La teologia federale (dal
latino foedus, cioè patto, conosciuta pure come federalismo
teologico o Teologia dell'Alleanza), è un quadro concettuale
d'insieme per comprendere il messaggio
biblico. La
teologia federale si avvale del concetto teologico di "patto" o "alleanza"
come principio organizzatore dell'intera
teologia
cristiana.
La teologia federale è una caratteristica prominente del
Calvinismo classico, specialmente di quelle chiese che sostengono una
concezione riformata della teologia come le
chiese riformate e
presbiteriane, ma anche, in forma diversa, alcune chiese
metodiste
ed alcune
chiese battiste. La teologia federale non sorge, però, ex novo nel
XVI o nel XVII secolo, ma virtualmente tutti i suoi elementi, quelli che
formano la teologia federale riformata, sono già presenti in forma
frammentaria in epoche precedenti.
Esposizione della dottrina
La teologia federale guarda alla storia dei rapporti di Dio con l'umanità (Creazione
-
Caduta -
Redenzione - Compimento) nel quadro di tre patti teologici complessivi:
- Il patto della redenzione (in latino Pactum Salutis)
- Il patto d'opere (in latino: Foedus Operum)
- Il patto della grazia (in latino: Foedus Gratiae).
Questi tre patti sono chiamati "patti teologici" perché non sono
esplicitamente presentati come tali nella
Bibbia, ma
perché si ritiene che siano teologicamente impliciti, e che descrivano e
riassumano tutta la ricchezza dei dati ivi presentati. Nel sistema di pensiero
tradizionale
cristiano-riformato, la teologia federale non è trattata semplicemente
come un locus della dottrina, e nemmeno come
dogma centrale.
Il patto, piuttosto, è considerato come una sorta di principio architettonico
della
Scrittura, la struttura secondo la quale il testo biblico viene
organizzato.
Iddio stabilisce con l'umanità due patti ed uno dall'eternità nell'ambito
dei rapporti fra le Persone della Santa Trinità, che stabilisce in che modo
gli altri due si rapportino fra di loro.
Il patto della Redenzione è l'accordo eterno stabilito fra le
Persone della
Santa Trinità per il quale Dio Padre incarica il Figlio,
Gesù Cristo, mediante la potenza dello
Spirito Santo, di redimere gli
eletti dalla colpa del
peccato e
dalle sue conseguenze. Iddio incarica Cristo affinché viva una vita di
perfetta ubbidienza alla
Legge
e muoia di una morte penale, sostitutiva e sacrificale, come rappresentante
federale di tutti coloro che confidano in Lui. Alcuni teologi federali negano
che vi sia stato un patto intra-trinitario di
redenzione, sia l'idea del Figlio che opera per guadagnare a Dio un
popolo, sia la natura federale di queste disposizioni. Coloro che sostengono
l'esistenza di questo patto adducono, per sostenere il principio delle opere
che conducono ad una remunerazione
Filippesi 2:5-11 e
Apocalisse 5:9,10, e che si tratti di un patto, il
Salmo 110.
Il patto d'opere è stabilito nel Giardino dell'Eden fra Dio ed
Adamo in quanto
rappresentante federale dell'umanità (Romani
5:12-21). In esso viene promessa vita per l'ubbidienza, e morte per la
disubbidienza. Adamo e tutta l'umanità in Adamo non vivono come Dio aveva
inteso, e sono perciò sottoposti alla condanna. Adamo disubbidisce a Dio ed
infrange il patto. Ecco così che subentra, fra Dio e l'umanità, il patto della
grazia.
Sebbene non sia espressamente chiamato patto nei primi capitoli della
Genesi, per
sostenere questa concezione sono stati addotti i testi biblici che parlano del
confronto fra la rappresentanza federale di Cristo e quella di Adamo, come
pure Osea 6:7. Si
è pure notato che
Geremia
33:24-26 (cfr. 31:35,36) paragoni il patto stipulato con Davide al patto di
Dio con la notte ed il giorno al momento della creazione. Questo fatto ha
portato alcuni teologi a considerare tutta la creazione stessa di natura
federale, il decreto, cioè, che stabilisce leggi naturali per il governo del
cielo e della terra. Il patto d'opere può essere inteso come la componente di
legge morale del più vasto patto creazionale. È così che il Patto d'opere è
stato pure chiamato:
- il Patto della Creazione per indicare come esso non sia stato aggiunto
in seguito, ma che esso sia costitutivo per la stessa umanità;
- il patto della Natura, in riconoscimento della sua consonanza con la
legge naturale posta nel cuore umano; e
- il patto della vita, in considerazione del premio promesso.
