ragioni di
principio dai partiti religiosi non sionisti.
L'obiettivo del servizio sanitario nazionale, garantire uguali cure sanitarie
a tutti i residenti del paese, è stato fondato in una legge base nel 1995.
Il sistema legale di Israele combina la
civil law
dell'Europa continentale, la
common law
inglese e le leggi religiose dell'ebraismo.
Si fonda sul principio del
precedente
(stare decisis) e del
processo accusatorio e impiega (anziché
giurie)
giudici
professionali e indipendenti, nominati da un comitato composto da giudici della
Corte suprema, avvocati e parlamentari.
Il sistema giudiziario è articolato in tre livelli di giudizio: la maggior
parte delle città ospita un tribunale, mentre in cinque dei sei distretti (vedi
sotto) sono istituiti tribunali distrettuali (sia d'appello sia di prima
istanza) e a Gerusalemme siede la
Corte Suprema (sia di ultimo appello sia di cassazione e di fatto
costituzionale).
La disciplina dell'istituto matrimoniale è rimessa alle confessioni religiose
cui gli sposi appartengono, le cui autorità esercitano la relativa
giurisdizione, mentre non esiste il matrimonio civile[38].
Suddivisione amministrativa
Israele è suddiviso in sei distretti principali, conosciuti in
ebraico come mehozot (singolare: mehoz) e tredici
sub-distretti conosciuti come nafot (singolare: nafa). Schema dei
sei distretti:
Lista dei distretti con relativo capoluogo e relativi sub-distretti:
Distretto di Gerusalemme (Mehoz Yerushalayim). Capitale
distrettuale:
Gerusalemme
Distretto Settentrionale (Mehoz HaTzafon).
Capitale distrettuale:
Nazaret
Distretto di Haïfa(Mehoz Hefa).
Capitale distrettuale:
Haifa
Distretto Centro (Mehoz HaMerkaz).
Capitale distrettuale: Ramla
Distretto di Tel Aviv (Mehoz Tel-Aviv).
Capitale distrettuale:
Tel Aviv-Yafo
Distretto Meridionale. (Mehoz HaDarom).
Distretto di Giudea e Samaria (Mehoz Yehuda VeShomron), ovvero
la Cisgiordania
Diritti umani
La legge base (di rango costituzionale) Libertà e Dignità Umana tutela i
diritti umani, sociali, civili e politici. La maggiore organizzazione israeliana
per i diritti umani è
B'Tselem.
Israele è riconosciuta da varie
ONG come l'unica democrazia del Vicino Oriente, e lo Stato più avanzato in
termini di
diritti civili e
politici,[39]
di
libertà d'espressione[40]
e di
economia di mercato.[41]
Tuttavia, la minoranza araba residente in Israele si lamenta di
discriminazioni ai suoi danni, sia nella quotidiana pratica amministrativa sia
nel mantenimento in vigore di normative formalmente neutrali ma di fatto
discriminatorie.
Per quanti riguarda i non ebrei che vivono nei territori occupati da Israele
nel 1948 e sono sopravvissuti alla conseguente cacciata, ci sono molti diritti -
soprattutto politici - negati. Molti di loro hanno perso le terre, che sono
state confiscate dallo Stato e ridistribuite a soli ebrei. Da allora, nonostante
rappresentino il 17% della popolazione israeliana, gli arabi non ha mai avuto
incarichi importanti nell'amministrazione o nell'economia israeliana. Un ebreo
non può legalmente sposare un non-ebreo. Per quanto riguarda poi i circa 1,8
milioni palestinesi che vivono nei territori occupati nel 1967 (tra cui
Gerusalemme, striscia di Gaza e West Bank) i diritti sono quelli di un popolo
sotto occupazione militare[42].
Inoltre, le stesse ONG hanno spesso criticato la condotta dello Stato di
Israele nei territori a maggioranza arabo-palestinese posti sotto controllo
militare israeliano.
