Il digiuno è uno stato di privazione degli alimenti, volontaria o imposta.
Il digiuno in medicina
Il parere della medicina ufficiale
La medicina
ufficiale considera come dannoso un digiuno prolungato.
Effetti fisiologici del digiuno
Secondo la stessa, ogni diminuzione di peso corporeo nell'arco degli anni
aumenta la mortalità.
Un digiuno eccessivamente protratto nel tempo, innescherebbe il fenomeno
della
gluconeogenesi. Ossia: l'impiego dei
lipidi e delle
proteine per ottenere il
glucosio
necessario per mantenere i valori glicemici nella norma; le scorte di
glicogeno
verrebbero infatti esaurite in meno di 24 ore, pertanto, secondo questa tesi un
digiuno troppo rigido non purificherebbe l'organismo, ma al contrario, secondo
quanto detto, lo intossicherebbe. La "massa magra", verrebbe "intaccata" per
convertire le proteine in energia (con conseguente sovraccarico epatico), e allo
stesso scopo verrebbero utilizzati anche i
grassi (effetto
dimagrante), con conseguente accumulo di
scorie chetoniche.
I vari pareri nella Medicina Alternativa
Il digiuno come terapia
Secondo la "corrente alternativa", fra cui quella
igienista
di Shelton,
invece, un digiuno prolungato non solo farebbe bene, ma addirittura guarirebbe
da molte malattie, incluse alcune di quelle considerate incurabili, come i
tumori per
esempio. E questo, grazie al processo di
autolisi
cellulare, che provocherebbe piano piano il progressivo "rinnovo" dei tessuti
interni, e la conseguente purificazione e disintossicazione dell'intero
organismo
[1].
Secondo gli igienisti (di Shelton), infatti, gli effetti "pericolosi"
descritti sopra si avrebbero molto ma molto lontano nel tempo, in un digiuno
veramente molto prolungato, che vada oltre i sei mesi per esempio (per un uomo
di 70 kg, mediamente oltre i 100 giorni). Non prima. Questo, perché secondo loro
le "riserve umane" sarebbero di gran lunga superiori a quelle sospettate e
descritte dall'odierna
medicina.
Per corroborarlo, invitano
[2] i colleghi medici "scettici" a
"sperimentare" un digiuno, a provarlo "sulla propria pelle", invece che solo
"pensarlo".
Vera nutrizione e vera fame
I veri pericoli del digiuno così come anche della
digiunoterapia, secondo loro, sono dati solo e soprattutto dalla scorretta
"ripresa" alimentare. Ossia che, terminando un digiuno, vanno molto
lentamente riabituati l'intestino e lo stomaco, affinché riprendano a
mangiare,
ossia a "riassorbire" bene gli alimenti.
Non è la stessa cosa infatti per gli igienisti mangiare che "assorbire", vale
a dire "assimilare" gli alimenti; mentre sembra loro che, invece, lo sia per i
medici che solo consigliano di mangiare e piu si mangia meglio sarebbe.
Mangiare, per gli igienisti naturali, significa "nutrirsi"; ossia,
assimilare veramente ciò che viene ingerito e non solo ingerirlo. E questo,
non è possibile in un apparato digestivo che lavora male; se ha qualche lacuna,
va riparato, i pezzi di ricambio sostituiti, ed è proprio quello che farebbe per
l'appunto il digiuno. Per mezzo del processo di
autolisi,
produrrebbe quelle cellule sane rigeneranti dei tessuti che provocherebbero,
alla fine, il miglioramento di tutte le condizioni patologiche, fino alla loro
completa scomparsa, a patto però che si "rispettino i tempi".
Come reagireste infatti voi se, dopo un prolungato periodo di riposo come può
esserlo una lunga vacanza, vi rimettessero tutto d'un tratto giù sotto
bruscamente a lavorare, e magari di lavori pesanti? Così allo stesso modo,
secondo loro, gli
organi
digestivi andrebbero riabituati lentamente; altrimenti, si potrebbe allora
sì, incorrere in seri rischi per la
salute, e
dunque il digiuno non sarebbe servito a nulla.
La vera fame si avrebbe quindi, sotto quest'ottica, proprio quando si
mangia allora (non quando si digiuna) in "tali condizioni": ossia, nel mangiare
tanto e/o di tutto senza però riuscir ad assimilare ciò che s'ingerisce'.
