In
economia, l'indice dei prezzi al consumo (talvolta indicato anche
come indice dei prezzi al dettaglio o CPI - Consumer Price
Index, nella notazione
inglese) è, come tutti gli
indici dei prezzi, una misura
statistica formata dalla
media dei
prezzi
ponderati per mezzo di uno specifico
paniere di
beni e servizi. Tale paniere ha come riferimento le abitudini di acquisto di
un consumatore medio.
L'indice dei prezzi al consumo maggiormente utilizzato è il
numero indice che misura la variazione temporale della media ponderata dei
prezzi che si
formano nelle transazioni relative a
beni e
servizi
di consumo scambiati tra gli operatori economici ed i
consumatori privati finali (sono dunque da escludere nella formazione
dell'indice le transazioni a titolo gratuito, quelle intermedie e quelle che
coinvolgono enti pubblici); tale tipo di indice misura, dunque, l'aumento del
livello generale dei prezzi, cioè l'inflazione
al consumo per il periodo considerato (la misura del costo della vita
dello specifico periodo).
Tipologie di indici dei prezzi al consumo
Gli indici dei prezzi al consumo si possono differenziare, in generale,
rispetto:
- alla popolazione dei consumatori alla quale si riferiscono;
- al territorio preso in esame;
- alla composizione del paniere di consumi considerata;
- al tipo di prezzi considerati;
- alla metodologia di ponderazione;
Per quanto riguarda in particolare l'Italia,
l'ISTAT
rileva tre diversi indici dei prezzi al consumo:
- l'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività nazionale
(NIC): questo indice viene calcolato con riferimento all’intera
popolazione presente sul territorio nazionale ed all’insieme di tutti i beni
e servizi acquistati dalle famiglie ed aventi un effettivo prezzo di
mercato; tale indice, che considera i consumatori italiani come un unico
insieme omogeneo, misura quindi l'inflazione a livello dell'intero sistema
economico e rappresenta pertanto, per il
governo,
uno dei parametri di riferimento per la progettazione delle
politiche economiche: può, ad esempio, essere utilizzato per indicare
nel
DPEF il
tasso d'inflazione programmata;
- l'indice
dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI):
tale indice, basato sul medesimo paniere di beni e servizi del NIC, si
riferisce, però, ai consumi delle delle famiglie che fanno capo a un
lavoratore dipendente (ad esclusione di quelli facenti parte del settore
agricolo) ed è l'indice che viene utilizzato come base per l'adeguamento
degli
affitti o degli assegni di mantenimento (dovuti al coniuge separato);
a tali due indici è stato aggiunto, dal
1997:
- l'indice dei prezzi al consumo armonizzato per i Paesi membri dell'Unione
Europea (IPCA): questo indice è stato sviluppato per
assicurare una misura dell'inflazione che fosse comparabile a livello
europeo; l'indice, riferito alla stessa popolazione ed allo stesso
territorio dell'indice dei prezzi al consumo per l'intera collettività, è
però calcolato in relazione ad un paniere di beni e servizi costruito
tenendo conto sia delle particolarità di ogni paese sia di regole comuni per
la ponderazione dei beni che compongono tale paniere (ad esempio il paniere
considerato esclude, sulla base di un accordo comunitario, le
lotterie,
il lotto, i
concorsi pronostici e i servizi relativi alle
assicurazioni sulla vita); l'IPCA è stato assunto come indicatore di
verifica della convergenza delle economie dei paesi membri dell'UE al fine
dell'accesso all'Unione
monetaria e della permanenza nella stessa dei paesi aderenti .
Un'importante differenza fra i tre indici riguarda infine il tipo prezzo
considerato nell'effettuazione del calcolo dell'indice: mentre gli indici
nazionali (NIC e FOI) considerano sempre il prezzo pieno di vendita, l'indice
europeo (IPCA) fa invece riferimento al prezzo effettivamente pagato dal
consumatore; così nel caso, ad esempio, dei medicinali i primi considereranno
il prezzo pieno delle confezioni mentre quest'ultimo utilizzerà, nel calcolo,
la quota effettivamente a carico del consumatore (il ticket) così come, per
gli altri beni e servizi, terrà conto di saldi e promozioni.
Rilevazione e calcolo
Specifiche norme e metodi definiti dall'ISTAT[1]
stabiliscono puntualmente le modalità di rilevazione e di calcolo degli
indici:
- la rilevazione dei dati è unica e viene effettuata, territorialmente,
dagli
Uffici comunali di statistica dei
comuni
capoluoghi di
provincia e, centralmente, dall'ISTAT stessa (per beni e servizi che
hanno un prezzo uguale su tutto il territorio nazionale ed altre specifiche
categorie di prodotti);
- i dati relativi ai prezzi sono rilevati presso un
campione
di punti di vendita, autonomamente selezionato, che rappresenta le
principali tipologie di attività commerciali frequentate dai consumatori per
i loro acquisti;
- i servizi e prodotti per i quali viene effettuata la rilevazione
comprendono quelli maggiormente ricorrenti nelle spese della maggior parte
dei consumatori ed elencati negli appositi panieri;
- la periodicità delle rilevazioni varia a seconda delle diverse categorie
di beni e servizi considerati;
- per ciascun bene e servizio, vengono considerati, quale base per il
calcolo degli indici, le medie annue dei prezzi rilevati nel
1995;
- gli indici elementari di prodotto sono calcolati come
media aritmetica semplice mentre per il calcolo degli indici sintetici
generali e degli altri indici sintetici sono utilizzate ponderazioni
(calcolate con la formula di
Laspeyres) basate sulle stime dei valori dei consumi privati e sulle
rilevazioni sui consumi delle famiglie.
Riferimenti e note
- ^
Documento ISTAT sulle metodologie di rilevazione e calcolo degli indici
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