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AIDS - Sindrome da immunodeficienza acquisita III(da Wikipedia, l'enciclopedia libera)

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Profilassi post-esposizione
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Profilassi post-esposizione ad HIV.

Un ciclo di farmaci antiretrovirali somministrati entro un tempo tra le 48 e le 72 ore dopo l'esposizione a sangue sieropositivo o secrezioni genitali, viene indicato come profilassi post-esposizione.[145] L'uso della zidovudina in monoterapia riduce il rischio di una successiva infezione da HIV a seguito di una puntura di ago.[145] Il trattamento è consigliato anche dopo una violenza sessuale quando l'autore è noto per essere sieropositivo, ma non il suo utilizzo è dubbio quando lo stato di sieropositività è sconosciuto.[146] L'attuale trattamento di profilassi utilizza in genere lopinavir/ritonavir e lamivudina/zidovudina o emtricitabina/tenofovir.[145] La durata del trattamento è di quattro settimane[147] ed è spesso associato ad effetti avversi (con zidovudina in circa il 70% dei casi, tra cui nausea nel 24%, nel 22% affaticamento, sofferenza emotiva nel 13%, e cefalea nel 9%).[148]

Madre-bambino

Programmi per prevenire la trasmissione del virus HIV da madre a figlio possono ridurre i tassi di trasmissione dal 92 al 99%.[149][150] Si tratta in primo luogo dell'uso di una combinazione di farmaci antivirali durante la gravidanza e dopo la nascita del bambino, ma comprende anche l'utilizzo del biberon piuttosto che l'allattamento al seno.[149][151] Se l'alimentazione sostitutiva è accettabile, fattibile, abbordabile, sostenibile e sicura, le madri dovrebbero evitare l'allattamento al seno per i loro bambini. La somministrazione di estesa profilassi antiretrovirale al neonato diminuisce il rischio di trasmissione.[152]

Controllo sulle donazioni di sangue e di organi

A partire dagli anni '90, il rischio di trasmissione dell'HIV attraverso le trasfusioni di sangue e trapianti d'organi è stato notevolmente ridotto, grazie ad un migliore screening dei donatori e alla disponibilità di test sierologici sempre più efficienti[153]. Tuttavia il si è ancora distanti dall'ipotetico "rischio zero". Per migliorare ulteriormente i risultati si sta ponendo sempre più attenzione verso i test di amplificazione degli acidi nucleici virali[153][154]. In India, che conta la seconda più alta popolazione HIV positiva mondiale con circa 2,5-3,0 milioni di casi, su un totale di 204.677 donatori di sangue testati, 486 (circa lo 0,237%) sono stati trovati positivi con il Western blot per HIV-1[155]. L'istituto Robert Koch tedesco, ha rilevato una frequenza di infezioni incidenti di HIV in un valore compreso tra 0.8 e 0.9 casi per 100.000 donazioni[156]. Un strategia utilizzata in molti paesi per limitare il contagio trasfusionale è l'avvalersi di donatori abituali, selezionati grazie a questionari riservati, di cui si può conoscere la storia clinica[157][156][158].

Stato della ricerca

Viene generalmente ritenuto che solo un vaccino può arrestare la pandemia, poiché il suo utilizzo non richiederebbe trattamenti giornalieri e sarebbe quindi economicamente accessibile anche nei paesi in via di sviluppo. Tuttavia, anche dopo quasi 30 anni di ricerche, il vaccino per l'HIV-1 rimane un obiettivo ancora lontano.[159]

La ricerca per il miglioramento dei trattamenti consiste nel tentativo di ridurre gli effetti collaterali dei farmaci, nell'ulteriore semplificazione delle terapie farmacologiche e determinare le migliori strategie per gestire la resistenza alla terapia. Alcuni studi hanno anche suggerito di operare strategie atte a prevenire le infezioni opportunistiche. La vaccinazione contro l'epatite A e B è consigliata per i pazienti che non sono infettati con questi virus e che sono a rischio di contrarre l'infezione.[160] Ai pazienti con immunosoppressione sostanziale viene inoltre consigliata una terapia di profilassi per la polmonite da Pneumocystis carinii (PCP) e molti pazienti possono trarre beneficio da una terapia profilattica per la toxoplasmosi e per la meningite da Cryptococcus.[84]

I ricercatori della Hebrew University di Gerusalemme hanno scoperto che una combinazione di peptidi stimolano l'integrazione con l'inibitore della proteasi Ro 31-8959 che causa la morte apoptotica delle cellule infettate da HIV con lo sterminio totale del virus, ma senza danneggiare le cellule sane.[161][162] Potrebbero però passare molti anni prima che diventi disponibile un trattamento commerciale basato su questa scoperta.[163]

Le piante transgeniche che esprimono uno o più geni dei virus dell'AIDS possono rappresentare un'efficace strategia per produrre un vaccino contro questa malattia, di fatto sono state già prodotte piante che esprimono antigeni che si sono rivelate efficaci nell'indurre la sintesi di anticorpi specifici. Le piante transgeniche sono superiori rispetto ad altri metodi per produrre vaccini perché nel tempo sono più economiche e producono più antigeni[164] [165].