L'arcivescovo
anglicano
Desmond
Tutu, una delle figure di maggiore spicco nella lotta contro l'apartheid
in
Sud Africa, ha criticato ripetutamente il trattamento dei palestinesi da
parte di Israele, definendo anche questo una forma di apartheid[43][44].
Lo stesso paragone è stato fatto nel novembre 2008 anche dal presidente
dell'assemblea dell'ONU
Miguel d'Escoto Brockmann, durante un incontro nell'ambito della Giornata
internazionale di solidarietà con il popolo palestinese. D'Escoto Brockmann
ha anche definito la non esistenza di uno stato palestinese e la continua
situazione di tensione in medio oriente "Il più grande fallimento nella
storia delle Nazioni Unite".[45][46]
In Cisgiordania, utilizzando leggi diverse, in particolare ottomane, e la
possibilità stabilita dopo il 1967 di dichiarare statale il territorio occupato
da nazioni "nemiche", Israele ha ottenuto il controllo di parte dei terreni, che
usa per costruire ed ampliare colonie
[47].
Migliaia di detenuti palestinesi presenti nelle carceri israeliane sarebbe
trattenuti per motivazioni politiche (circa 5.600 stimati nel 2003), in parte
(circa 530 sempre nel 2003) sono in regime di 'detenzione amministrativa', vale
a dire senza che sia stato fissato un processo. Il fatto che spesso Israele,
nell'ambito dei colloqui di pace, liberi alcune decine o centinaia di questi
prigionieri come "gesto di buona volontà", è stato indicato come una prova del
fatto che queste detenzioni avvengono senza un reale motivo. In alcuni casi
gruppi umanitari come
Amnesty International hanno ricevuto segnalazioni di maltrattamenti, torture
e della negazioni di asssistenza legale.[48][49]
Un rapporto ufficiale ha ammesso che i servizi segreti israeliani hanno
torturato detenuti palestinesi durante la prima intifada, fra il 1988 e il 1992
[50].
Uno dei metodi è lo scuotimento, che nel 1995 ha causato la morte di un
detenuto. Secondo
Yitzhak Rabin, questo metodo è stato usato contro 8.000 prigionieri
[51]
Il 4 dicembre 2008 il Conciglio per i diritti umani dell'ONU, dopo due anni di
ricerche sul territorio israeliano, ha prodotto un rapporto in cui si chiedeva a
Israele di sospendere le "pratiche di tortura fisica e mentale" sui detenuti
palestinesi e di rimuovere il blocco alla Striscia di Gaza.[52][53][54]
Pochi giorni dopo la presentazione del rapporto, il 15 dicembre, Israele ha
negato il rinnovo del visto di ingresso a
Richard Falk, docente di diritto internazionale all'Università di Princeton
e rappresentante delle Nazioni Unite per i diritti umani nei terriotri
palestinesi. Falk, uno degli autori del rapporto, era stato criticato dalle
autorità israeliane (che avevano fin da allora preannunciato il non rinnovo del
visto di ingresso) già nella primavera del 2008, dopo la sua assegnazione
all'incarico (che doveva durare 6 anni), quando aveva paragonato la situazione
tra israeliani e palestinesi a quella tra nazisti ed ebrei.[55][56][57]
Dal 2003, Israele vieta l'unificazione famigliare agli israeliani (in
grandissima maggioranza cittadini arabi dello stato), e ai palestinesi che
abitano a Gerusalemme Est, se il coniuge risiede in Cisgiordania o nella
Striscia di Gaza.[58]
In Cisgiordania ci sono ora più di 500 posti di blocco[59][60].
Sono costrette ad attendere anche le ambulanze: secondo un rapporto dell'ONU dal
2000 al 2005 più di 60 donne hanno partorito a posti di blocco, il che ha
causato la morte di 36 neonati
[61]. Occorre dire tuttavia che questi
blocchi sono motivati dal fatto che in passato le ambulanze sono state
utilizzate anche per trasportare esplosivi e terroristi suicidi in territorio
israeliano.
