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Digiuno - che cosa è (da Wikipedia, l'enciclopedia libera)

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  • Il digiuno è uno stato di privazione degli alimenti, volontaria o imposta.

    Il digiuno in medicina

     

    Il parere della medicina ufficiale

    La medicina ufficiale considera come dannoso un digiuno prolungato.

     

    Effetti fisiologici del digiuno

    Secondo la stessa, ogni diminuzione di peso corporeo nell'arco degli anni aumenta la mortalità.

    Un digiuno eccessivamente protratto nel tempo, innescherebbe il fenomeno della gluconeogenesi. Ossia: l'impiego dei lipidi e delle proteine per ottenere il glucosio necessario per mantenere i valori glicemici nella norma; le scorte di glicogeno verrebbero infatti esaurite in meno di 24 ore, pertanto, secondo questa tesi un digiuno troppo rigido non purificherebbe l'organismo, ma al contrario, secondo quanto detto, lo intossicherebbe. La "massa magra", verrebbe "intaccata" per convertire le proteine in energia (con conseguente sovraccarico epatico), e allo stesso scopo verrebbero utilizzati anche i grassi (effetto dimagrante), con conseguente accumulo di scorie chetoniche.

     

    I vari pareri nella Medicina Alternativa

     

    Il digiuno come terapia

    Secondo la "corrente alternativa", fra cui quella igienista di Shelton, invece, un digiuno prolungato non solo farebbe bene, ma addirittura guarirebbe da molte malattie, incluse alcune di quelle considerate incurabili, come i tumori per esempio. E questo, grazie al processo di autolisi cellulare, che provocherebbe piano piano il progressivo "rinnovo" dei tessuti interni, e la conseguente purificazione e disintossicazione dell'intero organismo [1].

    Secondo gli igienisti (di Shelton), infatti, gli effetti "pericolosi" descritti sopra si avrebbero molto ma molto lontano nel tempo, in un digiuno veramente molto prolungato, che vada oltre i sei mesi per esempio (per un uomo di 70 kg, mediamente oltre i 100 giorni). Non prima. Questo, perché secondo loro le "riserve umane" sarebbero di gran lunga superiori a quelle sospettate e descritte dall'odierna medicina.

    Per corroborarlo, invitano [2] i colleghi medici "scettici" a "sperimentare" un digiuno, a provarlo "sulla propria pelle", invece che solo "pensarlo".

     

    Vera nutrizione e vera fame

    I veri pericoli del digiuno così come anche della digiunoterapia, secondo loro, sono dati solo e soprattutto dalla scorretta "ripresa" alimentare. Ossia che, terminando un digiuno, vanno molto lentamente riabituati l'intestino e lo stomaco, affinché riprendano a mangiare, ossia a "riassorbire" bene gli alimenti.

    Non è la stessa cosa infatti per gli igienisti mangiare che "assorbire", vale a dire "assimilare" gli alimenti; mentre sembra loro che, invece, lo sia per i medici che solo consigliano di mangiare e piu si mangia meglio sarebbe.

    Mangiare, per gli igienisti naturali, significa "nutrirsi"; ossia, assimilare veramente ciò che viene ingerito e non solo ingerirlo. E questo, non è possibile in un apparato digestivo che lavora male; se ha qualche lacuna, va riparato, i pezzi di ricambio sostituiti, ed è proprio quello che farebbe per l'appunto il digiuno. Per mezzo del processo di autolisi, produrrebbe quelle cellule sane rigeneranti dei tessuti che provocherebbero, alla fine, il miglioramento di tutte le condizioni patologiche, fino alla loro completa scomparsa, a patto però che si "rispettino i tempi".

    Come reagireste infatti voi se, dopo un prolungato periodo di riposo come può esserlo una lunga vacanza, vi rimettessero tutto d'un tratto giù sotto bruscamente a lavorare, e magari di lavori pesanti? Così allo stesso modo, secondo loro, gli organi digestivi andrebbero riabituati lentamente; altrimenti, si potrebbe allora sì, incorrere in seri rischi per la salute, e dunque il digiuno non sarebbe servito a nulla.

    La vera fame si avrebbe quindi, sotto quest'ottica, proprio quando si mangia allora (non quando si digiuna) in "tali condizioni": ossia, nel mangiare tanto e/o di tutto senza però riuscir ad assimilare ciò che s'ingerisce'.