Durante i digiuni, anche quelli più prolungati, la quasi totalità dei
praticanti (e ricercatori[3])
affermano difatti di non avere fame. E questo è spiegabile, per loro, solo nel
concetto gia espresso prima. L'organismo si nutrirebbe delle proprie riserve in
eccesso, di gran lunga maggiori a quelle asserite dalla scienza medica
ortodossa. Ritornando ad avere "vera fame" quindi, solo quando le abbia
esaurite; ma questo avverrebbe, come già detto, solo molto più in là del tempo
previsto dai medici di patente. E, cosa piu importante, riuscendo però questa
volta ad "assimilare" veramente il
nutrimento.
Le trasformazioni organiche durante il digiuno
Secondo diversi studi scientifici
complementari, il digiuno determina una progressiva selezione di
grassi, come
carburanti corporei; cosicché l'utilizzo degli
aminoacidi provenienti dalle proteine muscolari (precursori della
gluconeogenesi) termina abbastanza rapidamente, venendo questi sostituiti
dagli acidi grassi da cui derivano i
corpi chetonici o
chetoacidi.
Dopo la prima settimana il livello di
corpi chetonici nel
sangue diviene
elevato e il cervello comincia ad utilizzare preferenzialmente questi come
carburante, al posto del
glucosio.[4]
La sovrapproduzione di
chetoacidi,
acido beta-idrossibutirrico e
acido acetoacetico, per sostituire il
glucosio
come principale fonte di carburante per il
cervello
dell'uomo a digiuno, rappresenta, dunque, la chiave di volta per il risparmio
proteico in
tali condizioni.[5]
La chetosi,
in definitiva, è il principale meccanismo chiamato in causa per la sopravvivenza
dell'uomo a digiuno, in quanto i
chetoni, soprattutto il
D-beta-idrossibutirrato, rappresentano substrati energetici cerebrali
alternativi al
glucosio, ed il loro impiego da parte del cervello protegge i muscoli dalla
degradazione causata dalla
sintesi del glucosio dalle loro proteine, che si verifica inizialmente.[6]
Un digiuno prolungato, quindi, alla luce di quanto sopra, non solo farebbe
bene, ma addirittura guarirebbe da molte malattie, incluse alcune di quelle
considerate incurabili come gia detto.
Il parere di Ehret
Secondo
Arnold
Ehret un digiuno portato all'eccesso però, ossia troppo lungo, non solo
sarebbe dannoso, ma non servirebbe proprio e sarebbe un'inutile perdita di tempo
oltre che dannoso. Secondo il suo concetto di "muco", questa sostanza estranea
verrebbe a ostruire i vasi sanguigni, che si restringono in estremo durante i
digiuni prolungati; rallentando così la circolazione sanguignea non solo la
"mucosità", ma anche tutti gli altri 'materiali di scarto' non potrebbero poi
più essere eliminati convenientemente. Con i disastrosi risultati immaginabili.
Ehret era favorevole sì al digiuno, ma a quelli corti, di breve durata;
intercalati con un'opportuna
dieta
disintossicante proprio da questo "muco", il quale sarebbe il vero colpevole non
solo della cattiva riuscita dei digiuni, ma anche della
tossiemia
in generale.
Solo in un corpo completamente libero da muco, ossia 'pulito' veramente da
ogni qualsivoglia materia estranea e di scarto, un digiuno lungo secondo Ehret
porterebbe allora sì, davvero vigore e giovamento. Altrimenti no. Sarebbe solo
dannoso; tanto piu, quanto lo sia il grado di 'intossicazione' interna
dell'organismo.
Il digiuno come pratica religiosa
Il digiuno (l'astinenza dal mangiare e dal bere) viene praticato in diverse
religioni e culture per ragioni religiose e/o morali. Le prescrizioni religiose
quanto al digiuno variano molto, a partire dallo
Zoroastrismo che lo proibisce, fino al
Giainismo
che insegna come l'obiettivo principale del credente nella vita sia il distacco
dalle passioni che, idealmente, culminerebbe nel lasciarsi volontariamente
morire di fame. Quasi ogni religione promuove o sanziona, in un modo o in un
altro, il digiuno. Nelle religioni primitive è spesso un mezzo per controllare o
soddisfare le
divinità, un modo per favorire la
virilità o per prepararsi ad osservanze cerimoniali.
Il digiuno era usato dagli antichi greci quando essi consultavano gli
oracoli,
dagli
indiani d'America per acquisire il loro
totem privato, e
dagli
sciamani africani per contattare gli
spiriti. Molte religioni usano il digiuno per acquisire chiarezza di visione
ed introspezioni mistiche. Il
Giudaismo,
diversi rami del
Cristianesimo, e l'Islam
hanno giorni fissi di digiuno, di solito associato a disciplina della carne o
con il
ravvedimento dal
peccato. L'Islam
lo pratica nel periodo denominato del
Ramadan, un
mese intero in cui i Mussulmani sono obbligati ad astenersi da ogni cibo ed
acqua dall'alba al tramonto.