Politica estera
Relazioni diplomatiche con Israele
██ relazioni diplomatiche
██ relazioni speciali
██ relazioni diplomatiche sospese
██ nessuna relazione stabilita e lo stato non riconosce Israele
██ nessuna relazione stabilita
|
Lo stato d'Israele è riconosciuto da una forte maggioranza degli stati del
mondo (161 su 192 nel 2007), in coerenza con la risoluzione 181 delle
Nazioni Unite del
29
novembre 1947.
Tuttavia, a causa della questione palestinese, Israele è in uno stato di
costante tensione con una grande maggioranza di Stati arabi. Israele, come
stato, non viene riconosciuto da nessuno dei paesi arabi e/o islamici, ad
esclusione della
Turchia,
Giordania,
Egitto e
Mauritania
con i quali intrattiene normali relazioni diplomatiche. Alcuni paesi arabi
(p.es. Marocco,
Qatar)
intrattengono relazioni diplomatiche a basso livello o informali.
Le seguenti 31 nazioni non hanno relazioni diplomatiche ufficiali con Israele
(al 19 novembre 2006):
- Africa:
Algeria,
Chad,
Comore,
Gibuti,
Guinea,
Libia,
Mali,
Niger,
Somalia,
Sudan
- Americhe:
Cuba
-
Asia Orientale :
Nord Corea,
Taiwan
-
Asia del Sud :
Afghanistan,
Bangladesh,
Bhutan,
Maldive,
Pakistan
-
Sud-est asiatico:
Brunei,
Indonesia,
Malaysia
-
Asia occidentale:
Iran, Iraq,
Libano,
Kuwait,
Oman,
Qatar,
Arabia Saudita,
Siria,
Emirati Arabi Uniti,
Yemen,
Bahrain
- La
Repubblica Araba Saharawi Democratica e la
Repubblica di Cina (Taiwan) non riconoscono Israele, ne` sono membri delle
Nazioni Unite.
Forze armate
I militari di Israele consistono nelle forze unificate della difesa d'Israele
(IDF Israel Defense Forces), conosciute in ebraico con l'acronimo
Tzahal (צה"ל).
Diversamente dall'organizzazione delle forze armate in altri paesi la marina
militare e l'aeronautica sono subordinati all'esercito. Ci sono altre agenzie
governative
paramilitari che si occupano di differenti aspetti della sicurezza d'Israele
(quali, il MAGAV
e lo Shin Bet).
L'IDF è considerato una delle forze militari più forti nel
Medio
Oriente ed è quella che ha maggior esperienza pratica avendo difeso il
proprio paese in più di cinque conflitti. Punti di forza dell'IDF sono l'alta
qualità dell'addestramento e l'uso di armamenti
tecnologicamente avanzati prodotti in Israele o importati dagli
Stati Uniti.
La maggior parte degli
israeliani, maschi e femmine, sono chiamati alle
armi all'età di 18
anni. Il servizio obbligatorio è di tre anni per gli uomini e di 20 mesi per le
donne. A seguito del servizio obbligatorio, gli uomini israeliani diventano
parte delle forze di riserva dell'IDF e solitamente sono tenuti a servire per
parecchie settimane ogni anno da riservisti, fino ai loro 40 anni.
Per gli
Arabo-israeliani il servizio militare è facoltativo. I
Circassi e
Beduini si
arruolano attivamente nell'IDF. Dal
1956, i
Drusi vengono
considerati come israeliani sotto
coscrizione, su richiesta della comunità drusa. Gli uomini che studiano a
tempo pieno nelle istituzioni religiose possono ottenere un rinvio della leva;
la maggior parte degli ebrei
Haredi estendono questi rinvii fino a raggiungere un'età in cui sono troppo
vecchi per la coscrizione. Israele non dispone nel suo ordinamento di una legge
sull'obiezione di coscienza. Sono esonerati i
pacifisti dichiarati solo se giudicati tali da una speciale commissione non
militare e le donne che si dichiarano religiosamente osservanti. I refusenik
sono coloro i quali rifiutano di prestare servizio per motivi politici legati
all'occupazione della West Bank. Vengono giudicati dalla Corte marziale e
rischiano pene detentive fino a un massimo di tre anni.