    Durante i digiuni, anche quelli più prolungati, la quasi totalità dei praticanti (e ricercatori[3]) affermano difatti di non avere fame. E questo è spiegabile, per loro, solo nel concetto gia espresso prima. L'organismo si nutrirebbe delle proprie riserve in eccesso, di gran lunga maggiori a quelle asserite dalla scienza medica ortodossa. Ritornando ad avere "vera fame" quindi, solo quando le abbia esaurite; ma questo avverrebbe, come già detto, solo molto più in là del tempo previsto dai medici di patente. E, cosa piu importante, riuscendo però questa volta ad "assimilare" veramente il nutrimento.

     

    Le trasformazioni organiche durante il digiuno

    Secondo diversi studi scientifici complementari, il digiuno determina una progressiva selezione di grassi, come carburanti corporei; cosicché l'utilizzo degli aminoacidi provenienti dalle proteine muscolari (precursori della gluconeogenesi) termina abbastanza rapidamente, venendo questi sostituiti dagli acidi grassi da cui derivano i corpi chetonici o chetoacidi.

    Dopo la prima settimana il livello di corpi chetonici nel sangue diviene elevato e il cervello comincia ad utilizzare preferenzialmente questi come carburante, al posto del glucosio.[4]

    La sovrapproduzione di chetoacidi, acido beta-idrossibutirrico e acido acetoacetico, per sostituire il glucosio come principale fonte di carburante per il cervello dell'uomo a digiuno, rappresenta, dunque, la chiave di volta per il risparmio proteico in tali condizioni.[5]

    La chetosi, in definitiva, è il principale meccanismo chiamato in causa per la sopravvivenza dell'uomo a digiuno, in quanto i chetoni, soprattutto il D-beta-idrossibutirrato, rappresentano substrati energetici cerebrali alternativi al glucosio, ed il loro impiego da parte del cervello protegge i muscoli dalla degradazione causata dalla sintesi del glucosio dalle loro proteine, che si verifica inizialmente.[6]

    Un digiuno prolungato, quindi, alla luce di quanto sopra, non solo farebbe bene, ma addirittura guarirebbe da molte malattie, incluse alcune di quelle considerate incurabili come gia detto.

     

    Il parere di Ehret

    Secondo Arnold Ehret un digiuno portato all'eccesso però, ossia troppo lungo, non solo sarebbe dannoso, ma non servirebbe proprio e sarebbe un'inutile perdita di tempo oltre che dannoso. Secondo il suo concetto di "muco", questa sostanza estranea verrebbe a ostruire i vasi sanguigni, che si restringono in estremo durante i digiuni prolungati; rallentando così la circolazione sanguignea non solo la "mucosità", ma anche tutti gli altri 'materiali di scarto' non potrebbero poi più essere eliminati convenientemente. Con i disastrosi risultati immaginabili.

    Ehret era favorevole sì al digiuno, ma a quelli corti, di breve durata; intercalati con un'opportuna dieta disintossicante proprio da questo "muco", il quale sarebbe il vero colpevole non solo della cattiva riuscita dei digiuni, ma anche della tossiemia in generale.

    Solo in un corpo completamente libero da muco, ossia 'pulito' veramente da ogni qualsivoglia materia estranea e di scarto, un digiuno lungo secondo Ehret porterebbe allora sì, davvero vigore e giovamento. Altrimenti no. Sarebbe solo dannoso; tanto piu, quanto lo sia il grado di 'intossicazione' interna dell'organismo.

     

    Il digiuno come pratica religiosa

    Per approfondire, vedi la voce Digiuno ecclesiastico.

    Il digiuno (l'astinenza dal mangiare e dal bere) viene praticato in diverse religioni e culture per ragioni religiose e/o morali. Le prescrizioni religiose quanto al digiuno variano molto, a partire dallo Zoroastrismo che lo proibisce, fino al Giainismo che insegna come l'obiettivo principale del credente nella vita sia il distacco dalle passioni che, idealmente, culminerebbe nel lasciarsi volontariamente morire di fame. Quasi ogni religione promuove o sanziona, in un modo o in un altro, il digiuno. Nelle religioni primitive è spesso un mezzo per controllare o soddisfare le divinità, un modo per favorire la virilità o per prepararsi ad osservanze cerimoniali.