Il Patto della grazia promette eterna benedizione per tutti coloro
che confidano nelle successive promesse di Dio, che accolgono, cioè, il
Cristo come
rappresentante federale sostitutivo che adempie il Patto d'opere in nostro
favore, sia nei requisiti positivi di giustizia che nelle sue conseguenze
penali negative (descritto comunemente come la Sua ubbidienza attiva e la Sua
ubbidienza passiva. Questa è l'espressione storica dell'eterno Patto della
redenzione.
Genesi 3:15 ("Io porrò inimicizia fra te e la donna, e fra la tua
progenie e la progenie di lei; questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le
ferirai il calcagno"), con la promessa che fa di una "progenie" della
donna che schiaccerà il capo del serpente, viene di solito identificato con
l'inaugurazione del Patto di grazia.
Il Patto di grazia diventa la base di ogni futuro patto che Dio fa con
l'umanità, come quello stipulato con
Noè (Genesi
6,9); con Abramo (Genesi 12, 15, 17), con
Mosè (Esodo
19-24), con
Davide (2
Samuele 7), e finalmente nel Nuovo Patto adempiuto e fondato in Cristo.
Questi patti individuali sono chiamati "patti biblici" perché sono
espressamente menzionati nella Bibbia.
Nella prospettiva federale al messaggio biblico, la sottomissione al
governo di Dio e la vita vissuta in accordo con la Sua legge morale (riassunta
nel Decalogo)
è una risposta del credente alla
grazia -
giammai qualcosa che in sé possa meritare l'accoglienza da parte di Dio
(legalismo). Anche quando Dio stabilisce il
Decalogo,
Egli introduce la Sua legge rammentando agli Israeliti che Lui è quello che li
ha liberati, per grazia, dalla schiavitù in
Egitto.
Come quadro interpretativo del messaggio biblico, al riguardo del rapporto
intercorrente fra l'Antico patto con la nazione di Israele ed il Nuovo patto
nel sangue di Cristo, la Teologia federale si pone in netto contrasto con il
Dispensazionalismo. Quando quest'ultimo considera come la teologia
federale guardi al moderno popolo di
Israele,
esso l'accusa di essere "supersessionista", cioè di sostenere una sorta di
"teologia del rimpiazzo" a causa della percezione che esso insegni che Dio
abbia abbandonato le promesse fatte agli Israeliti e li abbia sostituiti con i
cristiani, che sarebbero ora sulla terra il nuovo Suo popolo eletto. Coloro
che difendono la Teologia federale, però, negano che Dio abbia abbandonato le
promesse fatte ad Israele, ma vedono l'adempimento delle promesse fatte ad
Israele nella persona e nell'opera del
Messia,
Gesù di
Nazareth, il quale stabilisce la
Chiesa in continuità organica con Israele, non come un'entità separata che
l'avrebbe sostituito.
Teologia federale ed i patti biblici
La teologia federale vede dapprima un Patto d'Opere stabilito con Adamo
nell'Eden. Quando
Adamo non onora questo patto, Iddio stabilisce il Patto della grazia nella
progenie promessa (Genesi
3:15) e manifesta la cura redentrice che ha per
Adamo
ed Eva quando copre la loro nudità con pelli d'animale - rappresentando
forse così il primo sacrificio. I patti specifici stipulati dopo la caduta di
Adamo, sono considerati come stabiliti nel complessivo Patto di grazia, ed
includono:
- Il patto con Noè
(Genesi 9)
- Il patto con
Abramo (Genesi
15)
- Il patto con
Mosè (Esodo
19-24)
- Il patto palestinese - un patto non condizionale fondato su quello di
Abramo che promette alla sua discendenza l'eterna possedimento della terra
palestinese (Deuteronomio 30:1-10)
- Il patto davidico (2
Samuele 7) che stabilisce
Davide ed il suo casato come legittimi regnanti su Israele e Giuda ed
estendendo il patto con Abramo al casato di Davide.