Il digiuno può essere completo o parziale, per un determinato periodo di
tempo o ad intermittenza.
Il digiuno nella Bibbia
Fra gli israeliti, occasione principale per un digiuno pubblico era la festa
annuale delle
espiazioni
[7].
In tutto l'Antico
Testamento troviamo diversi digiuni speciali, sia individuali che pubblici
[8].
L'Antico
Testamento lo accompagna spesso alla
preghiera,
per esprimere il
cordoglio
[9], come segno di
ravvedimento e rimorso
[10], o per dimostrare la serietà degli
impegni presi verso Dio
[11]. Un digiuno, però, che non fosse
accompagnato da autentico
ravvedimento e opere giuste, era denunciato dai profeti come una vuota
osservanza legale
[12].
Gesù Cristo pratica un digiuno prolungato subito dopo il suo
Battesimo
per prepararsi al suo ministero
[13], ma non sembra avere espresso
alcuna approvazione o disapprovazione del digiuno in quanto tale. Egli mette in
evidenza come, se si vuole praticare il digiuno, questo debba essere fatto per
la sola gloria di Dio, privatamente e volontariamente, non per mettersi in
mostra ed esserne lodati
[14]. Quando una volta gli chiedono
espressamente un'opinione sul digiuno religioso, egli risponde che il digiuno
sarà appropriato solo quando egli se ne sarà andato
[15].
È chiaro, però, che Gesù dà importanza molto relativa al digiuno religioso e non
prescrive al riguardo alcuna regola, come avevano fatto
Giovanni Battista ed i
Farisei. Per
i cristiani il digiuno fa parte del "culto volontario", che comunque esso stesso
non è privo di rischi, in quanto potrebbe oscurare i principi dell'Evangelo
ben diversi dalle pratiche religiose delle religioni: "Quelle cose hanno, è
vero, una parvenza di sapienza per quel tanto che è in esse di
culto volontario,
di umiltà e di austerità nel trattare il corpo, ma non hanno alcun valore;
servono solo a soddisfare la carne"
[16].
Vi sono evidenze della pratica del digiuno nella Chiesa antica
[17],
ma non sembra che essa abbia dato al digiuno l'importanza che esso assume in
alcuni rami della
Chiesa in periodi successivi. Il digiuno serve loro per sottolineare gli
impegni solenni che si prendono in certe circostanze.
Pare che i cristiani d'origine israelita continuassero comunque ad osservare
le loro antiche usanze di digiunare e pregare il lunedì ed il giovedì, non
oltre, però, la fine del primo secolo quando, forse in reazione ai
giudaizzanti i giorni di digiuno erano stati spostati al mercoledì ed al
giovedì. In ogni caso tali digiuni terminavano nel primo pomeriggio e non erano
obbligatori.
Il digiuno nella storia della Chiesa
A partire dal
II secolo
due giorni di digiuno erano osservati in preparazione della
Pasqua. Nel
IV secolo,
quando il Cristianesimo si impone come religione dell'impero
romano e viene istituzionalizzato, la
Chiesa mette un
particolare accento sull'aspetto formale e cerimoniale della pratica religiosa.
La pratica del digiuno diventa sempre di più legata ad una teologia legalistica
ed al concetto di
opere meritorie. Verso il
X secolo,
in Occidente, diventa obbligatorio il digiuno in tempo di
Quaresima
Il digiuno, inoltre diventa elemento comune della disciplina del
movimento
monastico e lo stile di vista monastico sostituisce il
martirio come il più alto atto di devozione della vita cristiana e
particolarmente valutato.
Durante il
Medioevo, la
Chiesa cattolica aggiunge al
calendario ecclesiastico un certo numero di giorni obbligatori di digiuno.
In Italia e anche altrove li collega ai momenti più importanti della vita degli
agricoltori e istituisce le
Quattro tempora. Erano giorni di digiuno il mercoledì, il venerdì ed il
sabato seguenti la prima domenica di
Quaresima,
Pentecoste
e l'Esaltazione
della Santa Croce (14
settembre). Una quarta stagione di digiuno decorreva dal 13 di dicembre a
Natale. Pure
durante il
Medioevo la
Chiesa ortodossa orientale aggiunge come giorni di digiuno obbligatorio a
cominciare dal 15 di novembre, durante l'Avvento,
dalla domenica della
Trinità al
29 giugno, e due settimane prima del 15 di agosto.