    Il digiuno era usato dagli antichi greci quando essi consultavano gli oracoli, dagli indiani d'America per acquisire il loro totem privato, e dagli sciamani africani per contattare gli spiriti. Molte religioni usano il digiuno per acquisire chiarezza di visione ed introspezioni mistiche. Il Giudaismo, diversi rami del Cristianesimo, e l'Islam hanno giorni fissi di digiuno, di solito associato a disciplina della carne o con il ravvedimento dal peccato. L'Islam lo pratica nel periodo denominato del Ramadan, un mese intero in cui i Mussulmani sono obbligati ad astenersi da ogni cibo ed acqua dall'alba al tramonto.

    Il digiuno può essere completo o parziale, per un determinato periodo di tempo o ad intermittenza.

     

    Il digiuno nella Bibbia

    Fra gli israeliti, occasione principale per un digiuno pubblico era la festa annuale delle espiazioni [7]. In tutto l'Antico Testamento troviamo diversi digiuni speciali, sia individuali che pubblici [8]. L'Antico Testamento lo accompagna spesso alla preghiera, per esprimere il cordoglio [9], come segno di ravvedimento e rimorso [10], o per dimostrare la serietà degli impegni presi verso Dio [11]. Un digiuno, però, che non fosse accompagnato da autentico ravvedimento e opere giuste, era denunciato dai profeti come una vuota osservanza legale [12].

    Gesù Cristo pratica un digiuno prolungato subito dopo il suo Battesimo per prepararsi al suo ministero [13], ma non sembra avere espresso alcuna approvazione o disapprovazione del digiuno in quanto tale. Egli mette in evidenza come, se si vuole praticare il digiuno, questo debba essere fatto per la sola gloria di Dio, privatamente e volontariamente, non per mettersi in mostra ed esserne lodati [14]. Quando una volta gli chiedono espressamente un'opinione sul digiuno religioso, egli risponde che il digiuno sarà appropriato solo quando egli se ne sarà andato [15]. È chiaro, però, che Gesù dà importanza molto relativa al digiuno religioso e non prescrive al riguardo alcuna regola, come avevano fatto Giovanni Battista ed i Farisei. Per i cristiani il digiuno fa parte del "culto volontario", che comunque esso stesso non è privo di rischi, in quanto potrebbe oscurare i principi dell'Evangelo ben diversi dalle pratiche religiose delle religioni: "Quelle cose hanno, è vero, una parvenza di sapienza per quel tanto che è in esse di culto volontario, di umiltà e di austerità nel trattare il corpo, ma non hanno alcun valore; servono solo a soddisfare la carne" [16].

    Vi sono evidenze della pratica del digiuno nella Chiesa antica [17], ma non sembra che essa abbia dato al digiuno l'importanza che esso assume in alcuni rami della Chiesa in periodi successivi. Il digiuno serve loro per sottolineare gli impegni solenni che si prendono in certe circostanze.

    Pare che i cristiani d'origine israelita continuassero comunque ad osservare le loro antiche usanze di digiunare e pregare il lunedì ed il giovedì, non oltre, però, la fine del primo secolo quando, forse in reazione ai giudaizzanti i giorni di digiuno erano stati spostati al mercoledì ed al giovedì. In ogni caso tali digiuni terminavano nel primo pomeriggio e non erano obbligatori.

     

    Il digiuno nella storia della Chiesa

    A partire dal II secolo due giorni di digiuno erano osservati in preparazione della Pasqua. Nel IV secolo, quando il Cristianesimo si impone come religione dell'impero romano e viene istituzionalizzato, la Chiesa mette un particolare accento sull'aspetto formale e cerimoniale della pratica religiosa. La pratica del digiuno diventa sempre di più legata ad una teologia legalistica ed al concetto di opere meritorie. Verso il X secolo, in Occidente, diventa obbligatorio il digiuno in tempo di Quaresima

    Il digiuno, inoltre diventa elemento comune della disciplina del movimento monastico e lo stile di vista monastico sostituisce il martirio come il più alto atto di devozione della vita cristiana e particolarmente valutato.

    Durante il Medioevo, la Chiesa cattolica aggiunge al calendario ecclesiastico un certo numero di giorni obbligatori di digiuno. In Italia e anche altrove li collega ai momenti più importanti della vita degli agricoltori e istituisce le Quattro tempora. Erano giorni di digiuno il mercoledì, il venerdì ed il sabato seguenti la prima domenica di Quaresima, Pentecoste e l'Esaltazione della Santa Croce (14 settembre). Una quarta stagione di digiuno decorreva dal 13 di dicembre a Natale. Pure durante il Medioevo la Chiesa ortodossa orientale aggiunge come giorni di digiuno obbligatorio a cominciare dal 15 di novembre, durante l'Avvento, dalla domenica della Trinità al 29 giugno, e due settimane prima del 15 di agosto.