- Il nuovo patto, predetto chiaramente dal profeta Geremia (Geremia
31-34). Durante l'ultima cena, Gesù allude a questa profezia come pure a
Isaia 49:8, dove Egli dice che la coppa della cena pasquale è "il nuovo
patto nel [suo] sangue". Quest'utilizzo delle profezie dell'Antico
Testamento è ulteriormente sviluppato nella
lettera agli Ebrei (vedasi specialmente i capitoli 8-10). Il termine: "Nuovo
Testamento", deriva dalla lingua latina ed è una traduzione di "Nuovo
Patto". Usato per l'intera collezione dei libri omonimi nella Bibbia, può
anche riferirsi al Nuovo Patto come concetto teologico.
Teologia federale e sacramenti
Dato che la Teologia federale è oggi usata prevalentemente nel
Protestantesimo e, in particolare, nella tradizione riformata, i suoi
sostenitori considerano il
Battesimo
e la Cena
del Signore come i soli due
sacramenti, che vengono chiamati "ordinanze della Chiesa" da alcuni per
evitare le connotazioni sacerdotali della parola "sacramento". I sacramenti
sono segni e suggelli del Patto della grazia. Insieme alla Parola predicata,
essi sono identificati come ordinari
mezzi della grazia. Il beneficio che si trae dalla partecipazione a questi
riti, non è "automatico" (ex opere operato) come se essi avessero un
potere loro inerente, ma attraverso l'opera dello Spirito Santo è ricevuto per
fede.
La Cena del Signore o
Eucaristia, è stata istituita da Gesù in occasione della tradizionale cena
pasquale
israelita, alla quale Egli dà, così, un nuovo significato, una
reinterpretazione radicale. La festa della
Pasqua
commemora la liberazione degli Israeliti dall'Egitto - quando, in particolare,
Dio prescrive loro di segnare gli stipiti della loro casa con il sangue di un
agnello, affinché l'angelo della morte che doveva colpire i primogeniti degli
egiziani, passasse oltre le loro case. Gli scrittori del
Nuovo Testamento comprendono questo avvenimento in modo
tipologico:
come il sangue dell'agnello salvava gli Israeliti dalla piaga, così la morte
sostitutiva di Gesù salva il popolo del Nuovo Patto dall'essere giudicato a
causa dei loro peccati. La teologia federale generalmente vede l'Eucaristia
come una misteriosa partecipazione nella presenza reale di
Cristo
mediata dallo
Spirito Santo. Questo differisce dalle concezioni del
Cattolicesimo e del
Luteranesimo, che credono in una presenza fisica di Cristo nel sacramento,
La concezione riformata, però, differisce anche da quella
battista,
che considera la Santa Cena semplicemente come commemorazione.
Il Battesimo. I teologi federali (pedobattisti, cioè che ammettono
il
battesimo dei neonati) vedono l'amministrazione dei patti biblici (incluso
il Nuovo Patto) a caratteristica tipicamente familiare, che include, cioè la
"successione generazionale". Negli
Atti degli Apostoli (2:38,39), la promessa è detto estendersi pure ai
figli dei credenti, com'era nell'Antico Patto. I patti biblici fra Dio e
l'uomo includono segni e suggelli che rappresentano visibilmente le realtà che
stanno dietro i patti. Questi segni e suggelli visibili del patto redentivo di
Dio sono amministrati in maniera corporativa (ad esempio, anche ad interi
nuclei familiari, cfr.
Atti 16:14,15; 16:31-34), non in maniera esclusivamente individuale.
Il
battesimo è considerato segno visibile dell'ingresso nel Nuovo Patto e
quindi può essere amministrato individualmente ai nuovi credenti che fanno
pubblica professione di fede. I pedobattisti credono, inoltre, che questo si
estenda anche corporativamente alle famiglie dei credenti che si presume
includano pure bambini, o individualmente a figli piccoli di genitori
credenti. Secondo questa concezione il battesimo è considerato un sostituto
funzionale del rito abramitico della
circoncisione, e simbolizza l'interiore purificazione dal
peccato,
fra le altre cose. I teologi federali credo-battisti (come il battista John
Gill) sostengono come il battesimo sia solo per coloro che comprendono e che
professino la loro personale fede, e sostengono che il principio regolatore
del culto, che molti pedobattisti pure sostengono, e che afferma che gli
elementi del culto (incluso il battesimo) debba essere basato su un esplicito
comando delle Scritture, è violato dal battesimo dei neonati. Inoltre, perché
il Nuovo Patto è descritto da
Geremia
31:31-34 come un tempo in cui tutti coloro che ne sono membri avranno la Legge
di Dio scritta sui loro cuori e conosceranno Dio, i teologi federali
battisti
credono che solo coloro che siano nati di nuovo possano essere membri del
Nuovo Patto.