A Berlino, in Germania, un paziente di 42 anni affetto da leucemia, Timothy Ray Brown (noto anche come il "paziente di Berlino"),[166] infettato da HIV da più di un decennio, è stato sottoposto ad un trapianto sperimentale di midollo osseo con cellule che contenevano un'insolita variante naturale della superficie cellulare del recettore CCR5. Quasi due anni dopo il trapianto, e anche dopo che il paziente ha interrotto l'assunzione di farmaci antiretrovirali, l'HIV non è stato più rilevato nel suo sangue.[167] A partire da dicembre 2010, tre anni dopo il trapianto, Brown era ancora privo di qualsiasi traccia rilevabile di HIV nel suo sangue[166]. Il suo caso resta però aneddotico, per i rischi e l'alta mortalità connessi ai trapianti di cellule transplantali e per la difficoltà di trovare donatori disponibili[168].

Aspetti sociali

Stigmatizzazione sociale

Ryan White, un ragazzo statunitense affetto da HIV che diventò uno dei simboli della lotta contro la malattia e il pregiudizio.

Fin dalla sua comparsa, l'Aids ha sollevato una serie di problemi, tra cui anche quello sociale. Il contagio è stato associato fin dalle origini con comportamenti etichettati come trasgressivi, come la promiscuità sessuale, l'omosessualità, il consumo di droghe. Nella società civile la persona che ha contratto l'infezione da HIV, prima di essere accettata come cittadino con un problema di salute, è vista innanzitutto come portatrice di una malattia ‘giudicata’. Passato l'allarme legato al dilagare dell'epidemia, le informazioni sulla malattia circolano molto meno e sono essenzialmente legate all'iniziativa delle singole persone: molti non sanno come rapportarsi con persone sieropositive, quali siano i rischi e i non-rischi, prevalendo un diffuso senso di paura verso "il diverso"[47].

Tale atteggiamento viene percepito appieno dai contagiati che sono costretti a vivere in una stretta clandestinità: le centinaia di migliaia di persone sieropositive in paesi come l'Italia di fatto non esistono. La difficoltà nel condividere con altri il proprio stato, i problemi che ne derivano, sono tra le cause di maggior sofferenza di chi è portatore del virus: tali problematiche si sono in un certo senso acuite con la cronicizzazione farmacologica della malattia, quando la scomparsa dei sintomi fisici ha messo in evidenza tutte le tematiche della malattia legate al normale vivere nella società[47].

Impatto economico

Variazioni speranza di vita in alcuni paesi africani più colpiti ██ Botswana ██ Zimbabwe ██ Kenya ██ South Africa ██ Uganda

L'AIDS colpisce duramente sia l'economia dei paesi che dei singoli cittadini[169]. Il prodotto interno lordo dei paesi più colpiti risulta ridotto anche a causa della mancanza di capitale umano[169][170]. Senza una corretta alimentazione e senza l'assistenza sanitaria e la medicina, un gran numero di pazienti possono morire a causa delle complicanze legate all'AIDS. I pazienti non solo non sono in grado di lavorare, ma richiedono importanti cure mediche. Si stima che nel 2007 vi siano stati 12 milioni di orfani dell'AIDS[169]. Molti di essi vengono accuditi dai nonni anziani[171].

Colpendo per lo più giovani adulti, l'AIDS riduce la popolazione imponibile. Ciò si traduce in una diminuzione delle risorse disponibili per la spesa pubblica come l'istruzione e i servizi sanitari, con conseguente aumento della pressione fiscale da parte dello Stato e il rallentamento della crescita economica[171].

A livello famigliare, l'AIDS comporta una perdita di reddito, ma anche un aumento della spesa per l'assistenza sanitaria. Uno studio effettuato in Costa d'Avorio ha mostrato che le famiglie con un paziente affetto da HIV/AIDS incorrano in una spesa medica del doppio rispetto alle altre famiglie. Queste spese supplementari influiscono negativamente sugli altri investimenti personali o familiari[172].

Religione e AIDS

Il tema della religione e dell'AIDS è diventato molto controverso negli ultimi venti anni, soprattutto perché alcune autorità religiose hanno pubblicamente dichiarato la loro opposizione all'uso del preservativo[173][174]. L'approccio religioso per prevenire la diffusione dell'AIDS, in base a una relazione di Matthew Hanley, sostiene che cambiamenti culturali siano necessari, tra cui una rinnovata enfasi sulla fedeltà nel matrimonio e l'astinenza sessuale al di fuori di esso[174].

Alcune organizzazioni religiose hanno affermato che la preghiera può curare l'HIV/AIDS. Nel 2011, la BBC ha riferito che alcune chiese di Londra sostenevano di essere in grado di curare l'AIDS con la sola preghiera e alcuni pazienti avevano riferito di aver smesso di prendere i loro farmaci, su consiglio diretto del loro pastore, causando così un aumento del numero di morti per la condizione[175]. La Synagogue, Church Of All Nations pubblicizza una "unzione acquosa" per promuovere la guarigione, anche se il gruppo nega di consigliare di interrompere l'assunzione di farmaci[175].

Ipotesi alternative sull'Aids

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi la voce Ipotesi alternative sull'AIDS.

Una piccola minoranza di autori ha messo in discussione, con argomentazioni che sono però state ripetutamente dimostrate essere prive di fondamento scientifico, biologico o clinico, la connessione tra HIV e AIDS, l'esistenza del virus, o la validità delle attuali metodologie diagnostiche.[176] Queste considerazioni hanno ricevuto forti smentite dalla comunità medica internazionale e dall'evidenza scientifica oggettiva.[177]

L'emergere di tali idee "negazioniste" ha portato quindi, da parte di oltre 5.000 tra medici e scienziati (tra cui 11 vincitori di Premio Nobel), alla sottoscrizione dell'importante documento noto come Dichiarazione di Durban, nel quale si afferma che il legame causale tra HIV e AIDS è "chiaramente definito, esaustivo e univoco".[178]

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