Nel 1986
Mordechai Vanunu rivelò l'esistenza di un arsenale atomico e di un programma
nucleare israeliano.
Riferimenti
Note
- ^ Cfr.
sezione, "Gerusalemme,
capitale contestata".
- ^ Escluse /
Incluse le
Alture del Golan, la
Cisgiordania e la
Striscia di Gaza.
- ^ Inclusi gli
abitanti della
Cisgiordania.
- ^ Cfr. (EN)
(HE)
Statistical abstract of Israel 2006, Israeli Central Bureau of
Statistics (.pdf file).
- ^ Cfr. (EN)
Israel - Government, CIA World Factbook.
- ^ Cfr. (EN)
The Stones Speak: The Merneptah Stele, Ebonmusings.org. Una
traduzione in
italiano dell'estratto riportato è disponibile
qui.
- ^ Qui il termine
"seme" è inteso come "discendenza".
- ^ Cfr. (EN)
Victor P. Hamilton, The Book of Genesis: Chapters 18-50, Wm. B.
Eerdmans Publishing Company, Grand Rapids (Michigan), 1995,
ISBN 0802823092.
- ^ Cfr. (EN)
Stephen A. Geller, The Struggle at the Jabbok: The Uses of Enigma in a
Biblical Narrative, saggio contenuto in "The Journal of the Ancient Near
Eastern Society", numero 14, pag. 46.
- ^
Il testo della Risoluzione 181 dell'ONU
- ^
relazione dell'UNSCOP
- ^ Si veda
la mappa della distribuzione della popolazione nel 1946, dal sito
passia.org
- ^ (EN)
Il Piano Dalet, dal sito MidEast Web Historical Documents
- ^ Si veda per
es (EN)
FAQ on Plan Dalet dal The Institute for Middle East Understanding
o la
recensione del libro dello storico
Ilan Pappe, La pulizia etnica della Palestina, Fazi Edizioni.
- ^
http://coranet.radicalparty.org/israel/ La sezione speciale del sito
internet del Partito Radicale Transanzionale sulla proposta d'ingresso dello
Stato d'Israele nell'Unione Europea
- ^
Pagina su Israele del CIA World Factbook
- ^ Cfr. (EN)
(HE)
Area of Districts, Sub-Districts, Natural Regions and Lakes. Statistical
abstract of Israel 2006, Israeli Central Bureau of Statistics (.pdf
file).
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- Theodor Herzl, Lo stato ebraico, Il Melangolo, 2003, Genova
- Vittorio Dan Segre, Le metamorfosi di Israele, Utet, 2008
- Claudio Vercelli, Breve storia dello Stato di Israele (1948-2008),
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- Claudio Vercelli, Israele. Storia dello Stato (1881-2008). Giuntina,
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- Aldo Baquis, Regno di Giudea vs. Stato d'Israele, in "Limes" n. 3,
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- Emanuele Ottolenghi, Ebrei e Israeliani: due identità in una?, in "Limes"
n. 4, 1995
- Charles Urjewicz, La nuova aliyà: se gli israeliani parlano russo,
in "Limes" n. 4, 1995
- Alberto Castaldini, Il ruolo dell'ortodossia religiosa in Israele alla
luce delle recenti elezioni, "Aggiornamenti Sociali", 7-8 (1999), pp.
557-568
- Matteo Miele, L'identità di Israele tra laicità e religione, in "Mondoperaio",
numero 2, marzo-aprile 2008
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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