Storia della Teologia federale
Le fondamenta concettuali della teologia federale sono riscontrabili nella
Patristica, in particolare negli scritti di
Ireneo ed
Agostino. Il primo, però, ad organizzare l'economia della salvezza nei
termini della teologia federale è
Giovanni Calvino (Istituzione 2:9-11). Gli sviluppi di questa teologia
dopo la Riforma includono
Caspar Olevianus (1536-1587)
in Tractatus de vocatione efficaci (1597)
e
De substantia foederis gratuiti inter Deum et electos (1585), come pure
negli scritti del teologo scozzese
Robert Rollock (1555-1599),
A Treatise of our Effectual Calling.
L'affermazione più classica della Teologia federale è quella della
Confessione di fede di Westminster (in particolare i capp. 7, 8, 19), come
pure quella dei teologi inglesi
John Owen (1616-1683),
Biblical Theology, e An Exposition of the Epistle to the Hebrews.
Espongono questa dottrina nel diciassettesimo secolo i teologi
Johannes Cocceius (1603-1666)),
in Summa doctrinae de foedere et testamento Dei (1648),
Francesco Turrettini (1623-1687)
nelle sue Istituzioni di Teologia elenctica, e
Hermann Witsius (1636-1708)
in L'economia dei patti fra Dio e l'uomo. La teologia federale può
essere pure riscontrata negli scritti di
Jonathan Edwards (1703-1758)
in Collected Writings of Jonathan Edwards (Vol 2, Banner of Truth
edition, p.950).
Riprendono la Teologia federale in America i teologi di Princeton (Charles
Hodge,
A. A. Hodge,
B. B. Warfield,
Geerhardus Vos, and
J. Gresham Machen) e, in Olanda
Herman Bavinck, che segue le linee principali della concezione classica
del patto, insegnando il Patto della Redenzione, il Patto delle opere (la
Legge), e il Patto della grazia (l'Evangelo).
Vi sono stati sviluppo recenti nella Teologia federale fra una minoranza
crescente di pastori e teologi riformati, come
Michael Horton,
Meredith G. Kline,
J. I. Packer,
Robert L. Reymond,
O. Palmer Robertson and
R. C. Sproul. Questo sistema è insegnato dalle facoltà di teologia delle
scuole americane Covenant Theological Seminary, Greenville Presbyterian
Theological Seminary, Knox Theological Seminary, Reformed Theological Seminary,
e il
Westminster Theological Seminary.
Revisioni contemporanee e controversie
In contrasto con molti teologi del ventesimo secolo (per esempio,
Karl
Barth,
Klaas Schilder, e
John Murray), Kline torna a porre l'accento sull'idea del Patto d'Opere
espresso dalla
Confessione di fede di Westminster (7:2). Mentre molti teologi moderni
insistono che il punto focale di tutti i patti sia sulla grazia e sulla fede,
Kline, Horton e altri, sostengono la distinzione classica con due tipi di
tradizioni federali: una basata sulla Legge (opere) e l'altra sulla promessa
(grazia). Sebbene le opere, nella teologia riformata, siano considerate
antitetiche alla grazia come strumento della
giustificazione, d'altro canto le opere sono in senso ultimo la base della
grazia, dato
che Dio esige che, ai fini della salvezza, venga osservata perfettamente la
Sua legge e che quindi la salvezza debba essere guadagnata. Dato, però, che
per un peccatore, corrotto com'è dal peccato, è impossibile conseguirla da sé
stesso, è Cristo, che perfettamente ha ubbidito alla legge, a guadagnare
questa ricompensa ed a conferirla, misericordiosamente al Suo popolo. Il
peccatore, così, è salvato dalle opere di Cristo, e non dalle proprie.
L'accettabilità della creatura umana di fronte a Dio è frutto, così, solo di
una giustizia ad essa estranea, che perciò è chiamata "giustizia imputata" o
accreditata. La salvezza è dunque fondata sulle opere, quelle di Cristo.