    I riformatori protestanti del XVI secolo, con l'eccezione degli Anglicani respingono l'obbligatorietà dei giorni di digiuno, insieme a gran parte dei riti e delle cerimonie della Chiesa cattolica romana. Gli anabattisti, più di qualsiasi altro movimento riformatore di questo periodo, relega ancora una volta il digiuno alla sfera privata, lasciando al singolo credente di determinare se è appropriato per promuovere l'autodisciplina e la preghiera.

    La Chiesa cattolica conserva i suoi giorni di digiuno obbligatori fino al XX secolo, quando essi vengono modificati da diversi atti magisteriali che fanno seguito al Concilio Vaticano II, in particolare dalla Costituzione apostolica Paenitemini di Paolo VI (17 febbraio 1966) e che introducono una nuova normativa del digiuno ecclesiastico, limitandolo a due giorni dell'anno (il Mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo).

    Inoltre, l'approccio cattolico moderno associa la pratica del digiuno alla vocazione d'amare il prossimo ed a considerarlo come simbolo dell'identificazione del cristiano con i poveri e gli affamati del mondo. In alcuni circoli cristiani (cattolici e non cattolici, evangelici e non evangelici) vi è l'usanza crescente di incontrarsi con un pasto frugale dando poi il denaro corrispondente al costo di un intero pranzo per combattere la fame nel mondo ("cena di condivisione"). I Pentecostali/Carismatici del XX secolo, come pure i mormoni, hanno una vasta letteratura sui benefici del digiuno, collegandolo alla preghiera come mezzo per approfondire la vita spirituale e/o per ottenere favori da Dio. Alcuni leader carismatici affermano persino che la pratica sistematica del digiuno e della preghiera possa cambiare il corso della storia.

     

    Il digiuno in politica

    Per approfondire, vedi la voce Sciopero della fame.

    Due degni rappresentanti, molto famosi in politica, che hanno portato avanti il digiuno come forma di protesta e non, fra gli altri sono:

    • sicuramente Marco Pannella, che può anche esserne considerato a ragione (per i tanti che ha fatto) uno dei fautori, o pionieri

     

    Note

    1. ^ dottor Herbert Shelton
    2. ^ Herbert Shelton. in il digiuno può salvarvi la vita. Gildone Campobasso,Società Editrice Igiene Naturale, 1986. p-24.(ISBN non disponibile)
    3. ^ primo fra tutti Herbert Shelton
    4. ^ G. F. Cahill Jr. Starvation in man. Clin. Endocrinol. Metab. 1976 Jul, 5(2), 397-415.
    5. ^ T. T. Aoki. Metabolic adaptations to starvation, semistarvation, and carbohydrate restriction. Prog. Clin. Biol. Res. 1981, 67, 161-77.
    6. ^ R. L. Veech; B. Chance; Y. Kashiwaya; H. A. Lardy; G. F. Cahill Jr. Ketone bodies, potential therapeutic uses. Unit on Metabolic Control, LMMB/NIAAA, Rockville, Maryland, USA IUBMB Life. 2001 Apr, 51(4):241-7; G. F. Cahill Jr.; R. L. Veech. Ketoacids? Good medicine?. Unit on Metabolic Control, LMMB/NIAAA, Rockville, Maryland, USA Trans Am Clin Climatol Assoc. 2003, 114: 149-61.
    7. ^ Levitico 16:29,31; 23:27,29,36; Numeri 29:7
    8. ^ Giudici 20:26; 1 Samuele 14:24: 31:13; 2 Samuele 1:12; 12:16-23; 1 Re 21:27; 2 Cronache 20:3
    9. ^ 1 Samuele 31:13; 2 Samuele 1:12
    10. ^ 2 Samuele 12:15-23; 1 Re 21:27-29; Neemia 9:1,2; Gioele 2:12,13
    11. ^ 2 Cronache 20:1-4; Salmi 35:13; 69:10; 109:24; Daniele 9:3
    12. ^ Isaia 58; Geremia 14:11,12
    13. ^ Matteo 4:1,2; Luca 4:1,2
    14. ^ Matteo 6:16-18
    15. ^ Matteo 9:14,15
    16. ^ Colossesi 2:23
    17. ^ Atti 13:2,3; 14:23

     

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