I
riformatori protestanti del
XVI secolo,
con l'eccezione degli
Anglicani respingono l'obbligatorietà dei giorni di digiuno, insieme a gran
parte dei riti e delle cerimonie della
Chiesa cattolica romana. Gli
anabattisti, più di qualsiasi altro movimento riformatore di questo periodo,
relega ancora una volta il digiuno alla sfera privata, lasciando al singolo
credente di determinare se è appropriato per promuovere l'autodisciplina e la
preghiera.
La
Chiesa cattolica conserva i suoi giorni di digiuno obbligatori fino al
XX secolo,
quando essi vengono modificati da diversi atti magisteriali che fanno seguito al
Concilio Vaticano II, in particolare dalla
Costituzione apostolica Paenitemini di
Paolo VI (17
febbraio 1966)
e che introducono una nuova normativa del
digiuno ecclesiastico, limitandolo a due giorni dell'anno (il
Mercoledì delle Ceneri e il
Venerdì Santo).
Inoltre, l'approccio cattolico moderno associa la pratica del digiuno alla
vocazione d'amare il prossimo ed a considerarlo come simbolo
dell'identificazione del cristiano con i poveri e gli affamati del mondo. In
alcuni circoli cristiani (cattolici e non cattolici,
evangelici e non evangelici) vi è l'usanza crescente di incontrarsi con un
pasto frugale dando poi il denaro corrispondente al costo di un intero pranzo
per combattere la fame nel mondo ("cena di condivisione"). I
Pentecostali/Carismatici
del XX secolo, come pure i
mormoni, hanno una vasta letteratura sui benefici del digiuno, collegandolo
alla
preghiera come mezzo per approfondire la vita spirituale e/o per ottenere
favori da Dio. Alcuni leader carismatici affermano persino che la pratica
sistematica del digiuno e della preghiera possa cambiare il corso della storia.
Il digiuno in politica
Due degni rappresentanti, molto famosi in politica, che hanno portato avanti
il digiuno come forma di protesta e non, fra gli altri sono:
- sicuramente
Marco Pannella, che può anche esserne considerato a ragione (per i tanti
che ha fatto) uno dei fautori, o pionieri
- l'altro è
Renè Andreani; attivista prima nei
Radicali, poi nei
Verdi, ha portato invece la "causa" del digiuno come "metodo" e pratica
alternativa di "auto-guarigione", alle
liste parlamentari. Causa che ancora sostiene.
Note
- ^ dottor
Herbert Shelton
- ^
Herbert Shelton. in il digiuno può salvarvi la vita. Gildone
Campobasso,Società
Editrice Igiene Naturale, 1986. p-24.(ISBN
non disponibile)
- ^ primo fra tutti
Herbert Shelton
- ^
G. F. Cahill Jr. Starvation in man. Clin. Endocrinol. Metab. 1976 Jul,
5(2), 397-415.
- ^ T. T. Aoki.
Metabolic adaptations to starvation, semistarvation, and carbohydrate
restriction. Prog. Clin. Biol. Res. 1981, 67, 161-77.
- ^
R. L. Veech; B. Chance; Y. Kashiwaya; H. A. Lardy; G. F. Cahill Jr. Ketone
bodies, potential therapeutic uses. Unit on Metabolic Control, LMMB/NIAAA,
Rockville, Maryland, USA IUBMB Life. 2001 Apr, 51(4):241-7;
G. F. Cahill Jr.; R. L. Veech. Ketoacids? Good medicine?. Unit on
Metabolic Control, LMMB/NIAAA, Rockville, Maryland, USA Trans Am Clin Climatol
Assoc. 2003, 114: 149-61.
- ^ Levitico
16:29,31; 23:27,29,36; Numeri 29:7
- ^ Giudici 20:26; 1
Samuele 14:24: 31:13; 2 Samuele 1:12; 12:16-23; 1 Re 21:27; 2 Cronache 20:3
- ^ 1 Samuele 31:13;
2 Samuele 1:12
- ^ 2 Samuele
12:15-23; 1 Re 21:27-29; Neemia 9:1,2; Gioele 2:12,13
- ^ 2 Cronache
20:1-4; Salmi 35:13; 69:10; 109:24; Daniele 9:3
- ^ Isaia 58;
Geremia 14:11,12
- ^ Matteo 4:1,2;
Luca 4:1,2
- ^ Matteo 6:16-18
- ^ Matteo 9:14,15
- ^ Colossesi 2:23
- ^ Atti 13:2,3;
14:23
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