Kline e Sproul espandono la concezione tradizionale dicendo che
Gesù è stato
glorificato della Sua morte e risurrezione a causa dei meriti da Lui
conseguiti adempiendo il Patto d'opere come "secondo
Adamo". Il suo merito, nella sua ubbidienza attiva e sofferenza, è così
accreditato a coloro che Egli è venuto a salvare, affinché per sola fede il
credente sia giustificato di fronte a Dio, avendo ricevuto la giustizia del
Salvatore
Gesù Cristo. In contrasto a questo, Norman Shepherd propone una
riconfigurazione della Teologia federale. Egli sostiene che che l'accoglienza
e la glorificazione di Gesù è dovuta alla Sua fede e che la Sua ubbidienza non
debba essere considerata meritoria. Allo stesso modo, il credente deve essere
giustificato di fronte a Dio per fede e per la propria personale ubbidienza
("una fede vivente ed attiva"). La comprensione tradizionale della storia dei
patti nella Bibbia viene così messa in questione.
Scrittori come Shepherd negano che Dio abbia mai stipulato un patto laddove
sia stato richiesto all'umanità di guadagnarsi la salvezza con le loro opere.
Essi sostengono che il Patto d'opere fra Adamo e Dio nell'Eden non sia
componente originale della Teologia federale. È vero che un Patto d'opere alla
creazione non è menzionata nelle prime confessioni di fede riformata come
quella Gallicana (1559),
Scozzese (1560),
Belga (1561), nei
Trenta nove articoli (1562),
nel
Catechismo di Heidelberg (1563)
e nella
Confessione elvetica posteriore (1566).
Si deve però notare come il concetto di un principio d'opere distinto dal
Patto di grazia, sia evidente nei commentari e nelle opere dogmatiche dei
primi teologi riformati, particolarmente evidente nella distinzione fra Legge
ed Evangelo (per esempio in
Zaccaria Ursino, commento al Catechismo di Heidelberg). Vi è, inoltre,
un'esplicita articolazione del Patto d'opere negli scritti di Oleviano e
Rollock. Inoltre, coloro che difendono la concezione tradizionale sostengono
come il concetto di questo principio d'opere nella condizione precedente alla
Caduta nell'Eden,
come patto, è di fatto presente nelle prime confessioni di fede anche se il
Patto d'opere non vi sia esplicitamente menzionato. (Si veda la Confessione
belga, articolo 14, che parla di Adamo avendo ricevuto e trasgredito il
"comandamento della vita" o il
Catechismo di Heidelberg (D/R 6) quando afferma la bontà dell'uomo nella
creazione. Più tardi, la Confessione di Fede di Westminster (1646)
esplicitamente menziona il Patto d'opere che Adamo trasgredisce (7:2; 19:1) e
che "continua ad essere regola perfetta di giustizia" nella forma di legge
morale (19:2,3).
Critiche
I critici della Teologia federale affermano che un tale sistema abbia serie
debolezze, incluso:
- Parla di due (o tre) patti non menzionati come tali nella Scrittura,
cioè il patto d'opere, di grazia e di redenzione. Molti oppositori della
teologia federale, però, come i Dispensazionalisti, hanno categorie loro
proprie analoghe a queste che non sono menzionate nelle Scritture.
- La sua enfasi sull'unità organica di tutti i patti posteriori alla
caduta (ad esempio quello con Abramo e con Mosè) sembrano relativizzare la
distinzione fra di loro.
- Non fa una distinzione fra l'Evangelo della grazia e l'Evangelo del
regno.
- Non distingue nettamente fra Israele e la Chiesa del Nuovo Testamento.
- Fa uso di interpretazioni simboliche, tipologiche ed escatologiche della
Scrittura che non sembrano coerenti con un'ermeneutica letteralista. Molti
teologi federali respingono questa critica perché credono che la letteratura
apocalittica debba essere interpretata non letteralmente, ma nel modo che le
è tipico (cioè in accordo con il suo genere), mentre i dispensazionalisti
credono che la letteratura apocalittica debba essere interpretata
letteralmente.
- Essa applica la legge morale dell'Antico Testamento al credente del
Nuovo Testamento in modo percepito essere in contraddizione con gli
insegnamenti dell'apostolo Paolo.
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ISBN 0-915540-50-9
Collegamenti esterni
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